23.12.17

Da leader a reliquia

Una persona che nella sua vita è stato riferimento intellettuale, innovatore politico, che ha saputo modificare il costume sociale del paese. Una persona che a pieno titolo può, e forse deve, essere definito come un pezzo fondamentale nella storia del paese. Ecco, quando una persona così viene a mancare si dovrebbe fare molta attenzione a come la si “maneggia”. Basta poco per trasformare uno abituato a indicare percorsi invisibili per altri, a combattere chi per interessi dell'oggi mette a rischio il domani, da leader ad una reliquia sulla quale tutti posano fameliche mani nel tentativo di prendersene un pezzo. Nel solo nel citarlo, un tal uomo, dovrebbe esserci un timor reverenziale, si dovrebbe rifuggire la sola idea di farsene interprete per l'oggi basandosi sul suo pensiero di ieri. Di un uomo che non conosceva la banalità e che ogni giorno era pronto a spiazzare amici ed avversari, chiunque dovrebbe evitare come la peste la tentazione di sentirsi erede o interprete autentico del pensiero, perchè una tale tentazione farebbe immediatamente sprofondare nel ridicolo chiunque se ne facesse cogliere. Purtroppo tali accortezze vengono disattese e così nel nome del compianto si assistono a scempi e guerre di “religione”. Si scatenano liti nel nome del rispetto del pensiero, del sentiero tracciato o della via indicata. Una condivisione dialettica viene rapidamente sostituita da una dottrina di fede in cui all'eresia si preferisce l'ortodossia. Così un leader che ha fatto più grande il paese viene ridotto ad una reliquia davanti alla quale azzuffarsi nel nome di una fede che non esiste.
Ma stiano pur certi tutti quanti: chi la fa, e non chi ci lucra, resta nella storia.