25.2.15

Grazie Emma

Parlano e parlano per ore, l'oppositore di, e non al, regime si dilunga con ragionamenti nei quali è difficile trovare non solo un filo logico ma anche un briciolo di buon senso. Le chiamano trasmissione di approfondimento, ma l'unica cosa che approfondiscono, nel senso che spingono nel buio più profondo, è la voglia di starli ad ascoltare. Poi ad un ora che dovrebbe vederti già tra le braccia di Morfeo anzichè seduto davanti ad un televisore, appare una signora minuta, dall'aspetto sofferente ma con due occhi che sprizzano energia, la quale educatamente senza urlare, con parole pesate ti aiuta a capire le cose complesse che ti circondano e che fanno andare avanti, o indietro, il mondo. Il torpore dal quale fino a poco prima eri avvolto scompare, torni a pensare che politica non è grattare la pancia degli elettori ma comprendere e governare i fenomeni di oggi, ma soprattutto cercare di prevedere quelli di domani, capisci che dentro la frase “Uno slogan non basta, studiare è meglio” c'è tutto il perchè della pochezza della nostra classe dirigente, e non solo. Peccato che pochi, come spesso accade, avranno ascoltato questa signora, io però ancora una volta dico: Grazie Emma.

18.2.15

Così non se ne esce

Ebrei, cristiani, musulmani, ciascuno con decine di confessioni, riti e quant'altro si possa inventare per descrivere gruppi e ramificazioni varie. Distinzioni che si sovrappongono ad altre distinzioni creando una tela indistricabile. No, così non se ne uscirà mai, non si troverà il bandolo della matassa finchè insisteremo a descrivere il mondo su base religiosa o etnica. Torniamo a mettere al centro della nostra attenzione, delle nostre analisi solamente il termine persone, ragioniamo dei loro bisogni, delle loro aspirazioni, solo così si può rendere concreta la speranza di un mondo di pace.

Cambiamo maschera

Anche questo carnevale è andato, si ripone la maschera finta e si torna ad indossare quella vera. La maschera che portiamo tutti giorni, quella imposta dal ruolo, dalle consuetudini o, ed è la peggiore, dalla convenienza. Viviamo tutti, chi più chi, per fortuna sua, meno, fingendo e celando il vero io, siamo talmente abituati a farlo che spesso non sappiamo più quale sia la nostra vera identità, la nostra maschera diventa il nostro io. A carnevale puoi vedere donne occidentali travestite da orientali, un padano assumere i costumi di un moro, un borghese indossare gli abiti di un nobile, una bella indossare la maschera da strega, e tutti, così camuffati, sorridere assieme e divertirsi a divertire. Le altre maschere, quelle quotidiane, invece assai poco divertono, sono spesso maschere feroci indossate per mettere paura, dividere, emarginare, prevaricare. Il carnevale ogni anno è li a ricordarci quello che pur sapendo sembriamo condannati a dimenticare nel volgere di una notte: l'importanza di sorridere e far sorridere. E se provassimo a spezzare questo terribile incantesimo? Proviamo ad allungare i tempi delle maschere gioiose del carnevale ed accorciare, fino a farli scomparire, quelli delle maschere cupe della quotidianità. Chissà, forse potremmo scoprire che quella del carnevale non è una maschera ma il nostro vero volto.

10.2.15

Irrilevanti per scelta

Il mondo pare si stia nuovamente avvicinando alla soglia di un baratro nel quale aveva proclamato di non voler ricadere "mai più". Riecheggiano discorsi fatti da piccoli uomini che ancora una volta credono di poter ottenere risultati attraverso l'uso della forza, parole senza senso, piene solo di pericolosa negazione di quanto reso evidente da secoli costellati di inutile sofferenze e distruzioni. Viene da sorridere, se non fossimo davanti ad eventi tragici, a sentir dire con soddisfazione che l'Europa vive in pace da settant'anni; sì certo, basta non guardare un metro oltre il proprio confine. Del resto che l'Europa non sappia guardare oltre il proprio naso è cosa nota, e non certo perchè non possa ma perchè non vuole farlo. E' sufficiente scorrere le notizie su quanto accade subito dietro il confine a sud o ad est dell'Europa, per comprendere, volendo, come l'accozzaglia di staterelli che compongono l'unione europea siano governati, e popolati, da menti ottuse, così assorte nell'anacronistica difesa della propria "sovranità" da non riuscire a vedere il rischio di ritrovarsi sovrani di un mucchio di macerie. Mai come ora è evidente quanto sia necessario poter far parlare l'Europa con una sola voce, una voce potente, di una potenza data dal fatto di parlare a nome di 500 milioni di persone. Perchè questo sia possibile l'unica strada percorribile e quella di chiedere, ma soprattutto agire per realizzare, gli Stati Uniti D'Europa. Creare finalmente un governo politico con reali poteri di decisione che si ponga sopra gli stati nazionali, che lasci a questi poteri locali ma che su temi generali quali politica estera, difesa, economia sia soggetto prevalente. Non è più rinviabile aprire un dibattito non teorico sugli Stati Uniti D'Europa, far comprendere come solo un soggetto europeo fortemente legittimato può sedere al tavolo delle trattative far valere il proprio punto di vista. E invece no, si continua far finta che l'urgenza non sia questa dando spazio a personaggi che costruiscono carriere con anacronistiche teorie basate su parole d'ordine del tipo prima lo Stato o ancor meglio la Regione se non addirittura la Provincia. Si procede tutti in ordine sparso, ogni staterello bofonchia qualcosa più per affermare la propria esistenza che per trovare una soluzione. Così mentre decine di ministri irrilevanti proclamano, asseriscono, illustrano misure e contromisure a favore di telecamera, i morti si ammucchiano nell'ombra e le macerie aumentano. Siamo alla riproposizione del "dividi et impera" di antica memoria, con la novità però che questa volta il "dividi" non è un evento che si subisce ma che si promuove, si incoraggia in preda ad una follia di autoreferenzialità.

4.2.15

Imbriagon ti sarà ti!

Un'ondata di indignazione si è sollevata dopo le affermazioni di Oliviero Toscani sulla propensione dei veneti per l'alcol e il suo abuso. Già partite le prime denunce per ingiuria, diffamazione e danni morali, 5000 euro di risarcimento è quanto richiesto al noto fotografo. Naturalmente però non è una questione di soldi, bensì una battaglia per difendere la dignità veneta così gravemente colpita, infatti i querelanti pare abbiano già deciso di devolvere l'intero risarcimento in...ombre.

3.2.15

Occhi

Due sicuramente non bastano, ma anche quattro temo non siano sufficienti. Parlo degli occhi, e non tanto quelli per guardare, ma quelli per vedere. Anzi, per vedersi. E' sicuramente la cosa più difficile vedersi chiaramente, senza bluffare, per capirsi davvero. Per farlo sono indispensabili molti occhi, altri occhi diversi dai tuoi, ma anche qui non è facile perchè è necessario trovare quelli giusti, occhi sinceri non prevenuti che poi abbiano la forza di trasferire ciò che hanno visto alla bocca, per comunicartelo con parole sincere e schiette. Lo facciamo un po' tutti di ingannarci ed ingannare, crediamo che nascondere qualcosa "a fin di bene" sia spesso la cosa migliore, ma non è mai così, l'unica vero modo di volersi bene, e quindi poter voler bene agli altri, è quello di vedersi per quello che si è, imparare a vedersi fuori e dentro per scoprire ed accettare i difetti ma anche le qualità, che spesso sono più di quante sospettiamo. Chissà, magari la tecnologia in futuro inventerà qualcosa tipo dei google glass capaci di guardarci dentro e fare un report, ma credo che ancora per molto tempo dovremo continuare a cercare, e fidarci, degli occhi di uno, e più, veri amici.