26.12.14

Anche questo è andato

Dai diciamolo, senza paura o timidezza, non succede nulla, in fondo lo pensiamo in molti: finalmente anche questo natale se ne è andato e per un anno stiamo tranquilli. Perchè è vero che il natale è un momento di festa in cui si stacca un po' la spina dai mille problemi quotidiani, un'occasione per ritrovarsi tra amici e parenti che non vedevi da tanto tempo... Ecco, appunto vogliamo parlare di queste figure? Sì, quelle persone che non vedi mai, non senti mai perchè non ti interessano e, con sentimento ricambiato, un po' ti stanno sulle scatole, ma che a natale inevitabilmente ti chiamano o ti vengono a trovare. Ma perchè devo passare del tempo con persone che non vedrò come minimo per un altro anno, persone alle quali non ho nulla da dire e nulla di quello che mi dicono mi interessa? Perchè devo stamparmi sul viso un finto sorriso di soddisfazione per un regalo che, essendo fatto da chi di me non sa nulla, risulta generalmente inutile se non addirittura fastidioso? Perchè è natale, mi dirai, e a natale siamo tutti più buoni, tolleranti e disponibili verso gli altri. Scusatemi, non vorrei apparire il mister Scrooge della situazione, ma una persona che mi è indifferente, quando non proprio antipatica, 364 giorni all'anno, lo è anche il trecentosessantacinquesimo. Sì lo so, anche se in realtà vorreste darmi ragione, state pensando che sono un orrendo cinico, uno a cui non piace il natale. Ma non è vero, a me piace il natale, mi piace un sacco fare l'albero, grande e con palline rigorosamente di vetro selezionate con cura negli anni. Adoro incontrare persone e stare in compagnia. Il punto è tutto qui, vorrei che il natale non fosse uno stanco rito sempre uguale, ma fosse per tutti l'occasione di stare più a lungo con le persone che, anche se distanti, compongono la nostra vita, quelle con le quali si condividono veramente passioni ed interessi tutto l'anno. Continuate pure a guardarmi storto, ma lo spirito del natale in fondo dovrebbe essere questo, mettere la sincerità al primo posto e lasciar cadere le formalità, spesso contornate da un leggero velo di falsità, della vita quotidiana.

20.12.14

Un silenzioso discorso

Una strana sensazione mi avvolge mentre a passo lento percorro un tranquillo sentiero nel bosco. Un sentiero che mi porta a sfiorare, uno dopo l'altro, alcuni forti della grande guerra. Li sento compagni immobili del mio camminare, testimoni di un orrendo passato che mi pare abbiano voglia, quasi bisogno, di raccontarmi la loro storia di terrore e morte. Sembra cerchino di fermarmi per farmi ascoltare quelle grida di dolore e paura di cui sono impregnati i loro muri, un farmi ascoltare per chiedere di non dimenticare. Perchè gli uomini che si sono uccisi in questi luoghi, forse senza neanche sapere il motivo, non vengano dimenticati, perché non si dimentichi la follia di quel massacro e di tutti quelli che, non avendo voluto imparare la lezione, sono venuti dopo. Mi fermo ed ascolto il loro silenzioso discorso con il quale mi avvolgono, mi sento indifeso vicino a queste fortezze che sembrano ancora in grado di reggere alle cannonate, mi sembra di sentire tutto il dolore di chi è passato qui molto prima di me. Resto immobile, in silenzio, quasi temessi di essere visto, ad aspettare che tramonti il sole. Con i miei pensieri riprendo  con passo lento il cammino, lungo un tranquillo sentiero dentro ad uno splendido bosco.

17.12.14

I colori del 2014

Il 2014 ormai è praticamente finito e come quasi sempre accade viene voglia di fermarsi un attimo, ad analizzare quest'anno com'è andato, a cercare qualcosa che lo abbia caratterizzato. Questo 2014 istintivamente mi viene voglia di associarlo a dei colori, colori che mi ricordano momenti di grande allegria e tranquillità. Chi mi conosce molto probabilmente sta già immaginando che questi colori siano quelli del mare e sicuramente non sbaglia, perchè il mare ed i suoi colori mi danno sempre grandissima gioia ed un senso di tranquillità che nient'altro riesce ad eguagliare. Quest'anno però lo associo ad altri colori, colori brillanti, allegri: il rosso e il giallo. Tranquilli, nulla che abbia a che fare con il calcio, attività per la quale continuo a non nutrire alcun interesse, no niente calcio, sono i colori della Spagna, della sua bandiera. Più volte negli anni passati ho avuto il piacere di girare per varie città della Spagna, Bilbao, Madrid, Valencia, Sevilla, Barcelona... ogni tappa una gioia. Ma quest'anno c'è stato qualcosa di più, quest'anno ho avuto la sensazione di viverla, di toccarla, di immergermi veramente nel suo interno. Questo senza andare in una grande città o in una delle mete classiche del turismo, bensì andando in un piccolo ma delizioso paese pieno di sole e, ovviamente, di mare. E' stato meraviglioso sentirsi non turista ma cittadino del luogo, ricevere sorrisi ed abbracci, essere parte di una quotidianità fatta di momenti sereni ma anche di fatica e preoccupazione. Si sono prese un posto nel mio cuore le belle persone che ho avuto la fortuna di conoscere e certamente ci resteranno per molto tempo, assieme a quelle che pur non essendo spagnole, o almeno non ancora del tutto, mi hanno aperto la porta verso questa splendida esperienza. Sì, il 2014 è stato rosso e giallo, spero che anche nel 2015 possano esserci almeno un po' questi colori.

14.12.14

Compiti per casa

Premetto che i miei rapporti con i banchi di scuola, e con ciò che ne consegue, sono finiti il secolo scorso, ma quanto ascoltato qualche sera fa devo dire mi ha lasciato un po' perplesso. In estrema sintesi quanto detto da una giornalista, e mamma, è che le otto ore settimanali di compiti per casa di suo figlio sono decisamente troppe. Lo erano non tanto perchè il figlio facesse già il tempo pieno, ma perchè le portavano un aumento di fatica e stress in quanto anche lei, nella veste di genitore, doveva cimentarsi quotidianamente con calcoli matematici, ricerche geografiche e analisi logiche varie. Lasciando pure da parte la considerazione che otto ore di compiti per casa significano poco più di un'ora al giorno, considerando vietato fare compiti la domenica, e che personalmente ne facevo sicuramente più di otto, ma non facevo tempo pieno e poi ho già detto che si tratta del secolo scorso, quello che proprio non capisco è perchè i compiti del ragazzo deve farli anche il genitore. Cioè i compiti sono parte del lavoro dello studente, sì certo mi ricordo che sono un palla e ogni ragazzo salterebbe nel fuoco pur di non sedersi a fare i compiti, ma non capisco proprio perchè debbano pesare sui genitori aumentandone addirittura lo stress. Il rapporto studente/compiti dovrebbe essere un prosieguo del rapporto studente/insegnante, sì ok gli insegnanti sono mediamente una palla e quasi nessun studente è interessato ad avere un rapporto con l'insegnante (almeno di tipo dialogico), quindi il compito dei genitori dovrebbe essere solo di tipo controllo/supervisione. Se faccio un tuffo nel mio passato ricordo che i problemi con la matematica, l'italiano e i circuiti a transistor me li dovevo sfangare da solo, nonostante i miei genitori fossero molto presenti ed attenti ai miei rapporti con la scuola e gli insegnanti. Pensando a quanto detto da questa giovane madre, che certo non è un caso isolato, e il suo stressato rapporto con i compiti per casa, mi viene spontaneo chiedermi se questo stare costantemente appiccicato al figlio, il farsi carico di quella che dovrebbe essere una sua fatica e responsabilità, non finisca per togliere qualcosa nel percorso di crescita e maturazione del ragazzo. Banalmente, il voler sempre togliere le castagne dal fuoco, non è una delle cause delle pesanti bruciature che molti ragazzi subiscono quando si trovano davanti ad ostacoli che devono affrontare obbligatoriamente da soli, essendoci arrivati però assolutamente impreparati? Non so, forse davvero le mie sono solamente elucubrazioni di uno del secolo scorso, quando l'ordine degli insegnati era: “per i compiti non fatevi aiutare dai genitori”. E di quando se arrivavi a scuola accompagnato dalla mamma venivi sbeffeggiato dai compagni per tutto il giorno.

30.11.14

Insopportabili...

… quelli che su ogni cosa sentono il dovere di dire qualcosa
… quelli che sanno sempre come si dovrebbe fare ma non lo fanno mai
… quelli che scendono in campo senza sapere le regole del gioco
… quelli che "Tutti ladri!", gli altri
… quelli che si sentono migliori perchè non si occupano di politica
… quelli che "noi siamo la società civile!"
… quelli che hanno preso il web per la nuova bibbia
… quelli che leggono sempre tra le righe
… quelli che sono proiettati verso il domani senza sapere nulla di ieri
… quelli che le radice cristiane, ma gli immigrati fuori dalle balle
… quelli che "a me non la si fa!"
 
Non li sopporto!

29.11.14

Così fan tutti

Grande  scalpore e titoloni sui media per la nomina del "direttorio" da parte di Beppe Grillo. Ma  cosa ha fatto di così particolare o innovativo da meritare tutto questo clamore? In fondo si è limitato a nominare una segreteria con tanto di ratifica attraverso il voto degli iscritti. Ha semplicemente fatto quello che da sempre vediamo fare nella politica nazionale, quello che fa un partito qualunque.

25.11.14

Samantha è l'Europa

C'è in questi giorni una diffusa attenzione a quanto avviene dalle parti delle luna, ed anche più in la,  ma è un'attenzione come sempre superficiale, dettata più dal bisogno di non sentirsi fuori dall'evento che dalla voglia capire e ragionare. Della missione di  Samantha Cristoforetti si parla fondamentalmente in chiave "italiana",  viene enfatizzato al massimo ogni aspetto nazionale in una specie di celebrazione di una autarchica via allo spazio. Marginalizzato il fatto che il Capitano Cristoforetti sia sulla ISS perchè astronauta dell'agenzia spaziale europea, pare che la parola Europa debba essere usata con parsimonia, sia mai che a qualcuno venga il sospetto che l'Europa in fondo potrebbe non essere solo quella cosa orribile che si va raccontando, ma anche, anzi soprattutto, un qualcosa su cui investire in prospettiva di un futuro vincente. Eppure sarebbe facile descrivere Samantha Cristoforetti come un perfetto esempio positivo di cosa voglia dire essere europei: diplomata a Trento, laureata a Monaco con parte degli studi a Tolosa, vive a Colonia e lavora per un ente il cui quartier generale è a Parigi. Ma no, quello che conta è ingrassare l'amor patrio (per capirci: quello che sfoderiamo quando gioca la nazionale di calcio), e allora via a raccontare dell'italiana Cristoforetti che è la prima astronauta italiana (repetita iuvant), orgoglio dell'Italia tutta e bla...bla...bla....
Poi però vai sul suo profilo twitter, leggi come lei si definisce e ti rallegri: Samantha Cristoforetti, European of Italian nationality.

12.11.14

L'annientamento delle istituzioni

Il costante decadimento del dibattito politico, la banalizzazione di ogni tema che riguarda la vita delle istituzioni e le sue regole, sta assumendo toni sempre più gravi e pericolosi. L'ultimo esempio è il dibattito attorno al possibile sostituto, o sostituta, di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica. Il toto nomine e i sondaggi che tutti i media si prodigano a divulgare spesso con lo stucchevole scopo di dimostrarsi attenti al volere della società civile, qualunque cosa questo significhi, sembrano dimenticare la fondamentale importanza della nomina nel panorama istituzionale, e la difficoltà che tale carica comporta. Spuntano i nomi più disparati per i quali spesso è difficile trovare quelle caratteristiche fondamentali che deve avere la più alta carica dello Stato, si arriva a dare spazio alle dichiarazione di chi vorrebbe un Presidente quarantenne senza neanche sottolineare la “bestialità” di una tale dichiarazione, dato che la costituzione impone come età minima i cinquant'anni.  Resta ai margini il fatto che si sta parlando di chi deve rappresentare l'unità del paese, e quindi possedere la capacità di estraniarsi dalla “lotta” di parte, o il fatto che  la costituzione assegna non solo poteri di rappresentanza, ma anche poteri concreti i quali per essere esercitati richiedono esperienza, capacità di mediazione e senso dello Stato, come la presidenza del CSM, il comando delle forze armate e la nomina del Presidente del Consiglio. Sì, perchè nonostante quello che molti vanno impunemente blaterando, il Presidente del Consiglio non viene eletto ma nominato. Il tema sembra trasformarsi in un gioco da fare nel tempo libero, in un dibattito che assomiglia a quello per la nomina del rappresentante di classe, una questione tutta locale, dove il fattore autorevolezza e capacità di relazionarsi con il resto del mondo è di fatto espunto. Questo agire si inserisce perfettamente nel continuo processo di delegittimazione delle istituzioni portato avanti attraverso un costante lavoro di “non conoscenza” con il quale si ottiene di farle apparire come un qualcosa di inutile quando non dannose. E' un percorso estremamente pericoloso quello che in troppi, disinvoltamente, percorrono, perchè il cavalcare lo scontento, il banalizzare tutto  dando spazio a ciò che dovrebbe rimanere relegato nei bar, il solleticare le “pance” invece di stimolare le menti, può certamente portare ad un aumento delle tirature o a facili gradimenti popolari, ma inevitabilmente conduce alla distruzione del senso dello Stato, della democrazia e più in generale della comunità. Sarà bene si cominci a fare attenzione, perchè a distruggere le istituzioni repubblicane ci vuole molto poco, assai complicato invece è ricostruirle e per farlo spesso si paga un prezzo di sangue.

10.11.14

Giusto peso alle dichiarazioni

Non trovo nulla di cui stupirsi davanti alle affermazioni di un prelato, più o meno alto, che adducendo motivazioni relative alla sua fede si dichiari contrario, se non inorridito, difronte a leggi che autorizzano  l'aborto, l'eutanasia, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la fecondazione assistita, il divorzio ecc. ecc. Ciò di cui ci si deve stupire, anzi indignare, è che uno Stato laico per definizione costituzionale, di tali affermazioni ne faccia terreno di discussione e condizionamento per le proprie decisioni sulla regolamentazione della cosa pubblica, anziché considerarle semplicemente per quello che sono: indicazioni comportamentali per gli adepti di quella determinata fede.

15.10.14

Guardare, anzi vedere

Perchè guardare e vedere non sono la stessa cosa, quante volte guardiamo ciò che ci circonda in modo frettoloso o abitudinario senza riuscire a vedere la bellezza di quello che abbiamo davanti. Viviamo in un paese talmente pieno di bellezze che troppo spesso le diamo per scontate: piazze, monumenti, palazzi ci sembrano normale arredamento della nostra frettolosa quotidianità. Perfino Venezia, nonostante la sua mondiale unicità, finisce per apparire come qualcosa di scontato, quasi banale, a chi ha la fortuna di viverla giorno dopo giorno. Ci sono voluti gli occhi di chi la vede per la prima volta, gli occhi che vedendo piazza San Marco si riempiono di lacrime di meraviglia, per farmi riassaporare tutta la magica bellezza di questa città. Grazie a te, amica mia, per riavermi fatto vedere.

18.9.14

La stoltezza del possesso

La stolta e devastante convinzione del possesso ha creato dolore e distruzione durante tutta la millenaria storia dell'umanità. Si sono fatte guerre terribile per rivendicare il possesso di un pezzo di terra, si è ucciso senza scrupolo perchè si riteneva o si pretendeva di possedere una persona. Ancora oggi si continua a farneticare sul possesso di cose che nessuno può possedere: non si possiede una persona, non si possiede la terra. Al massimo la si può condividere, la si può far crescere e prosperare, la si può amare, ricordando però sempre che non la si possiede, perchè la bramosia di possesso inaridisce e distrugge le cose.

13.9.14

Tutta questione di assetto

Se non lo trovi non c'è nulla da fare tutto si complica, fai un sacco di fatica in più, perdi autonomia, sprechi energie, non riesci a vedere il bello in ciò che ti sta attorno, non ti diverti e vai in affanno. Perchè è tutta questione di assetto, bisogna lavorare per trovarlo, migliorarlo e mantenerlo, e non solo sott'acqua.

6.9.14

Le battaglie da combattere

Per gli appassionati questo è un bel periodo per godersi volley di alto livello. World league maschile e world grand prix femminile nei mesi scorsi, mondiale maschile in corso in questi giorni e prossimamente mondiale femminile che si disputerà in Italia. C'è di che divertirsi ad ammirare le prodezze atletiche di un sport che fa della correttezza una delle principali caratteristiche, è ben noto infatti come ogni partita si concluda con una cavalleresca stretta di mano sotto rete tra i giocatori, o come anche l'esultanza per un punto realizzato deve avvenire rivolgendosi ai compagni di squadra e non contro l'avversario. In questa serie di incontri mondiali c'è una squadra che merita particolare attenzione, certamente per il gioco ma ancor di più per i proprio tifosi, anzi tifose. La nazionale maschile dell'Iran sta facendo vedere un gran bel gioco con il quale riesce a mettere in crisi team assai più blasonati, ma sono le loro tifose ad essere il settimo uomo in campo. Non si stancano mai di incitare i giocatori e manifestare l'orgoglio per loro e il proprio paese, non mancano di dipingersi sul viso o sui capelli i colori della bandiera iraniana che contemporaneamente sventolano con allegria, sfoggiando meravigliosi sorrisi sotto profondissimi occhi scuri. Insomma manifestano tutta la loro gioia di vivere, esattamente la stessa che si può leggere anche nelle tifose delle altre squadre, ma c'è una cosa che purtroppo si legge solo dalle tifose iraniane, è un cartello che portano in giro per i palazzetti del mondo dove possono entrare: “Lasciateci entrare nei nostri palasport”. Sì, perchè alle donne iraniane nel loro paese è vietato entrare nei palazzetti per sostenere la propria squadra. Guardando queste ragazze che si fanno inquadrare dalle telecamere per essere viste in tutto il mondo, compreso il loro paese, in modo da sfidare un potere che le vuole emarginate e sottomesse, non si può fare a meno di pensare che sono questi gli “eserciti” che andrebbero sostenuti ed aiutati internazionalmente. Perchè sono questi sorrisi e queste parole, non le bombe, i mezzi con cui si può cambiare un paese e rendere più libere le persone. Tempo fa qualcuno parlava di “armi di attrazione di massa”, ecco, si forniscano strumenti, tecnologie, sostegno mediatico per permettere a ragazze coraggiose come quelle che in questi giorni si vedono nei palasport europei di esprimersi e farsi conoscere, affinchè possa crescere l'esercito delle idee e della parola. Perchè il futuro si costruisce espandendo la gioia di vivere e non la morte.

26.8.14

Laicità unica scelta

Ancora una volta la storia del mondo deve riempirsi di pagine con guerre promosse, giustificate e mascherate da motivi religiosi. Sono guerre diffuse che di giorno in giorno si espandono a nuovi territori e si fanno sempre più cruente, guerre a due passi da casa nostra, anzi in casa nostra, perchè sarebbe utile cominciare a considerare realmente come casa nostra, casa di tutti, anche i territori fuori dai confini politici. I massacri, l'annientamento delle libertà personali, le limitazioni alla conoscenza perpetrate in nome di un dio (il minuscolo non è casuale), devono farci fare uno sforzo per capire e trovare il modo di evitare che si espanda questo fanatismo religioso, per impedire che la religione diventi la discriminante nei rapporti sociali. Il modo ovviamente non può essere quello che prevede solo l'uso delle armi, perchè abbiamo visto mille volte come questo non funzioni. La via maestra per mettersi al riparo è quella di attivare gli “anticorpi” che già esistono nella nostra società ma che devono essere rinforzati, questi anticorpi vanno sotto il nome di laicità dello Stato. Porre i principi di uno Stato laico come base della vita di relazione tra i cittadini, distinguendo chiaramente la sfera pubblica, in cui tutti hanno uguali diritti e doveri indipendentemente dal proprio rispettabilissimo credo, da quella religiosa, affermando che questa non può in alcun modo condizionare le scelte dello Stato o limitare l'agire degli altri. Questo deve valere per qualsiasi confessione indipendentemente dalle abitudini più o meno consolidate negli anni o nei secoli, perchè in una società in rapido cambiamento come quella dei giorni nostri non esiste alcuna certezza che quanto oggi appare pensiero prevalente lo sia anche tra cinque o dieci anni. Il fatto che oggi, tanto per essere chiari, il nostro sia un paese a maggioranza cattolica non significa affatto che continui ad esserlo anche in un domani. Un domani non necessariamente lontano. Non c'è altra via alla convivenza pacifica che quella di far diventare la laicità la base delle scelte dello Stato, agire cioè in modo da far crescere la consapevolezza, per chi vive in questo paese o lo attraversa temporaneamente, che sopra a tutto sta l'individuo, la sua libertà ed uguaglianza.

17.8.14

Per un pugno di click

Sono figure di un tempo lontano, raccontati in mille film, li chiamavamo cowboy anche se non lo erano perchè nulla avevano a che fare con le mandrie, erano in realtà dei pistoleri pronti a tutto per un pugno di dollari, erano gangster, anzi banditi, armati di colt e winchester. Ai giorni nostri c'è una nuova e sempre più numerosa razza di banditi, non fanno scorribande a cavallo nelle praterie del far west ma in quelle dei social media armati di tastiera, e sono disposti a tutto per un pugno di click. Sono loschi individui che si muovono nei mezzi d'informazione, ma che con l'informazione non hanno nulla a che fare. A loro infatti non interessa fare informazione, essere i primi e i più esaurienti fornitori di notizie, a loro interessa solo “sparare” titoli sul web per acchiappare il maggior numero possibile di click. Ecco allora che il titolo deve essere poco chiaro e lasciare un dubbio, spingere l'utente del social a selezionare il link convinto sia una notizia importante anche quando è una stupidaggine senza alcun valore. La foto a corredo non importa sia pertinente all'evento, può benissimo non riguardare minimamente l'articolo, l'importante è che sia attrattiva, meglio se con un po' di “carne” e/o sangue. Irrilevanti forma, stile, grammatica, basta buttare qualche riga giusto perchè la pagina non sia vuota, tanto quello che conta è che la pagina sia aperta. Questi nuovi banditi sono più pericolosi e peggiori di quelli di un tempo, i quali almeno rischiavano la propria pelle. I nostri non rischiano nulla e nascosti dietro ad un monitor usano i media come fossero un video game per adolescenti dove alla fine importa solo raggiungere il punteggio più alto, convinti che, come nei videogame, basta resettare per incominciare una nuova partita. Poco importa a lor signori, anzi a questi banditi, se le loro scorribande lasciano sul terreno qualche morto vero di cui uno dal nome Informazione.

11.8.14

Credenze

Il ministro degli interni Angelino Alfano crede che gli italiani siano stanchi di essere insolentiti e disturbati sulle spiagge da orde di vu cumprà, e vogliono tolleranza zero. Io credo che gli stanchi italiani siano i principali acquirenti delle orde di vu cumprà.

30.7.14

Un tweet non si nega a nessuno


Sono stati numerosissimi ieri su twitter quelli che hanno voluto esprimere vicinanza ed affetto a Marco Pannella, moltissimi tweet hanno fatto da cornice alla foto che ritraeva lo storico leader Radicale mentre mangiava un voluminoso piatto di spaghetti dopo la prima seduta di radioterapia. Sì, radioterapia, perchè Marco ha un tumore. Permettetemi di non gioire più di tanto di questi messaggi di vicinanza, permettete ad uno che bazzica questa banda di lucidi folli da oltre trent'anni e che ha sempre condiviso e criticato a seconda di quello che dettava la propria coscienza, di vedere in molti di questi messaggini nulla di più di un gesto rituale e abitudinario che si compie nei confronti di chi potrebbe non esserci più a breve. Un gesto facile da fare che non costa alcuna fatica e non comporta alcun impegno, in fondo per un tweet basta un attimo, non ci si deve neanche sforzare per trovare le parole, tanto sono poche le battute consentite, e ci si mette la coscienza a posto. “Forza Marco”, “Ti sono vicino”, “Non mollare, abbiamo bisogno del tuo impegno”, “Vincerai anche questa, testardo di un abruzzese”, che ci vuole, si fa meno fatica che a scrivere un vero coccodrillo. Sia chiaro, tra i molti che hanno scritto o condiviso la foto ci sono persone realmente preoccupate e vicine a Marco (scusate se lo chiamo solo per nome ma ho sempre fatto così), ma ce ne sono molte che non hanno mai fatto nulla, anche potendo, per dimostrargli reale vicinanza, per aiutare il suo pensiero ad essere conosciuto e quindi giudicabile. Che poi per quel bestione pieno di difetti che è Marco, è la cosa che conta di più nella vita. Io non ho nulla da dire a Marco, so quanto dura può essere la radioterapia e quanto possa buttare giù, ma so anche che lui affronterà questa cosa come sempre ha fatto, guardandola dritta in faccia. Una cosa invece vorrei riuscire a farla arrivare a quanti hanno scritto più per dovere che convinzione: Emma Bonino ai tanti che le manifestavano affetto una volta disse “amatemi di meno e votatemi di più”, ecco ora mi permetto di dire per Marco “tweettatemi di meno e conoscete e fate conoscere di più le idee e le proposte mie e dei Radicali”.

19.7.14

Un mistero nell'estate cittadina

Una città dove case palazzi e palazzoni non di rado sono così vicini da apparire come un tutt'uno. In piccoli spazi tra un fabbricato è l'altro, che sembrano lasciati più per errore che volontà, a volte riescono a farsi largo minuscoli giardini in cui pochi fili d'erba riescono incredibilmente a sopravvivere. Ma un per me inspiegabile mistero, degno di Roberto Giacobbo e tutta la redazione di voyager, avvolge la vita di questi pochi fili d'erba cittadini: com'è possibile che nonostante l'estensione di questi manti erbosi sia minima, i loro proprietari devono, ogni sabato e/o domenica mattina d'estate, usare per ore il tagliaerba a motore?

18.7.14

Libertà di scelta fasulla

A sentire il vigore con cui recitano quello che sembra diventato un mantra, viene quasi voglia di unirsi al coro. Le preferenze sulla scheda elettorale come panacea della cattiva politica, lo strumento principe per consentire all'elettore di decidere chi deve essere eletto al Parlamento. Ancora una volta sparisce dai radar del ragionamento politico la memoria storica, le preferenze appaiono come una rivoluzionaria novità da conquistare per il bene del paese e dei suoi cittadini. Le preferenze sono state presenti per decenni sulle schede elettorali di questo paese, sono state il punto più alto (sarebbe meglio dire il più basso) e feroce dello scontro politico nelle campagne elettorali, ma sono state, soprattutto, il più formidabile strumento di corruzione, manipolazione e controllo dell'elettorato. Un potentissimo mezzo per imporre l'elezione di figure, non di rado losche, decise in posti assai lontani dalle cabine elettorali. Un metodo di elezione che ha portato alla continua crescita i costi delle campagne elettorali, agevolando così il candidato che disponeva, lecitamente o meno, di grosse somme e relegando ai margini chi invece non poteva contare su grandi mezzi economici.  Sembra che pochi vogliano ricordare quanto diffuso fosse, soprattutto in certe zone del paese, il controllo del voto, così diffuso e persuasivo che ben prima della comparsa degli exit poll, e soprattutto con maggiore precisione, c'era chi poteva dire i risultati appena chiuse le urne. Se in tempi passati questo “pilotaggio” riusciva ad essere così capillare, non ci vuole molto ad immaginare come potrebbe essere oggi con tutto quello che offre la tecnologia per verificare come il “libero” elettore si è espresso. Dietro questa voglia di ritorno ad un sistema del passato che ben poco di buono ha lasciato in questo paese, mi pare di scorgere la voglia di cavalcare un argomento di facile presa, un cercare nuovamente di seguire le “pance” piuttosto che fare la fatica di tracciare una strada nuova. Forse la vera questione su cui varrebbe la pena spendere energie non è il poter scegliere un nome, ma poter conoscere realmente i candidati, le persone, per poter votare con consapevolezza. Se proprio si deve recuperare qualcosa dal passato che sia l'enaudiano “conoscere per deliberare”.

13.6.14

Referendum for dummies

Il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato ieri una legge per indire un referendum palesemente incostituzionale, che gli stessi uffici legislativi della regione hanno già dichiarato inammissibile, che non avendo copertura finanziaria si affida al buon cuore dei cittadini i quali dovrebbero sborsare i 14 milioni di euro necessari per organizzare la consultazione con cui rendere il Veneto niente meno che una "Repubblica indipendente e sovrana". In sintesi: un capolavoro di menti sopraffine.

5.6.14

L'avevo detto, io...


Nulla può scalfire una granitica certezza basata sull'assoluta ignoranza dei fatti. Non un dubbio, un tentennamento, non un cedimento alla conoscenza o alla semplice curiosità. Il paese è questo, una gigantesca schiera di "io lo sapevo e l'avevo sempre detto", sembra di sentire le interpretazione delle profezie di Nostradamus, quelle che avvengono sempre dopo, ad evento accaduto, perchè in realtà prima nessuno ci capisce un beneamato...tubo. Ora la bufera è su Venezia ma questo è un fatto marginale, perchè il comportamento è lo stesso immutabile ormai da anni, anzi cambia, ma in peggio perchè si acuisce lo strazio che viene fatto delle leggi, quelle che tutti invocano, ma a cui quasi nessuno dedica un briciolo di attenzione. Del resto si sa, quelli che devono rispettare le leggi alla lettera sono gli altri, i ladri e i disonesti sono loro, io sono, a prescindere (direbbe Totò), un fedele servitore delle leggi e della costituzione che è la più bella del mondo. Però su questa storia della costituzione più bella del mondo qualcosa non mi torna, perchè, se è così bella, com'è che a seconda delle circostanze se ne dimenticano dei pezzi, com'è che qualche articolo lo si schifa a tal punto da saltarlo a piè pari, ad esempio l'art. 27 secondo comma "L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva". Non so, sarà che ne ho vista troppa di gente massacrata da un sistema giudiziario a volte sciatto, quando non condizionato da fini diversi da quello dell'amministrazione della giustizia (sarebbe meglio dire delle leggi che la giustizia è altra cosa), ma io davanti alle manette mi ritrovo assalito dai dubbi. E' una gran bella cosa il dubbio, ti accende la voglia di sapere per capire e poter così cancellarlo, il dubbio. O fartene nascere altri. Certo è molto più faticoso dell'affidarsi alla certezza istantanea del: "se lo hanno messo dentro qualcosa avrà certamente fatto". Non so, sarò un garantista fuori tempo ma continuo a credere che l'onere della prova spetti all'accusa e che fino a prova contraria si è innocenti, pertanto io aspetto in silenzio che chi sa parli, e che magari chi non sa almeno per un po' taccia.



21.5.14

Non mi ci ritrovo

Lo ammetto, sono spaesato, mi sento un pesce fuor d'acqua. Non mi ci ritrovo in questa politica fatta di grevi insulti personali, di avversari indicati come nemici da annientare, dove chi urla di più vince. Mi demoralizza una politica in cui la fa da padrona l'improvvisazione e il corto respiro, senza memoria, dove la sciatteria sembra una qualità,  dove studio, documentazione e perseveranza sembrano cose superflue. Una politica che invece di progettare il futuro sguazza compiaciuta solo nel qui ed ora, che al cervello preferisce la pancia. Sono disorientato da costruzioni tanto veloci nell'essere assemblate quanto nell'essere smontate, dai guru da bar sport, da uomini e donne buoni per ogni tempo che non sentono mai di essere fuori tempo, da personaggi sempre pronti con il "tu non hai capito" e mai con il "io non mi sono spiegato", da chi afferma senza curarsi di convincere. Sì mi sento perso in questa realtà che relega nell'oscurità la politica fatta di cuore, un sorriso sincero, un abbraccio e una lacrima commossa.

6.5.14

Solita commedia

Un susseguirsi di frasi già sentite, di promesse già fatte, di definitivi “mai più” già detti. Nonostante sia uno spettacolo trito e ritrito riesce ogni volta a monopolizzare l'attenzione per giorni, fino a quando non viene accantonato in attesa di essere ritirato fuori come fosse cosa nuova mai vista. Oggi va in scena per la guerriglia allo stadio, ieri per il pestaggio di un fermato dalle forze dell'ordine, domani per lo scandalo con relativa la truffa ai danni dello stato o per il sopruso di una qualche minoranza etnica o politica. Il soggetto in realtà è ininfluente, la rappresentazione e le sue battute vanno bene su tutto, con poca fatica si ottiene audience e consensi. L'intenzione di dire veramente basta non c'è perchè a troppi conviene mantenere questa situazione che, da un lato garantisce una sicura e ricca fonte di facili editoriali semplicemente dando visibilità, e quindi forza, alla logica banale della contrapposizione “con noi o contro di noi”, dall'altro cloroformizzando il paese con una infinita ripetizione di fasulle, quanto categoriche, prese di posizione lo si rende più manipolabile. Che in fondo è quello che realmente interessa. Che attendersi quindi? Nulla, ovviamente, ad esclusione del prossimo Genny 'a carogna con cui poter riversare l'ennesima valanga di parole scontate, piene di stupore ed indignazione. Come esige lo spettacolo.

26.4.14

canonizzazione vaticana


Sento annunciare migliaia di persone in movimento verso il Vaticano per le canonizzazioni. Fraintendo, e mi vengono alla mente immagini gloriose da anticlericale ottocentesco.

21.4.14

Rito catartico

Il paese è esattamente questo, fatto da una moltitudine, in costante espansione, di persone con in tasca la risposta ai problemi del mondo, che dissertano con granita certezza di ogni tema, dai viaggi interstellari alla formazione della nazionale di calcio. E' il paese di quelli che con vigore filosofeggiano sulle colonne dei social network e non si lasciano sfuggire occasione per stigmatizzare la pochezza del pensiero altrui, che senza timore ed esitazione censurano il potente di turno per i propri vizi, che additano con sdegno ogni altrui scorrettezza, che denuncia, prove incontrovertibili alla mano, il potere affamatore. E' il paese dei tanti, meravigliosi esseri che illuminati dalla loro saggezza e visione globale sanno perfettamente cosa si dovrebbe fare per raddrizzare il futuro di questo paese e non si trattengono certo dall'esporre, con urla ed imprecazioni, le loro certezze. E' il paese delle migliaia che dopo questo costante impegno civile sentono di doversi prendere un meritato riposo dalle fatiche intellettuali ritrovandosi, per consolidare le certezze, nell'irrinunciabile rito catartico del millennio: passare ore in coda spintonandosi l'un con l'altro, come se non ci fosse un domani, per l'apertura dell'ennesimo sempre uguale centro commerciale.

5.4.14

Il futuro non sta nel passato

Non è un tanko artigianale, qualche schioppo acquistato in Albania, presunti terroristi ultrasettantenni, più o meno dotti proclami rivoluzionari, a dover preoccupare. La vera drammaticità sta nel dilagare a tutti i livelli della società di visioni miopi, nell'incapacità di guardare oltre il proprio naso, di superare i confini del proprio giardino, nell'idea che si possa costruire il futuro ricreando il passato. La convinzione che la soluzione di tutti i mali stia nel chiudersi a riccio nel proprio microcosmo, più che anacronistica è terribilmente pericolosa, perchè destinata ad infrangersi in modo drammatico con un futuro fatto inevitabilmente di macro realtà, un futuro fatto di intrecci umani e culturali che si muoveranno su scala globale. La più grande colpa di questa classe politica è proprio quella di non essere in grado o volere, che è anche peggio, guardare lontano per immaginare e progettare una società che sappia inserirsi da protagonista nella realtà del mondo di domani, una realtà che a volerla guardare già si sta delineando in modo chiaro. Il passato, la storia e la cultura di ieri sono beni preziosi da preservare, conoscere e tramandare, ma non sono però gli attrezzi per il domani. Leonardo non si guardava alle spalle, progettava meravigliose macchine mai viste prima con le quali conquistare il futuro.

21.3.14

Il referendum veneto di Zoro

In un paese di costituzionalisti, esperti di sistemi elettorali, economisti, genetisti, allenatori di calcio, oltre che naturalmente di santi, poeti e navigatori, rigorosamente da poltrona, mancavano giusto gli specialisti in convocazione e tenuta di consultazioni referendarie. Allora ecco una utile videoguida per far parte di questa nuova elite della meravigliosa società civile.

3.3.14

Un film di grande bellezza

C'è innegabilmente di che essere felici per la conquista dell'Oscar da parte di Paolo Sorrentino per il bellissimo “La grande bellezza”. Altrettanto innegabilmente ci sarebbe da intristirsi e riflettere per la, reale e indiscutibile, fotografia presentata al mondo della stato di degrado della società di questo paese.

24.2.14

Terroristi per favore no...

Quando giorni addietro l'allora Ministro degli esteri Bonino definì inaccettabile l'accusa di terrorismo per i marò, in quanto questo avrebbe significato qualificare come terrorista l'Italia intera, praticamente tutti hanno concordato. Risultava, cioè, condiviso il ritenere inaccettabile una qualifica di terrorista assegnata al nostro paese, ad un paese, si è ricordato, prossimo al semestre di presidenza europea, un paese facente parte della nato, impegnato in numerose missioni internazionali di pace, e via discorrendo di ottime argomentazioni, sui media quanto nel quotidiano dibattere, che rendevano intollerabile per tutti l'accostamento del nostro paese a qualsiasi forma di terrorismo. Nessuna indignazione suscita invece, in cittadini, media e classe politica, il fatto di essere considerati, anzi condannati, come paese torturatore, un paese cioè in cui è pratica diffusa e ripetuta la tortura ai danni dei propri cittadini e non solo. Sì, perchè le sentenze di condanna rivolte all'Italia dalla corte europea dei diritti dell'uomo, dato che avvengono per la violazione dell'articolo 3 della convenzione europea dei diritti dell'uomo che dice "Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti", questo affermano: che l'Italia è un paese di torturatori. Ma evidentemente questo per gli italiani è cosa per la quale non vale la pena indignarsi.

20.2.14

Bellezza

Togliamo il rumore di sottofondo, che in realtà sovrasta ogni cosa, ogni
momento. Smorziamo le luci, talmente forti da impedirci la visione.
Cerchiamo gli occhi dell'altro, il suo sguardo, ascoltiamo la sua voce.
Riscopriremo la bellezza che non sapiamo più vedere, che abbiamo a
portata di mano e che attende solo che noi si torni a saperne gioire.

8.2.14

Staffette e defenestrazioni

Non piace a Matteo Renzi, ed ai suoi, il paragone che viene fatto della possibile "staffetta" con Enrico Letta, con la "defenestrazione" che subì Romano Prodi ad opera di Massimo D'Alema. "Il paragone non regge, la situazione è completamente diversa. Prodi era stato eletto dal popolo, Letta è stato nominato da Napolitano". No caro Matteo, la tua salita alla presidenza sarebbe assolutamente identica nei modi a quella di D'Alema. Prodi come Letta, e come tutti i predecessori, era stato nominato da Napolitano, perchè il Presidente del Consiglio in questo paese non lo eleggono i cittadini ma lo nomina il Presidente della Repubblica. Questo dice la Costituzione, queste sono le regole nel nostro paese. Non sarebbe male che chi si propone di cambiare le regole prima di cominciare a sottolineare, cancellare, scrivere, conoscesse bene ciò che vuole modificare. Giusto per evitare pasticci, caro Mass...Matteo.

4.2.14

Allergie

"Questa proposta è vergognosa", "Soldi buttati", "Siamo pronti alle barricate", "Ci piazzeremo giorno e notte davanti al cantiere, dovranno portarci via con la forza".
Non c'è nulla fare sono proprio allergici, quando sentono parlare di musei, arte e cultura non ce la fanno, a quelli della Lega vengono le bolle. Unico antidoto una bella sagra della polenta taragna.

2.2.14

Coincidenze

Sicuramente è vero che non si deve generalizzare o fare di tutta l'erba un fascio, ed anche vero che ciascuno è responsabile in proprio delle sue parole ed azioni. E' anche vero però che il costante ripetersi di comportamenti deprecabili di un certo tipo all'interno di un gruppo, senza che questi vengano fermati, qualifica quel gruppo come "omogeneo" a quel modo di agire e pensare. Quindi se può apparire fin troppo facile richiamare gli spettri del fascimo per definire i comportamenti di militanti e simpazzanti del movimento cinque stelle, e anche vero che una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze comiciano ad essere una prova.

27.1.14

TUTTI A CASA...

Io sto con Bisio.


Per vedere il video integrale clicca qui.

mai più




21.1.14

Latinorum

Ecco fatto, con grande velocità è stato sfornato anche italicum! Ma qual è la malattia a causa della quale in questo paese passiamo dall'uso di inutili, e spesso improbabili, termini anglofoni ad ancor più inutili termini latini? Perchè non si possono usare vocaboli della lingua corrente, chiari per tutti, lasciando perdere la ricerca frenetica di parole che suonino come più o meno ridicole storpiature? Non sarà che non possiamo fare a meno del latinorum perchè in fondo restiamo un paese di azzeccagarbugli?

15.1.14

Le citazioni al tempo della crisi

Si sa, quando c'è la crisi si cerca di risparmiare e si rinuncia un po' alla qualità per stare dentro al bilancio. Le spese si finisce per farle al discount e magari dal merlot si passa al tavernello e dalla fontina al fontal. Capita un po' con tutto di far scendere il livello qualitativo, capita perfino con i riferimenti culturali e le citazioni usate per provare a dare un qualche lustro ai propri discorsi. Se in tempo di benessere potevi sentire Senatori che alzandosi in piedi nel Senato della Repubblica temerariamente si avventuravano in citazioni di Marx, Spinoza, Kant, Beccaria, Machiavelli, Einaudi, oggi ci si deve accontentare di Bitonci che come riferimento culturale cita wikipedia, malamente. Ma forse questo non dipende dalla crisi...

13.1.14

Regali preziosi

"Dai diamanti non nasce niente". Questa è certamente una delle strofe più conosciute delle canzoni di De Andrè ma è anche una delle immagini più vere. Perchè non sono gli oggetti costosi a riempiere l'animo, a dare il senso della vita, sono invece i gesti e le parole le uniche cose che arrivano, per restarci, nel profondo del cuore. Alcune semplici parole possono scaldarti l'animo a farti sentire vivo come poche altre cose potrebbero fare. Parole inattese, non dovute e quindi sincere arrivano e si fissano dentro di te come quelle incise su una tavola di marmo da uno scalpello sapientemente usato. Fino a quando avrò la fortuna di incontrare sul mio cammino persone che scelgono di farmi questi doni realmente preziosi, saprò di essere vivo.

7.1.14

Gli si dia una zappa


Quando il titolo di un articolo, sia questo su carta o sul web, nulla ha a che vedere con il testo sottostante, o addirittura afferma l'opposto, non si può fare a meno di chiedersi come sia possibile e perchè accade una cosa del genere. Le risposte che ci si riesce a dare purtroppo sono una più sconsolante dell'altra, si va infatti dalla distrazione sciatta, alla squallida voglia di sensazionalismo per cercare miseramente di attirare qualche lettore in più. Nel mare dei telegenici e stimatissimi giornalisti quotidianamente impegnati a fustigare il mal costume, la mancanza di serietà e correttezza altrui, a censurare tizio o caio per le promesse non mantenute ed usate come specchietto per le allodole, appaiono sempre più come dei naufraghi volutamente lasciati andare alla deriva quanti cercano di usare con attenzione e serietà il delicato, ma potentissimo, strumento dell'informazione. Perchè l’informazione è di gran lunga l’arma più potente che ci sia in circolazione, un’arma che può far crescere rapidamente il livello della civiltà di un paese, ma ancor più rapidamente lo può far sprofondare. Andrebbe quindi maneggiato sempre con molta attenzione ed anche con un leggero e salutare velo di preoccupazione, si dovrebbe sempre tenere a mente che le parole restano. Come tutti gli ordini anche quello dei giornalisti è inutile se non addirittura dannoso, ma se proprio di questo non se ne può fare a meno, non sarebbe male se al suo interno qualcuno, trovando una briciola di dignità ed orgoglio professionale, decidesse di togliere a certi signori dalle mani una tastiera per sostituirla con una zappa. Sperando che almeno con quella non facciano danni.

5.1.14

Chiarezza è fatta


Le parole di Papa Francesco sui gay hanno reso chiaro a tutti quello che da molti era da tempo sostenuto. Le posizioni sulle coppie omosessuali dei vari Alfano, Giovanardi, Sacconi, Binetti & C. non sono dovute al desiderio di difendere il pensiero cattolico, ma dal fatto di essere incontrovertibilmente degli ignoranti.

4.1.14

Chiamatela Carmela

Ma qual è il problema? Veramente lo chiedo perché non riesco proprio a capire. Qual è l’orrore, il pericolo o il non so che, nel voler vivere assieme alla persona che si ama. Ogni volta che qualcuno prova più o meno timidamente ad aprire una discussione sul riconoscimento giuridico per le famiglie omosessuali, scattano le crisi di nervi e qualcuno va completamente fuori di testa cominciando a gridare e lanciare anatemi. "Salviamo la famiglia!" subito si comincia ad urlare e ad infilare in discorsi nei quali è abbastanza difficile trovare una logica. Ma chi la tocca la famiglia “tradizionale” (parlano di persone come della salvaguardia del formaggio di fossa), ma chi o cosa la attacca, la mina, la vuole disgregare. Tanto per essere chiari e fugare strani dubbi, a nessuno tra quanti chiedono di riconoscere le unioni omosessuali passa per la testa che questo comporti di annullare quelle eterosessuali. Invece non possono che essere definiti demenziali discorsi in cui una richiesta fatta per aumentare i diritti e le garanzie per le persone viene accusata di pericolo per la società. Discorsi fuori dal tempo e dallo sviluppo civile, per i quali basterebbe richiamare ad esempio il rapporto approvato a Strasburgo dove si dichiara che gli stati non devono dare ''definizioni restrittive di famiglia''. Ma vi spaventa proprio tanto, vi fa passare notti insonne o piene di incubi che venga definita famiglia anche quella composta da persone dello stesso sesso? Ecco, allora invece di chiamarla famiglia chiamatela Carmela, ma decidetevi ad accettare un fatto assolutamente normale: due persone che si amano devono avere sempre gli stessi diritti e doveri.