21.11.15

La via è indicata

Nella scelta di una cerimonia laica per l'ultimo saluto a Valeria Solesin, c'è nei suoi genitori una lucidità e saggezza che umanamente potrebbe venir meno in questo momento di massimo dolore. Sarebbe stato non solo facile, ma sopratutto comprensibile voler rispondere, a chi in nome di un'altra fede ha ucciso Valeria, accettando una delle numerose offerte, subito giunte, per una funzione officiata con tutti gli onori dai massimi vertici della curia veneziana. Invece i genitori di Valeria, dando ancora una volta prova di compostezza e di un livello di civiltà non comuni, hanno voluto dare una indicazione a tutti, non essere parte dal clamore che li vorrebbe inquadrati in una trama già scritta, dire, forse interpretando anche il pensiero di Valeria, che bisogna cercare punti di contatto tra le genti proprio quando sembra non essercene. Per questo la cerimonia sarà officiata con rito laico, aperta alle donne e agli uomini di ogni credo, per rendere possibile la vicinanza di tutti senza che nessuno debba rinunciare al proprio essere, al proprio modo di concepire la vita. Una società dove la laicità è un principio quotidianamente riaffermato è l'unica in cui possono convivere le diverse soggettività, senza che nessuna di queste possa pretendere posizioni privilegiate o dominanti. Non esistono scorciatoie per costruire una convivenza pacifica, aperta al dialogo ed alla tolleranza verso le differenze. I genitori di Valeria ci indicano la via, sta ora a noi scegliere di percorrerla e contribuire a mantenerla agibile.

16.11.15

La libertà di Valeria

Non conoscevo Valeria Solesin, le nostre vite non si sono incrociate, perchè la sua era già stata barbaramente portata via quando ho visto per la prima volta il suo volto, quando, come molti altri, ho usato quella ammasso di ciarpame che spesso sono i social network per far circolare la richiesta di sue informazioni. Valeria ho provato a conoscerla in queste ore leggendo di lei, sentendo le parole dei suoi amici. Era certamente una ragazza intelligente, con una gran voglia di vivere conoscendo e comprendendo gli altri e le dinamiche che li muovono. Non posso sapere realmente cosa pensasse, ma credo di non sbagliare nell'immaginare fosse un'amante della, anzi delle, libertà, perchè senza di esse non ci può essere conoscenza. Quelle libertà che in molti da subito hanno cominciato a dire, o ad urlare, devono essere ristrette, limitate. I più “eleganti” hanno posto la questione in termini interrogativi: cosa ne pensate se per aumentare la sicurezza si riducessero le libertà? Come reagireste se.... Quasi sempre dietro a questo atteggiamento si cela lo squallido calcolo elettorale di personaggi che vivono solo in funzione delle prossime elezioni, ma che sono totalmente incapaci di interrogarsi sul perchè e come nascono questi fenemoni, che nulla sanno del mondo in cui ciò è andato crescendo. Ma che soprattutto non hanno alcun interesse a cercare soluzioni reali, perchè queste richiedono studio e analisi e non ci si può limitare a sciatte ed inutili richieste di chiusura delle frontiere o espulsioni di massa. Non conoscevo Valeria, ripeto, ma penso che non avrebbe voluto vedere ridotte le sue libertà o quelle degli altri, perchè meno libertà significa, sempre, maggiore potere nelle mani di pochi, minore libertà significa meno possibilità di sapere e conoscere. Credo che Valeria amasse più di tutto la sua libertà, quella libertà per la quale ha pagato un prezzo altissimo, il più alto si possa pagare. Chi oggi nel suo nome invoca, o solo prospetta, meno libertà certamente le fa un enorme torto, la ferisce nuovamente, perchè oggi, domani e nei giorni a venire nel nome di Valeria ci si deve impegnare nella difesa ed espansione delle libertà di tutti. Solo così si onorerà la memoria di Valeria.

6.11.15

La normalità può attendere

Un viaggio, alcuni giorni per staccare dalla routine quotidiana e ritrovare te stesso facendo ciò che veramente ti piace. L'occasione di vedere luoghi e persone nuove o rincontrare chi ti è caro. Un viaggio, lo sai, che come gli altri avrà una fine e un ritorno a quella vita che rapidamente ti riassorbe, sfuma i ricordi e ti riporta nella normalità. Può capitare però che il viaggio riesca a rimanerti dentro, nel profondo, avvinghiato alla mente come se volesse impedire alla quotidianità di spegnere i tramonti che infuocano il cielo, di intorbidire le acque cristalline, di silenziare le fragorose risate tra amici. Ecco, il mio ultimo viaggio è così, non vuole farsi chiudere nell'armadio dei ricordi, vuole continuare a proiettare nei mie occhi le bellezze viste, a farmi sentire le gioie provate e il calore degli amici. Mi tira a se per rallentare quanto più possibile il ritorno alla normalità. Mi piace questo essere strattonato, e non ho intenzione di opporre resistenza.