26.4.15

Antonino Fois

Lettera di Antonino (noto Nino) Fois all'On. Emilio Lussu
Cagliari, 6 Giugno 1945
Casualmente ho appreso da un comune amico, della pagina 191 del Vostro libro “Marcia su Roma e dintorni”.
Poichè quel... “tale Fois di Cagliari..etc.” si riferisce alla mia persona, molto mi ha sorpreso in quanto la Verità vera è la seguente:
1° All'aggressione non ero affatto presente in quanto essendo in Via Roma con il Cav. Francesco Puddu di Quartu, non potevo essere contemporaneamente in Piazza Martiri. Capitai invece col predetto Cav. Puddu in Piazza Martiri, qualche ora dopo il fattaccio e, poiché alcuni elementi del Gruppo Fascista “Rino Moretti” facevano ressa contro l'ingresso del portone del palazzo Lostia, mi adoperai per distogliergli dalle intenzioni provocatorie contro di Voi, non riuscendovi che in parte e dopo essermi colluttato con qualche agente della forza pubblica che come al solito parteggiavano per gli squadristi.
2° Per la Storia: posso aggiungere che il mio atto fu talmente ritenuto poco fascista che la stessa notte mentre rincasavo fui aggredito in via Tristani da alcuni elementi della stessa “Rino Moretti” e poiché ero inerme dovetti subire l'aggressione e... star zitto; sapendo che mi sarebbe capitato di peggio! Seppi di poi che il famigerato Antonino Nurchis era stato l'ordinatore di questa aggressione contro di me e ciò naturalmente, dopo lo “spaghetto” da lui provato in Piazza Martiri durante l'aggressione del Porrà e soci contro di Voi.
3° Superfluo è chiedervi ancora... “perchè quella sera armato, (sic) esigevo il linciaggio dell'Avvocato Lussu” e questo anche perchè ciò mai è passato per l'anticamera del mio cervello!; del resto, potete accertarvi presso alcuni Vostri amici del P.S.d'A. Per sapere cosa pensavo di Voi quando eravate in carcere o in esilio.
Possono essermi testimoni Enrico Angius e Virgilio Caddeo, per non citare altri. Sta di fatto che io, che avevo avuto il torto, (la colpa anzi se volete) di aver capitolato al Fascismo dopo circa 7 anni di dura lotta, non ho mai tradito i miei Amici e tra questi annoveravo anche Voi.
I miei sentimenti di simpatia per Voi e per le idee del P.S.d'Az. Erano del resto note al Partito Fascista; come erano noti i miei sentimenti Libertari e, molti sanno che ero tenuto sempre in sospetto dal Regime Fascista.
Tutto ciò che ho subito, volente o nolente, sino al crollo del Fascismo è la riprova che non ero tenuto in odore di...Santità.
Ero giustamente considerato un “prigioniero” e specialmente i Gerarchi più reazionari non si fidavano. Con ciò non intendo nascondere o comunque cancellare la colpa della mia capitolazione al Fascismo avvenuta il 26 Aprile 1926 per salvare dalla pazzia mia moglie e dalla completa rovina tutta la mia famiglia. Entrato nel P.N.F. Sono sempre rimasto fedele alla Famiglia del Lavoro: ero povero e sono tutt'ora poverissimo; senza casa e con la Famiglia dispersa nella Penisola. Potevo aggrapparmi – come altri – alla Camera del Lavoro ma ho preferito subire il licenziamento e vivere la Mia Libertà; senza legarmi con nessun Partito politico, rimanendo me stesso e cioè: Simpatizzante del Partito Sardo d'Azione con la immutata speranza nel divenire di una Società Libertaria. Avvenire molto lontano forse, ma che comunque per me è preferibile ad altri principi politici autoritari; specialmente mentre il fango dilaga nell'Ordine Borghese e sedicente Democratico.
Per quanto concerne le Vostre altre affermazioni scritte sul vostro libro debbo, mio malgrado, smentirvi e ciò semplicemente perchè sono inesatte, per lo meno; infatti:
1° Quando i fascisti avevano occupato la sede “della sua organizzazione” (prego: della F.I.L.M. Semmai e non mia) non mi trovai nell'impossibilità di guadagnarmi la vita perchè vivevo quotidianamente del mio lavoro, commerciando e validamente aiutato da alcuni compagni Libertari.
2° Emigrai nel 1925 recandomi in Tunisia e di poi in Francia ma sempre con la solidarietà e l'aiuto tangibile dei compagni Libertari, dei Legionari Fiumani, e sovrattutto della Gente di Mare. La mia partenza fu dovuta alla ormai insostenibile sfottimento delle Autorità Fasciste ed alla lurida complicità con esse di elementi sedicenti antifascisti che di fatto erano volgari spie e confidenti della Questura del RE.
3° A casa Vostra (fate bene memoria, Vi prego!) vi fui una sola volta, e precisamente nel 1924, con l'Avv. Raffaele Angius alla vigila del mio processo in Corte d'Assise per apologia di Regicidio. Non escludo che in tale occasione Vi abbia parlato della mia famiglia che era composta, oltrechè di mia moglie, dei miei figli: Aurora, Benito Spartaco, Brunetta, tutt'ora viventi (spero) e con gli stessi nomi come quando sono nati.
4° Rientrai dalla Francia non per mancanza di lavoro ma, veramente disperato per la grave malattia mentale che aveva colpito la mai compagna; con il figlioletto Germinal quasi moribondo ed i parenti tutti Fascisti o fascistizzati e tra i quali 2 o più nel gruppo “Rino Moretti”che infierivano contro di me e la mia famiglia.
5° Gli “antichi compagni anarchici” sapevano e sanno queste ed altre cose, Egregio Onorevole; e sanno pure che mai mi sono giustificato o scusato presso di loro o con altri. Soltanto essi (gli Anarchici) furono, sono e saranno i miei legittimi e spassionati giudici del mio operato e, sono certo che non hanno bisogno di molti lumi per ritenermi degno o indegno della loro stima, anche se come ho fatto dopo il crollo del Fascismo, non milito in nessun partito perchè: colpevole di aver capitolato al Fascismo (dopo 7 anni di dura lotta) sento il dovere di stare zitto; convinto però che il fascismo trionfò perchè moltissimi di di Vostra e di mia conoscenza passarono volontariamente al nemico 2, 3, 4, 5, 6 o 7 anni prima della mia capitolazione.
Io resto con i miei sentimenti Libertari ed economicamente povero più di prima sempre simpatizzante della dottrina Autonomista e Federalista del Partito Sardo D'Azione e, mi duole veramente quanto avete pubblicato nel Vostro libro forse senza intenzione di fare cosa cattiva verso la mia modesta o povera persona e, forse sovrattutto per aver dato ascolto a miei nemici personali interessati a farsi...belli... presso di Voi! Ma non per questo ho ancora perduto la mia stima nella vostra dirittura di UOMO d'ONORE e poiché mi sento sempre SARDO e quindi Onesto e Leale, mi auguro che questa mia lettera (lunga ma necessariamente così per evitare equivoci o malintesi) Vi induca a rimediare a tutto quanto avete scritto erroneamente ed ingiustamente contro di me. In tale attesa Vogliate gradire i miei deferenti saluti.

Nino Fois

======= NOTE =========
Dopo svariati solleciti fatti a Lussu (anche dagli amici sardisti Enrico Angius, Virgilio Caddeo, Emilio Conti ed altri) affinchè smentisse quanto erroneamente aveva pubblicato, solo dopo alcuni mesi si decise a dichiarare alla Commissione della Federazione Libertaria Sarda composta dagli Anarchici Casula Efisio, Prost Mario, ed altri che: “FU UN FUNZIONARIO DELLA QUESTURA...persona di sua fiducia... AD INFORMARLO e che NON POTEVA SMENTIRLO”
A tale dichiarazione reagì, l'anzidetta Commissione, oralmente, ma di poi non se ne fece più nulla.
Cagliari, 25 Maggio 1948

Questa è la trascrizione integrale della  "brutta copia" originale scritta a macchina su carta velina, della lettera di Antonino (noto Nino) Fois all'On. Emilio Lussu. La nota venne aggiunta sulla stessa "brutta copia". Antonino Fois era mio nonno.

22.4.15

Sono tanti, troppi

E se fossimo veramente così? Chiusi, inospitali, indifferenti, cinici. Se i commenti pieni di disprezzo e volgarità che affollano la rete, che si sentono per strada, non fossero rappresentativi di una minoranza ma indicatori del reale livello di civiltà di questo paese? E' un pensiero di quelli che non fanno certo bene al cuore, anzi fanno malissimo, ma non è catalogabile semplicemente tra quelli dettati dal pessimismo. Troppo frequente è il ripetersi di questi fenomeni. Difronte a una fila di cadaveri lunga chilometri, una moltitudine sempre più grande di cittadini del “bel paese” palesa senza alcuna reticenza sentimenti di odio verso chi ha “l'insopportabile” desiderio di una vita migliore. La chiusura a riccio è totale, nessuno spazio sembra esserci per l'idea che si possa rinunciare a qualcosa, fare come comunità un sacrificio per evitare che i cadaveri continuino ad ammucchiarsi nel nostro mare, un mare che è nostro tanto quanto è degli altri. Che diversi paesi europei abbiano un numero maggiore del nostro di immigrati, che paesi assai più poveri e più piccoli del nostro stiano facendo sforzi immensi per dare accoglienza a milioni di rifugiati, sono fatti verso i quali non siamo disposti a prestare alcuna attenzione. Tanto siamo pronti a indicare in altri quelli che si devono fare carico del problema, quanto ad escludere dagli altri noi. E' l'Europa che deve farsene carico! Certo, ma molti di quelli che la invocano sono gli stessi che vogliono una Europa sempre più debole, senza poteri di decisione che prevalgano su quelli nazionali. Aiutiamoli a casa loro! Sì, ottima dichiarazione, alla quale seguono feroci campagne per impedire, ad esempio, che i prodotti del sud del mondo arrivino sui nostri mercati. Qui non li vogliamo, che ci sporcano i nostri bei giardini con l'erbetta appena rasata, lì non possono stare perchè, causa guerre o fame, l'unica prospettiva è la morte. Quindi che si fa? Non è eliminabile l'aspirazione ad una vita migliore, c'è da sempre e sempre ci sarà. Non serve bombardare, distruggere i barconi: per uno eliminato altri se ne costruiranno. Ci piaccia o meno, con questa realtà dobbiamo farci i conti tutti, cercando di governare il fenomeno, sforzandoci di capire, e far capire, che non ci sono soluzioni facili. Si preferisce invece scatenare feroci campagne utili solo a far crescere l'odio e le divisioni tra gli esseri umani. Dovrebbe essere inutile ripetere che da sempre le persone viaggiano, o fuggono, verso paesi che possano dare un futuro. Inutile soprattutto per chi fino a pochi anni fa allo stesso modo cercava paesi migliori in cui vivere. Invece dobbiamo continuare senza sosta a ripeterlo ai tanti, troppi per essere solo una minoranza, che senza memoria della propria storia pensano che il futuro di questo paese possa essere costruito sui cadaveri.

11.4.15

Caro Luigi

Caro Luigi,
certamente ti fa piacere che ti dia del tu visto che ti rivolgi a me allo stesso modo nella lettera che, pur non avendoti dato il mio indirizzo, gentilmente mi hai inviato. Accolgo subito l'invito a contattarti che mi rivolgi, sai non mi perdonerei se non ricevendo risposta alla tua accorata richiesta di aiuto da parte mia potessi deprimerti, e magari compiere qualche gesto di cui dopo ti pentiresti. Caro Luigi, scusami, però te lo devo dire, francamente mi pari leggermente confuso nel tuo scrivere. Mi dici, certamente con il cuore in mano, che anche tu ti senti lontano dalla politica di professione, chiedendomi contemporaneamente di farti fare il politico di professione per almeno cinque anni. Converrai che qualcosa nella linearità del ragionamento sfugge, a meno che tu non intenda fare il Sindaco in modo dilettantesco, nei ritagli di tempo tra una riunione della tua società ed una della tua squadra di basket. Forse ti sembrerò strano o antico, ma personalmente sono convinto che la politica debba essere fatta professionalmente, studiandone i meccanismi e la storia, soprattutto poi se si vuole amministrare Venezia, la città più conosciuta ed osservata al mondo. Poi, caro Luigi, devo darti atto che sei uno che impara molto in fretta, e questo è una gran bella qualità. Veramente non mi aspettavo da uno così “esterno” e digiuno di politica parole come: “Ho deciso di candidarmi a Sindaco per mettere a disposizione della comunità che amo la mia storia, la mia esperienza di imprenditore, il mio cuore, le mie idee”. Però, mica male! Parole d'effetto, toccanti, uguali ma che più uguali non si può a quelle di quel tale che la politica la macina da anni, sì quel politico di lungo corso dal quale sei andato a chiedere la benedizione e il permesso prima di candidarti. Sì dai hai capito, quell'altro a cui come me dai del tu, il tuo amico Silvio. Ti manca solo di giurare sulla testa dei tuoi figli poi sei perfetto. Veramente Luigi, per uno alle prime armi prometti veramente bene come amministratore della cosa pubblica.
Per salutarti caro Luigi, ti raccomando di non preoccuparti di dover togliere tempo alla tua scoppiettante campagna marketing per rispondere a questa mia. Sai, per quanto mi riguarda ho la netta sensazione di non aver bisogno di te. Ciao.