21.11.15

La via è indicata

Nella scelta di una cerimonia laica per l'ultimo saluto a Valeria Solesin, c'è nei suoi genitori una lucidità e saggezza che umanamente potrebbe venir meno in questo momento di massimo dolore. Sarebbe stato non solo facile, ma sopratutto comprensibile voler rispondere, a chi in nome di un'altra fede ha ucciso Valeria, accettando una delle numerose offerte, subito giunte, per una funzione officiata con tutti gli onori dai massimi vertici della curia veneziana. Invece i genitori di Valeria, dando ancora una volta prova di compostezza e di un livello di civiltà non comuni, hanno voluto dare una indicazione a tutti, non essere parte dal clamore che li vorrebbe inquadrati in una trama già scritta, dire, forse interpretando anche il pensiero di Valeria, che bisogna cercare punti di contatto tra le genti proprio quando sembra non essercene. Per questo la cerimonia sarà officiata con rito laico, aperta alle donne e agli uomini di ogni credo, per rendere possibile la vicinanza di tutti senza che nessuno debba rinunciare al proprio essere, al proprio modo di concepire la vita. Una società dove la laicità è un principio quotidianamente riaffermato è l'unica in cui possono convivere le diverse soggettività, senza che nessuna di queste possa pretendere posizioni privilegiate o dominanti. Non esistono scorciatoie per costruire una convivenza pacifica, aperta al dialogo ed alla tolleranza verso le differenze. I genitori di Valeria ci indicano la via, sta ora a noi scegliere di percorrerla e contribuire a mantenerla agibile.

16.11.15

La libertà di Valeria

Non conoscevo Valeria Solesin, le nostre vite non si sono incrociate, perchè la sua era già stata barbaramente portata via quando ho visto per la prima volta il suo volto, quando, come molti altri, ho usato quella ammasso di ciarpame che spesso sono i social network per far circolare la richiesta di sue informazioni. Valeria ho provato a conoscerla in queste ore leggendo di lei, sentendo le parole dei suoi amici. Era certamente una ragazza intelligente, con una gran voglia di vivere conoscendo e comprendendo gli altri e le dinamiche che li muovono. Non posso sapere realmente cosa pensasse, ma credo di non sbagliare nell'immaginare fosse un'amante della, anzi delle, libertà, perchè senza di esse non ci può essere conoscenza. Quelle libertà che in molti da subito hanno cominciato a dire, o ad urlare, devono essere ristrette, limitate. I più “eleganti” hanno posto la questione in termini interrogativi: cosa ne pensate se per aumentare la sicurezza si riducessero le libertà? Come reagireste se.... Quasi sempre dietro a questo atteggiamento si cela lo squallido calcolo elettorale di personaggi che vivono solo in funzione delle prossime elezioni, ma che sono totalmente incapaci di interrogarsi sul perchè e come nascono questi fenemoni, che nulla sanno del mondo in cui ciò è andato crescendo. Ma che soprattutto non hanno alcun interesse a cercare soluzioni reali, perchè queste richiedono studio e analisi e non ci si può limitare a sciatte ed inutili richieste di chiusura delle frontiere o espulsioni di massa. Non conoscevo Valeria, ripeto, ma penso che non avrebbe voluto vedere ridotte le sue libertà o quelle degli altri, perchè meno libertà significa, sempre, maggiore potere nelle mani di pochi, minore libertà significa meno possibilità di sapere e conoscere. Credo che Valeria amasse più di tutto la sua libertà, quella libertà per la quale ha pagato un prezzo altissimo, il più alto si possa pagare. Chi oggi nel suo nome invoca, o solo prospetta, meno libertà certamente le fa un enorme torto, la ferisce nuovamente, perchè oggi, domani e nei giorni a venire nel nome di Valeria ci si deve impegnare nella difesa ed espansione delle libertà di tutti. Solo così si onorerà la memoria di Valeria.

6.11.15

La normalità può attendere

Un viaggio, alcuni giorni per staccare dalla routine quotidiana e ritrovare te stesso facendo ciò che veramente ti piace. L'occasione di vedere luoghi e persone nuove o rincontrare chi ti è caro. Un viaggio, lo sai, che come gli altri avrà una fine e un ritorno a quella vita che rapidamente ti riassorbe, sfuma i ricordi e ti riporta nella normalità. Può capitare però che il viaggio riesca a rimanerti dentro, nel profondo, avvinghiato alla mente come se volesse impedire alla quotidianità di spegnere i tramonti che infuocano il cielo, di intorbidire le acque cristalline, di silenziare le fragorose risate tra amici. Ecco, il mio ultimo viaggio è così, non vuole farsi chiudere nell'armadio dei ricordi, vuole continuare a proiettare nei mie occhi le bellezze viste, a farmi sentire le gioie provate e il calore degli amici. Mi tira a se per rallentare quanto più possibile il ritorno alla normalità. Mi piace questo essere strattonato, e non ho intenzione di opporre resistenza.

21.9.15

Mercoledì c'ho da fare

Non cercatemi mercoledì 23, sono impegnato con la burocrazia. Sapete la solita burocrazia fatta di scartoffie da firmare, quella a cui dobbiamo sottostare e di cui spesso non capiamo la necessità. Montagne di formalità che un paese civile dovrebbe aver superato da tempo. Comunque non posso fare diversamente, la burocrazia, con i cittadini normali, non accetta variazioni e pertanto mercoledì, accompagnato da altre persone, devo andare in Comune, presentarmi dall'immancabile funzionario incaricato, il quale, dopo aver letto qualche articolo di legge e non so che altro, mi farà firmare un foglio di carta. A sentire i ben informati, o chi ha già espletato la pratica, questa trafila burocratica però ha una coda positiva: la firma su quel foglio mi da il diritto ad avere quindici giorni di ferie in più. Beh dai, per un estensione delle ferie posso anche dedicare un po' di tempo a della polverosa burocrazia ;-)

11.9.15

Cittadini del mondo

 
“E' venuto al mondo”. Lo so dice quando nasce un bambino a significare il suo ingresso, il suo divenire parte del mondo, del mondo tutto. Lo si dice magari in maniera inconsapevole ma rappresenta il fondamentale stato della nuova persona, quello cioè di cittadino del mondo. Questo accomuna tutti, indipendentemente da quale porzione di mondo vedono gli occhi al loro primo aprirsi. Se allora siamo un tutt'uno con il mondo e con il suo stesso essere, è incontestabile il diritto di muoversi su di esso, di esplorarlo per scegliere su quale parte sostare per sviluppare le proprie aspirazioni di essere umano. Compito ineludibile degli Stati, strutture create da convenzioni, quello di adoperarsi per creare al proprio interno forme organizzative in grado di consentire che gli spostamenti di “parti del mondo” avvengano liberamente. Siamo tutti, per tutta la vita, cittadini del mondo, solo per una serie di eventi siamo residenti in una parte di esso.

28.8.15

A questo qui che si risponde?

Capita a tutti almeno una volta nella vita, è inevitabile, trovi una giornata che gira storta ed in un attimo eccola la: la cazzata è fatta. Certo, dopo è seccante ammetterla, un po' per orgoglio ma anche perchè è fastidioso dover chiedere scusa e magari tornare indietro sui propri passi. Soprattutto se sei uno conosciuto che magari ricopre un incarico pubblico. Allora non resta che cercare qualche modo per non farla apparire per quello che è, la cazzata. Si può dire a chi te la fa notare che è invidioso delle tue vittorie, che è un intellettuale da strapazzo, che è straniero e non capisce, se è uno famoso si può provare a sostenere che è in cerca di pubblicità, alcuni addirittura arrivano a cercare improbabili difese sbeffeggiando critici dal doppio cognome. Se però poi arriva uno che, non cerca pubblicità, non ha alcuna invidia per i tuoi successi elettorali, sta a Roma, non ha un cognome doppio ma addirittura solo un nome, di mestiere fa il Papa, ed essendo tu cattolico gli devi pure obbedienza, e si mette a benedire ed invitare a proseguire nel lavoro di pubblicazione di quei libri che tu con atto d'imperio hai censurato perchè pericolosi per l'infanzia, ecco ad uno così che gli dici? Gli scrivi un tweet con una faccina irridente? No, mi sa di no, mi sa che puoi dire solo una cosa: è vero, ho fatto una colossale cazzata!

22.8.15

Ci mancavano i Vigilantes

Sotto la spinta del Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, nei giorni scorsi l'Assessore ai trasporti Boraso ha dato il via al posizionamento di vigilanti armati in Piazzale Roma, la porta d'ingresso alla città, stipulando un accordo con la holding AVM. Già previsto che dopo un periodo di prova questi vigliantes salgano, naturalmente armati, anche a bordo dei mezzi pubblici. La notizia è stata ripresa dalla stampa ma a questa pare non essere giunta da Ca' Farsetti nessuna informazione in merito ai poteri di cui dispongono tali guardie private. Non si sa se, al pari degli agenti di pubblica sicurezza, possono fermare, trattenere, perquisire, arrestare persone da loro considerate pericolose, oppure se si devono limitare, anche qui sempre che possano, a chiedere i documenti d'identità. A questi non secondari aspetti del servizio pagato, non si sa quanto, alla holding partecipata dal Comune, non si trova, o almeno io non ho trovato, risposta neanche sul sito istituzionale del Comune. Sembra impossibile conoscere con quali modalità e contenuti è stato stipulato un appalto che riguarda il delicato, e tanto agitato, tema dell'ordine pubblico. Non è dato sapere neanche cosa ha impedito all'Assessore di ricorre all'uso della polizia urbana, tenendo conto che era stato categoricamente annunciato che con l'amministrazione Brugnaro gli agenti sarebbero usciti in strada anziché stare in ufficio. Tutta questa mancanza di chiarezza da parte dell'amministrazione comunale inevitabilmente fa sorgere il dubbio di trovarsi, ancora una volta, davanti ad una iniziativa improvvisata per mantenere la promessa elettorale di maggior sicurezza per i cittadini, che per il Sindaco sembra significare più gente armata per strada, ma che in realtà proprio dal punto di vista della sicurezza appare di scarsa, se non nulla, efficacia. Speriamo che sia almeno legittima.

18.8.15

Solo invidia!

Critiche da tutto il mondo, testate giornalistiche internazionali che pubblicano in prima pagina resoconti, non certo benevoli, su quanto accade a Venezia in queste settimane. Di Venezia si occupa il mondo, come è normale per chi ha consapevolezza dell'importanza della città e del conseguente livello di attenzione di cui gode a livello mondiale. Non a caso all'esplosione dello scandalo mose sulla stampa estera finì Orsoni e non Galan, le cui accuse erano certamente più pesanti. Difronte a questa situazione la giunta comunale, con il Sindaco in testa, non sente la necessità di fare, o non è in grado, alcuna analisi o riflessione approfondita, non sente il dovere di dare una qualche argomentata risposta per confutare ciò che dal mondo viene detto. Come ci si potrebbe aspettare da un piccolo paesino dove le principali problematiche riguardano la riparazione dei tombini e la pulizia delle strade, la Giunta veneziana si limita a considerare quanto viene detto e scritto oltre i confini cittadini e nazionali come sguaiati ed immotivati attacchi provenienti da chi ha perso le elezioni. Insomma, il tutto viene trattato come fosse un banale problema d'invidia tra paesani. Il massimo che si riesce a sentire, o meglio, a leggere su twitter, come “ragionamento” politico sono frasi del Sindaco tipo: “i cittadini mi hanno chiesto questo”, frase che peraltro fa pensare a poteri telepatici visto che molti cittadini non ricordano di aver mai chiesto “questo”. Oppure “Elton John fora i schei!” dimenticando che proprio Elton John contribuì in modo notevole per la riapertura della Fenice. Non sono da meno i suoi assessori, a partire da quelli “ggiovani”, nel riprendere le frasi di spessore del primo cittadino in modo tanto convinto da farle diventare un mantra del pensiero fucsia: “le elezioni le abbiamo vinte noi e tu te la mangi”. Certo, il livello del confronto dialettico tra una città internazionale come Venezia ed il resto del mondo non pare particolarmente elevato, ma del resto cosa aspettarsi da chi per riassumere il proprio pensiero politico non va oltre un'espressione dialettale.
(Naturalmente parlo per invidia).

14.8.15

Basta con il partito del no!

Diciamolo ancora una volta, forte e chiaro: Basta con il partito del no! Non se ne può veramente più di persone che raggruppate in partiti, partitini, movimenti generalmente comunisti, lobby più o meno oscure, dicono sempre no mettendo continuamente i bastoni tra le ruote ad ogni innovazione. Che per ogni novità cercano mille cavilli per far si che non si realizzi. Persone che vorrebbero vedere tutto restare immobile, arrestare il progresso. Bisogna invece dire sì, avanzare in direzione del progresso, correre verso i suoi traguardi tanto affascinanti quanto a volte ignoti. Fortunatamente esistono queste forze del sì, ed una di queste, grazie al suo condottiero, ha recentemente espugnato una roccaforte dei signori del no. E non parliamo mica di un cittadina qualsiasi dell'entroterra nordestino come potrebbe essere Spinola, no no, cari miei qui si parla della città più famosa al mondo: Venezia. La città che tutti almeno una volta nella vita vorrebbero vistare. Eccola quindi finalmente l'amministrazione del sì che nuova di zecca, ancor prima di essere insediata perchè verso il progresso si deve andare spediti, da il via ad una scoppiettante serie di iniziative per dare la misura dello spirito innovatore. No ai libri per bambini che aiutano a comprendere le diversità presenti nella società, no alla mostra fotografica che illustra, con scatti d'autore, il contrasto delle grandi navi con la laguna di Venezia, no alle aree ZTL della “terraferma”, no ai giornalisti dentro il palazzo del Comune, no al parco della laguna nord, no al bike sharing, no al camper per la campagna sulla riduzione del danno sulle droghe... Non so ma ho come l'impressione che qualcosa non torni, che qualche prode uomo del sì sia confuso. Ma probabilmente sono io a non capire come funziona il vento della novità. Deve essere proprio così, perchè effettivamente a pensarci con attenzione si trova il sì al nuovo della meravigliosa compagine comunale tutta proiettata verso il futuro. Un sì grande ed inequivocabile: il sì a quell'enorme cubo di cemento che hanno appiccicato all'hotel Santa Chiara.

19.7.15

Il nemico

Sono meno di carne da macello, sono carne da vilipendere, calpestare e, ancora viva, lanciarsi gli uni contro gli altri nel modo più violento e volgare possibile, al solo ed esclusivo fine di avere un qualche miserevole vantaggio elettorale. “E' un'invasione!”, questo è l'urlo quotidiano, un quotidiano che sa di ignoranza e violenza alla quale nessuna logica o pensiero sembra essere in grado di porre un freno. Non importa se i dati sono li a dimostrare che l'invasione non esiste. Una classe politica incolta e violenta ha deciso di non voler guardare in faccia la realtà, ha deciso, o forse non è in grado, di capire che questo movimento di persone non è una emergenza temporanea, ma un fenomeno che sempre più sarà costante, e che per questo ci si deve attrezzare per gestirlo, per farlo capire ed imparare a conviverci. Si è deciso invece, per gratificare le pance anziché far crescere le menti, di trasformare questi uomini, donne e bambini nel pericolo da scacciare, da disprezzare ed estirpare dalla nostra vita e dalla nostra terra (nostra terra?). Si appiccano roghi in piazza, roghi che richiamano quelli del periodo più oscura della nostra storia, per distruggere qualsiasi cosa possa dare una speranza a chi la speranza, dopo averla vista distrutta nel proprio paese, credeva di trovarla da queste parti. Ma qui speranza non siamo disposti a darne, sembra non esserci disponibilità a tendere una mano a chi, solo temporaneamente, chiede di poter riposare su questo territorio prima di riprendere il cammino verso altre mete. Qui dove la tradizione contadina aveva instillato un rispetto quasi sacro per il pane, per il cibo, si arriva allo sfregio di distruggerlo per non darlo agli altri. “I ragazzi non capivano cosa stesse accadendo - spiega Ibrahim, mediatore culturale - mi chiedevano se il cibo venisse buttato a terra perché non era buono. Gli ho dovuto spiegare. Sono rimasti impressionati dagli insulti. Mi dicevano che a Lampedusa erano stati accolti dagli abbracci della popolazione e dei soccorritori. A Quinto dalle urla. Erano spaventati” (Il Gazzettino 19.07.15). Mentre nei luoghi più poveri di questo paese si trova ancora lo spirito per condividere il poco che si ha con chi ha ancora meno, qui, l'abitudine, la rincorsa al benessere, in molti ha cancellato il valore della condivisione, dell'assistenza, ha fatto dimenticare la gioia che sa regalare a tutti un abbraccio. L'operosità di queste zone ha reso fertile il territorio, ma ha inaridito in molti i cuori e, cosa ancora peggiore, le menti.

17.6.15

Non possiamo dargli nulla

Sono li,  sbattuti su uno scoglio,  aggrappati ad una speranza di vita, nuovamente naufraghi. Figli di un mondo in cui per loro non sembra esserci posto. E noi? noi restiamo per lo più spettatori, incapaci ormai di esprimere sentimenti autentici, riusciamo solo a fingere: fingiamo indignazione, preoccupazione, fingiamo di cercare soluzioni. Siamo ormai solo capaci di indicare in altri quelli che devono agire, in luoghi diversi dal nostro il luogo in cui devono stare. Siamo talmente impauriti da non riuscire a vedere in quegli uomini prima di tutto delle persone, non sappiamo vedere nei loro occhi quello che anche noi siamo stati e siamo, vediamo solo nemici ed avversari. Forse però davvero non possiamo più dargli nulla perché nulla abbiamo per loro, soprattutto dentro di noi.

10.6.15

Venezia a rischio di passi indietro

Scegliere il Sindaco della propria città non significa solo decidere chi dovrà occuparsi di strade, canali, tasse, pulizia. Significa anche scegliere quale modello culturale e sociale si vuole vedere attuato. E' questo certamente un aspetto non secondario, soprattutto se si tratta di una città come Venezia costantemente sotto gli occhi del mondo. Purtroppo queste tematiche sono state espunte dalla campagna elettorale, ci sono però affermazioni dell'esponente di centrodestra che possono obiettivamente far pensare ad una possibile chiusura verso scelte forti fatte da Venezia su questioni riguardanti i diritti civili. Proprio nel giorno in cui il Parlamento Europeo, sul tema delle famiglie gay, approva a larga maggioranza un rapporto sull’uguaglianza di genere ed invita gli stati membri ad adeguare le proprie leggi, il candidato Brugnaro si scaglia con veemenza contro ogni azione che vada nel verso del riconoscimento di diritti per le nuove forme di famiglia. Chiara quindi l'intenzione, se eletto, di annullare quei passi fatti da precedenti amministrazioni sulla via della comprensione ed accettazione dei cambiamenti in corso nella società. C'è anche un'altra conquista riguardante la libertà di scelta che potrebbe essere a rischio, quella del registro comunale delle DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento). Infatti nella compagine di Brugnaro, oltre a sostenitori di gruppi come manif pour tous, non mancano rappresentanti dell'integralismo cattolico che da sempre contrastano il diritto costituzionale all'autodeterminazione in materia di fine vita. Per nulla irrealistico quindi immaginare che un'amministrazione a guida Brugnaro voglia “pagare pegno” a queste forze chiedendo di fare carta straccia di quella conquista, resa possibile dall'impegno e determinazione di migliaia di veneziani, che consente di depositare gratuitamente in Comune un testamento biologico contenete le proprie volontà sul fine vita. Se tutto ciò accadesse, se la visione oscurantista sui diritti civili di Brugnaro avesse la meglio, sarebbe sicuramente un brutto passo indietro, un biglietto da visita da offrire all'Italia ed al mondo che Venezia non merita. Facciamo che ciò non accada dando la preferenza a Felice Casson.

2.6.15

Io so io, e voi...

Non hanno atteso cinque minuti per dichiaralo, hanno subito voluto sgomberare il campo da dubbi e perplessità: nessuna indicazione di voto per il turno di ballottaggio a Venezia da parte del movimento 5 stelle. Brugnaro o Casson per loro sono la stessa cosa, nessuna differenza, portatori di proposte egualmente deleterie, nessuna commistione è possibile con chi è altro rispetto al movimento. Del resto si sa, è nota la filosofia del Grillo: “Io so io, e voi non siete un cazzo”.

27.5.15

Neanche più la fantasia

La politica, si sa, è fatta anche di visione nuova ed originalità. Appunto, si sa, ma non dappertutto, di certo non nel nostro paese. Il massimo di novità in campo politico che sembra essere possibile in questo paese si riduce ad uno scopiazzare gli altri, e come noto difficilmente una copia è migliore dell'originale. Ecco dunque che l'anno scorso esplode il fenomeno Tsipras e nel bel paese arriva la lista L'altra Europa con Tsipras, lista inventata dal nulla pensando che bastasse il nome per ottenere i successi elettorali greci. Ora è la volta del successo di Podemos in Spagna e già si sprecano liste presenti e future che si richiamano, con varie declinazioni, a questo nome. Non è difficile prevedere anche per queste copie, risultati elettorali assai diversi da quelli della lista originale. Del resto è difficile attendersi nuove ed originali risposte, da chi è talmente privo di fantasia da non riuscire ad essere originale neppure nel nome. Una volta la fantasia la si voleva portare al potere, oggi sarebbe un successo vederla almeno nei nomi dei gruppi politici.

26.4.15

Antonino Fois

Lettera di Antonino (noto Nino) Fois all'On. Emilio Lussu
Cagliari, 6 Giugno 1945
Casualmente ho appreso da un comune amico, della pagina 191 del Vostro libro “Marcia su Roma e dintorni”.
Poichè quel... “tale Fois di Cagliari..etc.” si riferisce alla mia persona, molto mi ha sorpreso in quanto la Verità vera è la seguente:
1° All'aggressione non ero affatto presente in quanto essendo in Via Roma con il Cav. Francesco Puddu di Quartu, non potevo essere contemporaneamente in Piazza Martiri. Capitai invece col predetto Cav. Puddu in Piazza Martiri, qualche ora dopo il fattaccio e, poiché alcuni elementi del Gruppo Fascista “Rino Moretti” facevano ressa contro l'ingresso del portone del palazzo Lostia, mi adoperai per distogliergli dalle intenzioni provocatorie contro di Voi, non riuscendovi che in parte e dopo essermi colluttato con qualche agente della forza pubblica che come al solito parteggiavano per gli squadristi.
2° Per la Storia: posso aggiungere che il mio atto fu talmente ritenuto poco fascista che la stessa notte mentre rincasavo fui aggredito in via Tristani da alcuni elementi della stessa “Rino Moretti” e poiché ero inerme dovetti subire l'aggressione e... star zitto; sapendo che mi sarebbe capitato di peggio! Seppi di poi che il famigerato Antonino Nurchis era stato l'ordinatore di questa aggressione contro di me e ciò naturalmente, dopo lo “spaghetto” da lui provato in Piazza Martiri durante l'aggressione del Porrà e soci contro di Voi.
3° Superfluo è chiedervi ancora... “perchè quella sera armato, (sic) esigevo il linciaggio dell'Avvocato Lussu” e questo anche perchè ciò mai è passato per l'anticamera del mio cervello!; del resto, potete accertarvi presso alcuni Vostri amici del P.S.d'A. Per sapere cosa pensavo di Voi quando eravate in carcere o in esilio.
Possono essermi testimoni Enrico Angius e Virgilio Caddeo, per non citare altri. Sta di fatto che io, che avevo avuto il torto, (la colpa anzi se volete) di aver capitolato al Fascismo dopo circa 7 anni di dura lotta, non ho mai tradito i miei Amici e tra questi annoveravo anche Voi.
I miei sentimenti di simpatia per Voi e per le idee del P.S.d'Az. Erano del resto note al Partito Fascista; come erano noti i miei sentimenti Libertari e, molti sanno che ero tenuto sempre in sospetto dal Regime Fascista.
Tutto ciò che ho subito, volente o nolente, sino al crollo del Fascismo è la riprova che non ero tenuto in odore di...Santità.
Ero giustamente considerato un “prigioniero” e specialmente i Gerarchi più reazionari non si fidavano. Con ciò non intendo nascondere o comunque cancellare la colpa della mia capitolazione al Fascismo avvenuta il 26 Aprile 1926 per salvare dalla pazzia mia moglie e dalla completa rovina tutta la mia famiglia. Entrato nel P.N.F. Sono sempre rimasto fedele alla Famiglia del Lavoro: ero povero e sono tutt'ora poverissimo; senza casa e con la Famiglia dispersa nella Penisola. Potevo aggrapparmi – come altri – alla Camera del Lavoro ma ho preferito subire il licenziamento e vivere la Mia Libertà; senza legarmi con nessun Partito politico, rimanendo me stesso e cioè: Simpatizzante del Partito Sardo d'Azione con la immutata speranza nel divenire di una Società Libertaria. Avvenire molto lontano forse, ma che comunque per me è preferibile ad altri principi politici autoritari; specialmente mentre il fango dilaga nell'Ordine Borghese e sedicente Democratico.
Per quanto concerne le Vostre altre affermazioni scritte sul vostro libro debbo, mio malgrado, smentirvi e ciò semplicemente perchè sono inesatte, per lo meno; infatti:
1° Quando i fascisti avevano occupato la sede “della sua organizzazione” (prego: della F.I.L.M. Semmai e non mia) non mi trovai nell'impossibilità di guadagnarmi la vita perchè vivevo quotidianamente del mio lavoro, commerciando e validamente aiutato da alcuni compagni Libertari.
2° Emigrai nel 1925 recandomi in Tunisia e di poi in Francia ma sempre con la solidarietà e l'aiuto tangibile dei compagni Libertari, dei Legionari Fiumani, e sovrattutto della Gente di Mare. La mia partenza fu dovuta alla ormai insostenibile sfottimento delle Autorità Fasciste ed alla lurida complicità con esse di elementi sedicenti antifascisti che di fatto erano volgari spie e confidenti della Questura del RE.
3° A casa Vostra (fate bene memoria, Vi prego!) vi fui una sola volta, e precisamente nel 1924, con l'Avv. Raffaele Angius alla vigila del mio processo in Corte d'Assise per apologia di Regicidio. Non escludo che in tale occasione Vi abbia parlato della mia famiglia che era composta, oltrechè di mia moglie, dei miei figli: Aurora, Benito Spartaco, Brunetta, tutt'ora viventi (spero) e con gli stessi nomi come quando sono nati.
4° Rientrai dalla Francia non per mancanza di lavoro ma, veramente disperato per la grave malattia mentale che aveva colpito la mai compagna; con il figlioletto Germinal quasi moribondo ed i parenti tutti Fascisti o fascistizzati e tra i quali 2 o più nel gruppo “Rino Moretti”che infierivano contro di me e la mia famiglia.
5° Gli “antichi compagni anarchici” sapevano e sanno queste ed altre cose, Egregio Onorevole; e sanno pure che mai mi sono giustificato o scusato presso di loro o con altri. Soltanto essi (gli Anarchici) furono, sono e saranno i miei legittimi e spassionati giudici del mio operato e, sono certo che non hanno bisogno di molti lumi per ritenermi degno o indegno della loro stima, anche se come ho fatto dopo il crollo del Fascismo, non milito in nessun partito perchè: colpevole di aver capitolato al Fascismo (dopo 7 anni di dura lotta) sento il dovere di stare zitto; convinto però che il fascismo trionfò perchè moltissimi di di Vostra e di mia conoscenza passarono volontariamente al nemico 2, 3, 4, 5, 6 o 7 anni prima della mia capitolazione.
Io resto con i miei sentimenti Libertari ed economicamente povero più di prima sempre simpatizzante della dottrina Autonomista e Federalista del Partito Sardo D'Azione e, mi duole veramente quanto avete pubblicato nel Vostro libro forse senza intenzione di fare cosa cattiva verso la mia modesta o povera persona e, forse sovrattutto per aver dato ascolto a miei nemici personali interessati a farsi...belli... presso di Voi! Ma non per questo ho ancora perduto la mia stima nella vostra dirittura di UOMO d'ONORE e poiché mi sento sempre SARDO e quindi Onesto e Leale, mi auguro che questa mia lettera (lunga ma necessariamente così per evitare equivoci o malintesi) Vi induca a rimediare a tutto quanto avete scritto erroneamente ed ingiustamente contro di me. In tale attesa Vogliate gradire i miei deferenti saluti.

Nino Fois

======= NOTE =========
Dopo svariati solleciti fatti a Lussu (anche dagli amici sardisti Enrico Angius, Virgilio Caddeo, Emilio Conti ed altri) affinchè smentisse quanto erroneamente aveva pubblicato, solo dopo alcuni mesi si decise a dichiarare alla Commissione della Federazione Libertaria Sarda composta dagli Anarchici Casula Efisio, Prost Mario, ed altri che: “FU UN FUNZIONARIO DELLA QUESTURA...persona di sua fiducia... AD INFORMARLO e che NON POTEVA SMENTIRLO”
A tale dichiarazione reagì, l'anzidetta Commissione, oralmente, ma di poi non se ne fece più nulla.
Cagliari, 25 Maggio 1948

Questa è la trascrizione integrale della  "brutta copia" originale scritta a macchina su carta velina, della lettera di Antonino (noto Nino) Fois all'On. Emilio Lussu. La nota venne aggiunta sulla stessa "brutta copia". Antonino Fois era mio nonno.

22.4.15

Sono tanti, troppi

E se fossimo veramente così? Chiusi, inospitali, indifferenti, cinici. Se i commenti pieni di disprezzo e volgarità che affollano la rete, che si sentono per strada, non fossero rappresentativi di una minoranza ma indicatori del reale livello di civiltà di questo paese? E' un pensiero di quelli che non fanno certo bene al cuore, anzi fanno malissimo, ma non è catalogabile semplicemente tra quelli dettati dal pessimismo. Troppo frequente è il ripetersi di questi fenomeni. Difronte a una fila di cadaveri lunga chilometri, una moltitudine sempre più grande di cittadini del “bel paese” palesa senza alcuna reticenza sentimenti di odio verso chi ha “l'insopportabile” desiderio di una vita migliore. La chiusura a riccio è totale, nessuno spazio sembra esserci per l'idea che si possa rinunciare a qualcosa, fare come comunità un sacrificio per evitare che i cadaveri continuino ad ammucchiarsi nel nostro mare, un mare che è nostro tanto quanto è degli altri. Che diversi paesi europei abbiano un numero maggiore del nostro di immigrati, che paesi assai più poveri e più piccoli del nostro stiano facendo sforzi immensi per dare accoglienza a milioni di rifugiati, sono fatti verso i quali non siamo disposti a prestare alcuna attenzione. Tanto siamo pronti a indicare in altri quelli che si devono fare carico del problema, quanto ad escludere dagli altri noi. E' l'Europa che deve farsene carico! Certo, ma molti di quelli che la invocano sono gli stessi che vogliono una Europa sempre più debole, senza poteri di decisione che prevalgano su quelli nazionali. Aiutiamoli a casa loro! Sì, ottima dichiarazione, alla quale seguono feroci campagne per impedire, ad esempio, che i prodotti del sud del mondo arrivino sui nostri mercati. Qui non li vogliamo, che ci sporcano i nostri bei giardini con l'erbetta appena rasata, lì non possono stare perchè, causa guerre o fame, l'unica prospettiva è la morte. Quindi che si fa? Non è eliminabile l'aspirazione ad una vita migliore, c'è da sempre e sempre ci sarà. Non serve bombardare, distruggere i barconi: per uno eliminato altri se ne costruiranno. Ci piaccia o meno, con questa realtà dobbiamo farci i conti tutti, cercando di governare il fenomeno, sforzandoci di capire, e far capire, che non ci sono soluzioni facili. Si preferisce invece scatenare feroci campagne utili solo a far crescere l'odio e le divisioni tra gli esseri umani. Dovrebbe essere inutile ripetere che da sempre le persone viaggiano, o fuggono, verso paesi che possano dare un futuro. Inutile soprattutto per chi fino a pochi anni fa allo stesso modo cercava paesi migliori in cui vivere. Invece dobbiamo continuare senza sosta a ripeterlo ai tanti, troppi per essere solo una minoranza, che senza memoria della propria storia pensano che il futuro di questo paese possa essere costruito sui cadaveri.

11.4.15

Caro Luigi

Caro Luigi,
certamente ti fa piacere che ti dia del tu visto che ti rivolgi a me allo stesso modo nella lettera che, pur non avendoti dato il mio indirizzo, gentilmente mi hai inviato. Accolgo subito l'invito a contattarti che mi rivolgi, sai non mi perdonerei se non ricevendo risposta alla tua accorata richiesta di aiuto da parte mia potessi deprimerti, e magari compiere qualche gesto di cui dopo ti pentiresti. Caro Luigi, scusami, però te lo devo dire, francamente mi pari leggermente confuso nel tuo scrivere. Mi dici, certamente con il cuore in mano, che anche tu ti senti lontano dalla politica di professione, chiedendomi contemporaneamente di farti fare il politico di professione per almeno cinque anni. Converrai che qualcosa nella linearità del ragionamento sfugge, a meno che tu non intenda fare il Sindaco in modo dilettantesco, nei ritagli di tempo tra una riunione della tua società ed una della tua squadra di basket. Forse ti sembrerò strano o antico, ma personalmente sono convinto che la politica debba essere fatta professionalmente, studiandone i meccanismi e la storia, soprattutto poi se si vuole amministrare Venezia, la città più conosciuta ed osservata al mondo. Poi, caro Luigi, devo darti atto che sei uno che impara molto in fretta, e questo è una gran bella qualità. Veramente non mi aspettavo da uno così “esterno” e digiuno di politica parole come: “Ho deciso di candidarmi a Sindaco per mettere a disposizione della comunità che amo la mia storia, la mia esperienza di imprenditore, il mio cuore, le mie idee”. Però, mica male! Parole d'effetto, toccanti, uguali ma che più uguali non si può a quelle di quel tale che la politica la macina da anni, sì quel politico di lungo corso dal quale sei andato a chiedere la benedizione e il permesso prima di candidarti. Sì dai hai capito, quell'altro a cui come me dai del tu, il tuo amico Silvio. Ti manca solo di giurare sulla testa dei tuoi figli poi sei perfetto. Veramente Luigi, per uno alle prime armi prometti veramente bene come amministratore della cosa pubblica.
Per salutarti caro Luigi, ti raccomando di non preoccuparti di dover togliere tempo alla tua scoppiettante campagna marketing per rispondere a questa mia. Sai, per quanto mi riguarda ho la netta sensazione di non aver bisogno di te. Ciao.

21.3.15

Lo Stato di Barabba

In uno Stato di diritto serve un'accusa supportata da prove e fatti per affermare la colpevolezza di una persona, in uno Stato in cui i cittadini si sono trasformati in pubblico vociante la conoscenza è superflua, ed è sufficiente alzare il dito per indicare qualcuno come colpevole perchè questo lo diventi. Il diritto formale è sostituito con quello della piazza, sia questa reale o telematica, senza che ciò generi preoccupazione o almeno perplessità. Fino a poco tempo fa, ma sembra passato un secolo, serviva almeno un avviso di garanzia, ora non serve neppure essere indagato perchè la piazza di Barabba, come da tradizione, decida, anzi strilli, la condanna. Il gioco con la pelle delle persone sembra inarrestabile e sempre più feroce. E' una china molto pericolosa quella che porta a fondare il diritto sugli umori della piazza, perchè questa è volubile e facilmente usabile in varie direzioni e con diversi obiettivi. C'è da augurarsi che si trovi il coraggio di tornare a proclamare che la legalità si afferma e progredisce solo attraverso il rispetto delle regole formali, che non esistono scorciatoie o "convenienze" a cui dare priorità. La richiesta di legalità, perchè sia credibile, deve basarsi sul presupposto del rispetto della legge scritta anche quando questa tra lupi ed agnelli prevede che vengano salvaguardati i primi.

1.3.15

Buon senso

Buon senso imporrebbe una seria assunzione di responsabilità per le condizioni del paese ad un partito che negli ultimi anni ha diretto ministeri quali: Interni, Bilancio, Industria, Lavoro, Giustizia, Politiche Europee, Riforme Istituzionali, Semplificazione, Agricoltura. Buon senso appunto, ma quando mai questo ha avuto contatti con la Lega Nord.

25.2.15

Grazie Emma

Parlano e parlano per ore, l'oppositore di, e non al, regime si dilunga con ragionamenti nei quali è difficile trovare non solo un filo logico ma anche un briciolo di buon senso. Le chiamano trasmissione di approfondimento, ma l'unica cosa che approfondiscono, nel senso che spingono nel buio più profondo, è la voglia di starli ad ascoltare. Poi ad un ora che dovrebbe vederti già tra le braccia di Morfeo anzichè seduto davanti ad un televisore, appare una signora minuta, dall'aspetto sofferente ma con due occhi che sprizzano energia, la quale educatamente senza urlare, con parole pesate ti aiuta a capire le cose complesse che ti circondano e che fanno andare avanti, o indietro, il mondo. Il torpore dal quale fino a poco prima eri avvolto scompare, torni a pensare che politica non è grattare la pancia degli elettori ma comprendere e governare i fenomeni di oggi, ma soprattutto cercare di prevedere quelli di domani, capisci che dentro la frase “Uno slogan non basta, studiare è meglio” c'è tutto il perchè della pochezza della nostra classe dirigente, e non solo. Peccato che pochi, come spesso accade, avranno ascoltato questa signora, io però ancora una volta dico: Grazie Emma.

18.2.15

Così non se ne esce

Ebrei, cristiani, musulmani, ciascuno con decine di confessioni, riti e quant'altro si possa inventare per descrivere gruppi e ramificazioni varie. Distinzioni che si sovrappongono ad altre distinzioni creando una tela indistricabile. No, così non se ne uscirà mai, non si troverà il bandolo della matassa finchè insisteremo a descrivere il mondo su base religiosa o etnica. Torniamo a mettere al centro della nostra attenzione, delle nostre analisi solamente il termine persone, ragioniamo dei loro bisogni, delle loro aspirazioni, solo così si può rendere concreta la speranza di un mondo di pace.

Cambiamo maschera

Anche questo carnevale è andato, si ripone la maschera finta e si torna ad indossare quella vera. La maschera che portiamo tutti giorni, quella imposta dal ruolo, dalle consuetudini o, ed è la peggiore, dalla convenienza. Viviamo tutti, chi più chi, per fortuna sua, meno, fingendo e celando il vero io, siamo talmente abituati a farlo che spesso non sappiamo più quale sia la nostra vera identità, la nostra maschera diventa il nostro io. A carnevale puoi vedere donne occidentali travestite da orientali, un padano assumere i costumi di un moro, un borghese indossare gli abiti di un nobile, una bella indossare la maschera da strega, e tutti, così camuffati, sorridere assieme e divertirsi a divertire. Le altre maschere, quelle quotidiane, invece assai poco divertono, sono spesso maschere feroci indossate per mettere paura, dividere, emarginare, prevaricare. Il carnevale ogni anno è li a ricordarci quello che pur sapendo sembriamo condannati a dimenticare nel volgere di una notte: l'importanza di sorridere e far sorridere. E se provassimo a spezzare questo terribile incantesimo? Proviamo ad allungare i tempi delle maschere gioiose del carnevale ed accorciare, fino a farli scomparire, quelli delle maschere cupe della quotidianità. Chissà, forse potremmo scoprire che quella del carnevale non è una maschera ma il nostro vero volto.

10.2.15

Irrilevanti per scelta

Il mondo pare si stia nuovamente avvicinando alla soglia di un baratro nel quale aveva proclamato di non voler ricadere "mai più". Riecheggiano discorsi fatti da piccoli uomini che ancora una volta credono di poter ottenere risultati attraverso l'uso della forza, parole senza senso, piene solo di pericolosa negazione di quanto reso evidente da secoli costellati di inutile sofferenze e distruzioni. Viene da sorridere, se non fossimo davanti ad eventi tragici, a sentir dire con soddisfazione che l'Europa vive in pace da settant'anni; sì certo, basta non guardare un metro oltre il proprio confine. Del resto che l'Europa non sappia guardare oltre il proprio naso è cosa nota, e non certo perchè non possa ma perchè non vuole farlo. E' sufficiente scorrere le notizie su quanto accade subito dietro il confine a sud o ad est dell'Europa, per comprendere, volendo, come l'accozzaglia di staterelli che compongono l'unione europea siano governati, e popolati, da menti ottuse, così assorte nell'anacronistica difesa della propria "sovranità" da non riuscire a vedere il rischio di ritrovarsi sovrani di un mucchio di macerie. Mai come ora è evidente quanto sia necessario poter far parlare l'Europa con una sola voce, una voce potente, di una potenza data dal fatto di parlare a nome di 500 milioni di persone. Perchè questo sia possibile l'unica strada percorribile e quella di chiedere, ma soprattutto agire per realizzare, gli Stati Uniti D'Europa. Creare finalmente un governo politico con reali poteri di decisione che si ponga sopra gli stati nazionali, che lasci a questi poteri locali ma che su temi generali quali politica estera, difesa, economia sia soggetto prevalente. Non è più rinviabile aprire un dibattito non teorico sugli Stati Uniti D'Europa, far comprendere come solo un soggetto europeo fortemente legittimato può sedere al tavolo delle trattative far valere il proprio punto di vista. E invece no, si continua far finta che l'urgenza non sia questa dando spazio a personaggi che costruiscono carriere con anacronistiche teorie basate su parole d'ordine del tipo prima lo Stato o ancor meglio la Regione se non addirittura la Provincia. Si procede tutti in ordine sparso, ogni staterello bofonchia qualcosa più per affermare la propria esistenza che per trovare una soluzione. Così mentre decine di ministri irrilevanti proclamano, asseriscono, illustrano misure e contromisure a favore di telecamera, i morti si ammucchiano nell'ombra e le macerie aumentano. Siamo alla riproposizione del "dividi et impera" di antica memoria, con la novità però che questa volta il "dividi" non è un evento che si subisce ma che si promuove, si incoraggia in preda ad una follia di autoreferenzialità.

4.2.15

Imbriagon ti sarà ti!

Un'ondata di indignazione si è sollevata dopo le affermazioni di Oliviero Toscani sulla propensione dei veneti per l'alcol e il suo abuso. Già partite le prime denunce per ingiuria, diffamazione e danni morali, 5000 euro di risarcimento è quanto richiesto al noto fotografo. Naturalmente però non è una questione di soldi, bensì una battaglia per difendere la dignità veneta così gravemente colpita, infatti i querelanti pare abbiano già deciso di devolvere l'intero risarcimento in...ombre.

3.2.15

Occhi

Due sicuramente non bastano, ma anche quattro temo non siano sufficienti. Parlo degli occhi, e non tanto quelli per guardare, ma quelli per vedere. Anzi, per vedersi. E' sicuramente la cosa più difficile vedersi chiaramente, senza bluffare, per capirsi davvero. Per farlo sono indispensabili molti occhi, altri occhi diversi dai tuoi, ma anche qui non è facile perchè è necessario trovare quelli giusti, occhi sinceri non prevenuti che poi abbiano la forza di trasferire ciò che hanno visto alla bocca, per comunicartelo con parole sincere e schiette. Lo facciamo un po' tutti di ingannarci ed ingannare, crediamo che nascondere qualcosa "a fin di bene" sia spesso la cosa migliore, ma non è mai così, l'unica vero modo di volersi bene, e quindi poter voler bene agli altri, è quello di vedersi per quello che si è, imparare a vedersi fuori e dentro per scoprire ed accettare i difetti ma anche le qualità, che spesso sono più di quante sospettiamo. Chissà, magari la tecnologia in futuro inventerà qualcosa tipo dei google glass capaci di guardarci dentro e fare un report, ma credo che ancora per molto tempo dovremo continuare a cercare, e fidarci, degli occhi di uno, e più, veri amici.

13.1.15

#ForzaEmma

E' cosa risaputa che dopo la dipartita tutti si diventi migliori, come dimostrano le note di benemerenza, scritte o raccontate, che contestualmente alla dipartita per tutti si manifestano copiose. Allora vediamo di restare nel solco profondo della tradizione e non lasciamoci andare a fughe in avanti e a modernismi non richiesti. Sicuramente è vero che i Radicali sono avanti e spesso prefigurano quello che sarà il futuro, ma Emma Bonino non è ancora tra il gruppo, è non intende certamente farne parte a breve, dei cari estinti, piantatela quindi con questi funerei articoli in cui si racconta di quanto sia stata brava, forte, tenace, qualificata... Se non mi suonasse anche questo funereo mi verrebbe da dire che di tutta evidenza: "Emma è viva e lotta insieme a noi". Se proprio volete fare un gesto che sia d'aiuto e sostegno ad Emma, smettete di raccontare la sua malattia e cominciate a raccontare il suo impegno politico, le sue analisi serie ed approfondite, ad esempio, sul mondo arabo. Capisco che è cosa più faticosa ed alla quale non siete molto abituati ma provateci, scoprirete che è assai interessante e stimolante. Le parole "io non sono la mia malattia" invece di riportarle, capitele.

8.1.15

À La Guerre?

La si annuncia come riflesso istintivo alle agghiaccianti immagini di morte a Parigi, la si invoca come slogan miseramente opportunistico per ottenere facili consensi. Ma non è con l'invito alla guerra che si può pensare di fermare la follia integralista di chi crede in un dio così debole da poter essere sminuito con dei disegni. Una guerra, contro chi poi? Dove? contro i musulmani tutti? una parte? Quale parte? Sapendo cosa del "nemico"? Nella testa di molti si continua a credere che il mondo musulmano sia una cosa sola, fatta prevalentemente di beduini ignoranti e sottosviluppati, che vivono tra cammelli e deserti, tranne poi restare ogni volta a bocca aperta quando si dimostrano abili e preparati, quando non spietati, nell'uso di strumenti che pensiamo essere di dominio solo occidentale. Si dice sempre che la storia dovrebbe esserci d'insegnamento, ma come sempre tocca constatare che così non è. Siamo bravissimi a lanciarci in guerre, più o meno dichiarate, ma decisamente meno a sopportarne il peso, ancora meno ad ottenere da queste un qualche risultato decente. Dice Emma Bonino, che il medio oriente lo conosce veramente e che se non per saggezza, almeno per convenienza sarebbe bene ascoltare: "Pace e tolleranza non sono un evento, sono un processo". Ecco, invece di strillare proclami validi un giorno, cerchiamo di supportare questo processo prestando attenzione in modo non occasionale a chi cerca di muoversi verso questi obiettivi. Faciamolo anche con la consapevolezza che, proprio perchè un processo, sarà cosa lunga e ricca di contraddizioni. C'è invece una "guerra" che dobbiamo proclamare al più presto, una "guerra" difficile perchè non possiamo in alcun modo farla combattere dagli altri. E' quella contro noi stessi, contro il disinteresse che abbiamo per le nostre libertà e i nostri diritti. Siamo così stupidamente convinti che siano cose acquisite, intoccabili, che non prestiamo loro nessuna attenzione, tranne poi, quando qualcuno tenta di portarcele via, trovarci sgomenti a gridare "Je suis Charlie". Ma non si può continuare ad essere Charlie solo davanti a del sangue, per proclamare la libertà di parola di chi parlare non può più. Bisogna decidere di essere Charlie ogni giorno, ogni giorno difendere la libertà di espressione, soprattutto per il diverso da te, per quello che scrive, dice o disegna cose che trovi disgustose. Se veramente crediamo che le nostre libertà siano le basi della nostra vita, l'unico via per difenderle passa attraverso la consapevolezza che queste vanno promosse e sorvegliate ogni giorno, in caso contrario il rischio è di trovarci a non poter neanche più dire "Je suis Charlie".



3.1.15

Competenti, non eroi

Sono diventati esempi di straordinaria eccellenza nelle parole del Capo dello Stato, per altri sono eroi che agiscono con sprezzo del pericolo. C'è di che restare almeno un po' perplessi davanti a queste definizioni usate per chi fa fino in fondo il proprio dovere, per persone che molto probabilmente agiscono non avendo la minima impressione di fare qualcosa che va oltre le proprie capacità. E' vero che un paese ha sempre bisogno di eroi, ma forse non è un gran segnale se questi vengono identificati in chi semplicemente fa il proprio mestiere al meglio. Un comandante che rimane al proprio posto per gestire un'emergenza, un soccorritore che si cala per recuperare dei feriti, un medico che opera dei pazienti, un astronauta che vola nello spazio, un ricercatore che esperimenta e progetta cose nuove, sono tutte persone che fanno ciò per cui sono state preparate, anche quando ci si trova in condizioni limite. Certo, per un paese in cui incompetenza ed improvvisazione sono sempre più spesso trasformati in titoli di merito, vedere chi agisce in modo efficente innanzitutto perchè supportato dalla competenza, appare come qualcosa di incredibile. Riconosciamo pubblicamente i meriti di queste donne e uomini, ma lodiamo soprattutto preparazione, competenza ed impegno piuttosto che assegnarli la medaglietta da eroe, credo ne saranno più lieti e si eviterà di dare l'idea che il loro modo di agire sia qualcosa di eccezionale, mitologico, e non quello che tutti dovrebbero adottare. Con meno eroi e più persone preparate forse questo paese ha qualche speranza in più di migliorare.