12.11.14

L'annientamento delle istituzioni

Il costante decadimento del dibattito politico, la banalizzazione di ogni tema che riguarda la vita delle istituzioni e le sue regole, sta assumendo toni sempre più gravi e pericolosi. L'ultimo esempio è il dibattito attorno al possibile sostituto, o sostituta, di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica. Il toto nomine e i sondaggi che tutti i media si prodigano a divulgare spesso con lo stucchevole scopo di dimostrarsi attenti al volere della società civile, qualunque cosa questo significhi, sembrano dimenticare la fondamentale importanza della nomina nel panorama istituzionale, e la difficoltà che tale carica comporta. Spuntano i nomi più disparati per i quali spesso è difficile trovare quelle caratteristiche fondamentali che deve avere la più alta carica dello Stato, si arriva a dare spazio alle dichiarazione di chi vorrebbe un Presidente quarantenne senza neanche sottolineare la “bestialità” di una tale dichiarazione, dato che la costituzione impone come età minima i cinquant'anni.  Resta ai margini il fatto che si sta parlando di chi deve rappresentare l'unità del paese, e quindi possedere la capacità di estraniarsi dalla “lotta” di parte, o il fatto che  la costituzione assegna non solo poteri di rappresentanza, ma anche poteri concreti i quali per essere esercitati richiedono esperienza, capacità di mediazione e senso dello Stato, come la presidenza del CSM, il comando delle forze armate e la nomina del Presidente del Consiglio. Sì, perchè nonostante quello che molti vanno impunemente blaterando, il Presidente del Consiglio non viene eletto ma nominato. Il tema sembra trasformarsi in un gioco da fare nel tempo libero, in un dibattito che assomiglia a quello per la nomina del rappresentante di classe, una questione tutta locale, dove il fattore autorevolezza e capacità di relazionarsi con il resto del mondo è di fatto espunto. Questo agire si inserisce perfettamente nel continuo processo di delegittimazione delle istituzioni portato avanti attraverso un costante lavoro di “non conoscenza” con il quale si ottiene di farle apparire come un qualcosa di inutile quando non dannose. E' un percorso estremamente pericoloso quello che in troppi, disinvoltamente, percorrono, perchè il cavalcare lo scontento, il banalizzare tutto  dando spazio a ciò che dovrebbe rimanere relegato nei bar, il solleticare le “pance” invece di stimolare le menti, può certamente portare ad un aumento delle tirature o a facili gradimenti popolari, ma inevitabilmente conduce alla distruzione del senso dello Stato, della democrazia e più in generale della comunità. Sarà bene si cominci a fare attenzione, perchè a distruggere le istituzioni repubblicane ci vuole molto poco, assai complicato invece è ricostruirle e per farlo spesso si paga un prezzo di sangue.

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