26.9.13

E se provassimo?

E se provassimo per una settimana, una settimana solamente, a non riempire web tv e giornali con le vicende di Berlusconi? Se per soli sette giorni l'attenzione fosse focalizzata sulle questioni realmente determinanti per il futuro di questo paese e dei suoi cittadini. Se si scegliesse di non seguire lo strepitare di mille comari in stile baruffe chiozzotte (non se ne abbia a male Goldoni), preferendo, se pur a costo di maggior fatica, focalizzare lo scrivere e il parlare sulla necessità di approfondire, per aiutare a comprendere, i temi della cultura, del lavoro, dell'innovazione, della giustizia, dei rapporti sociali. Se si facesse questo potremmo credere di essere un paese migliore. Per una settimana, una settimana solamente.

24.9.13

Porta d'Europa

Non li vedi, non riesci nemmeno a capire dove stanno, l'isola è assolutamente tranquilla immersa nella sua bellezza fatta di un panorama che mescola la durezza della terra alla dolcezza di un mare cristallino. Sai che ci sono, ti aspetti di vederli ovunque condizionato come sei dalle cronache che ne danno un'immagine simile a quella di uno sciame di cavallette infestanti che al loro passaggio distruggono tutto. Alla fine, di sera, ne incroci alcuni, sono piccoli gruppi di tre quattro persone, uomini e donne. Anzi no, non uomini e donne perchè sono giovanissimi, ragazzi e ragazze che sfoggiano un sorriso bello come solo quello dei ragazzi può essere. Un sorriso che sa di speranza nel futuro, un sorriso in tutto identico a quello dei coetanei che gli passano affianco senza mostrare alcun fastidio. Allora non puoi non fermarti a guardarli e a pensare a quello che hanno passato questi ragazzi per rincorrere una speranza di vita migliore, alle carrette del mare sulle quali hanno trascorso giorni e notte ammassati gli uni sopra gli altri cercando solo di non morire. Pensi ai molti ragazzi che invece non ce l'hanno fatta e la cui vita è finita a pezzi proprio come e quelle carrette che ora giacciono a riva in attesa che il tempo le distrugga. Pensi a questo luogo sempre pronto ad accoglierli per il quale si fa troppo poco, a quella porta d'Europa aperta su una Europa sempre più chiusa a quei sorrisi.

12.9.13

Nessun rimpianto o quasi

Mi è tornata spesso in mente la frase della prof di lettere che all'itis diceva: "un giorno rimpiangerete la scuola". Oggi vedendo ragazzi uscire dalle scuole ci ho ripensato e, ancora una volta, mi sono detto che non rimpiango affatto i giorni della scuola. Certo, ricordo il tempo passato e le cose fatte, e quelle non fatte, in quel periodo, ricordo l'adorabile prof di lettere del biennio che mi fece amare i promessi sposi narrandoli come fosse a teatro anzichè in una grigia aula senza finestre, ricordo con simpatia il prof di tecnologia (più per il tipo che per la materia) e l'assistente di laboratorio, ricordo con molta meno simpatia il prof di elettrotecnica che invece della sua materia insegnava a giocare a scacchi, ricordo lo sguardo fulminante della prof di matematica vedendomi davanti al cancello partire per una manifestazione, ricordo i canestri "presi in prestito" dal campo esterno del Bruno (rivalità mai sopita con quelli del liceo...), ricordo l'occupazione del pastificio Santi (chissà se qualcun altro a Mestre la ricorda). Insomma molti ricordi importanti interni ed esterni al mondo della scuola, sicuramente una qualche forma di riconoscimento per la formazione ricevuta, ma rimpianti delle lunghe ore passate in classe, della rigidità e il senso di distacco spesso percepito tra studenti e alunni, della limitazioni di espressione, no, proprio no. Non so a questo punto esattamente cosa secondo la prof avremmo rimpianto, in un solo caso mi sentirei di poterle dare ragione: se si riferiva al fatto di essere giovani e con tutto il futuro davanti.

6.9.13

Un Politico

"Bisogna ascoltare i propri elettori ma poi si deve fare quello che si ritiene giusto per il proprio paese, anche a rischio di risultare impopolare. Questo è parte del mio lavoro". Più o meno letteralmente è questo ciò che ha detto oggi Obama, rendendo chiaro cosa significa essere un politico che si assume in pieno le proprie responsabilità, compresa quella di sbagliare. Chissà se i populisti, vecchi e nuovi, di casa nostra si fermeranno un attimo a rifletterci su, o se continueranno a sguazzare nella miseria culturale del: "il popolo comanda e il governo obbedisce".