14.2.23

Quante volte

Quante volte le ho sentite quelle parole, quante volte ho visto quegli sguardi. Quante volte ho sentito parole offensive rivolte a chi aveva la "colpa" di avere un colore di pelle diverso o parlare una lingua diversa, quante volte nel mio paese, nella regione in cui sono nato e vivo ho sentito commentare con sospetto una bicicletta nuova condotta da una persona di colore. Quante volte in un ufficio o in un negozio ho sentito dare del tu ad un immigrato, mentre nello stesso ufficio o negozio a me si dava del lei. Quante volte ho visto servire prima un bianco di un nero. Quante volte ho visto sguardi di fastidio o di paura per il semplice avvicinarsi di una persona di colore, come se fosse certo che chi si stava avvicinando costituiva un pericolo. Quante volte? Troppe. Troppe per potersi offendere quando qualcuno sostiene che l'Italia è un paese razzista, un paese in cui il discriminare chi è diverso è pratica quotidiana. Oggi essere razzisti non vuol dire organizzare ghetti o treni piombati, significa non considerare normale che un tuo connazionale possa avere un colore di pelle diverso al tuo, significa pensare che qualsiasi cosa abbia non sia conquistata con fatica e merito ma sia una concessione della quale deve essere grato a te, autentico cittadino di questo paese. Essere razzisti significa fingere che tutto questo non sia vero pur vedendolo ogni giorno in qualsiasi paese della bella Italia, significa cercare assurde argomentazioni per sostene che sia un fenomeno limitato riguardante solo poche persone, piccoli gruppi di ignoranti. No, non è così, non sono poche persone, non sono solo persone senza cultura, e lo sappiamo. Lo sappiamo perchè in fondo, se abbiamo il coraggio di guardarci dentro con onestà, quella diffidenza e sospetto per il diverso appartiene ancora alla maggioranza di noi. Allora se davvero vogliamo toglierci questo fardello dalle spalle dobbiamo, innanzitutto, ammettere di averlo, e quando qualcuno ci racconta le umiliazioni o gli insulti subiti non bollare le sue parole di falsità ma ascoltarle con attenzione per capire come, insieme, possiamo migliore. Se faremo questo arriveremo ad essere un paese dove l'unico a non aver diritto di cittadinanza sarà il razzismo.

 

Immagine di Mauro Biani scaricata da web