23.12.17

Da leader a reliquia

Una persona che nella sua vita è stato riferimento intellettuale, innovatore politico, che ha saputo modificare il costume sociale del paese. Una persona che a pieno titolo può, e forse deve, essere definito come un pezzo fondamentale nella storia del paese. Ecco, quando una persona così viene a mancare si dovrebbe fare molta attenzione a come la si “maneggia”. Basta poco per trasformare uno abituato a indicare percorsi invisibili per altri, a combattere chi per interessi dell'oggi mette a rischio il domani, da leader ad una reliquia sulla quale tutti posano fameliche mani nel tentativo di prendersene un pezzo. Nel solo nel citarlo, un tal uomo, dovrebbe esserci un timor reverenziale, si dovrebbe rifuggire la sola idea di farsene interprete per l'oggi basandosi sul suo pensiero di ieri. Di un uomo che non conosceva la banalità e che ogni giorno era pronto a spiazzare amici ed avversari, chiunque dovrebbe evitare come la peste la tentazione di sentirsi erede o interprete autentico del pensiero, perchè una tale tentazione farebbe immediatamente sprofondare nel ridicolo chiunque se ne facesse cogliere. Purtroppo tali accortezze vengono disattese e così nel nome del compianto si assistono a scempi e guerre di “religione”. Si scatenano liti nel nome del rispetto del pensiero, del sentiero tracciato o della via indicata. Una condivisione dialettica viene rapidamente sostituita da una dottrina di fede in cui all'eresia si preferisce l'ortodossia. Così un leader che ha fatto più grande il paese viene ridotto ad una reliquia davanti alla quale azzuffarsi nel nome di una fede che non esiste.
Ma stiano pur certi tutti quanti: chi la fa, e non chi ci lucra, resta nella storia.

1.9.17

La valigia dei ricordi

Aprire una vecchia valigia di ricordi, frugarci dentro per fare ordine, perchè sai che ci sono cose che non devono essere buttate via, ricordi che non vuoi perdere. Trovarsi improvvisamente immerso in immagini che assolutamente non ricordavi, ma che il solo toccarle fa spalancare la porta sul passato dove ogni scatto torna ad essere un pezzo del tuo presente, di quello che sei oggi. Sono immagini di ogni tipo, per lo più raccontano momenti di convivialità, di giochi. Ci sono le foto di un tempo, in bianco e nero, dove i volti in posa sembrano quelli di attrici sul set di un film. Ci sono le tue immagini di bimbo in cui quasi non ti riconosci, qualche buffo scatto delle vacanze che ancora ti strappa un sorriso. Poi dal fondo spunta un piccolo raccoglitore grigio topo, dall'aspetto quasi antico, assolutamente integro. Non ti pare di averlo mai visto, lo apri con una delicatezza non cercata, dentro foto, queste sì introvabili in qualsiasi scomparto della tua memoria. Sono però foto che ti appartengono anche se sono di un tempo prima di te, un tempo oscuro e terribile dove il confine tra vita e morte era sottilissimo, dove l'oggi non sapeva se avrebbe avuto un domani. Sono foto della guerra, di quel tempo che hai studiato sui libri ma di cui tuo padre non ti ha quasi mai parlato e di cui tu non hai mai avuto il coraggio di chiedergli. E adesso eccolo lì, con il giubbotto di volo insieme agli altri a farsi fotografare davanti al carrello di un aereo, tutti con un'espressione allegra che non sai capire quanto vera. Continui a sfogliare, e scrutare ognuna di quelle foto dal formato piccolissimo, poco più di una foto tessera. Poi arriva quella su cui ti blocchi, tuo padre da solo, seduto sull'ala con tra le braccia un botolo peloso che sotto le carezze pare quasi chiudere gli occhi in estasi. Lui mentre lo accarezza lo guarda con un mezzo sorriso, un sorriso diverso da quelli che avresti conosciuto parecchi anni dopo. Chissà se quelle carezze erano un mezzo per allontanare i pensieri, la paura, l'incertezza del domani, o semplicemente coccole per un cucciolo a cui voleva bene. Non lo saprò mai.