12.5.10

La notizia "bucata"

I giornali oggi riservano grande spazio alla notizia che Marco Pannella ha amato quattro uomini. Appare un po' curioso il fatto che Pannella ottenga ampio spazio per una questione come quella sulle preferenze sessuali che dovrebbe interessare ben poco, anzi per nulla riguardando un personaggio che nella sua vita ha sempre lottato per le libertà sessuali. Ciò che mi lascia perplesso, e fa aumentare i dubbi sul livello dell'informazione in Italia, è il fatto che a fronte del tanto spazio riservato oggi, corrisponda un'assoluta mancanza di attenzione per Pannella in merito alle sue iniziative politche. Perché un giornalista ritiene degna di grande attenzione una notizia che sa di pruderie, e insignificante ad esempio l'analisi sulla possibiltà di rivedere un governo di unità nazionale? Non dovrebbe essere naturale che di un'uomo politico ciò che importa far conoscere, e quindi rendere giudicabile, siano le sue proposte in materia di economia, politica estera, lavoro, ricerca, diritti civili ecc.?
A rendere ancora più negativo il giudizio sui media del nostro paese è il fatto che oggi, 12 maggio, i giornalisti che hanno trovato senza difficoltà lo spazio sui loro giornali per parlare di Pannella, e quindi dei Radicali, non siano stati in grado di trovare lo spazio per un rigo con cui ricordare ciò che veramente importa oggi a Pannella e ai Radicali: 12 maggio 2010 anniversario dell'assassinio di Giorgiana Masi. Ma forse era impossibile per loro scrivere di questo, forse neanche sanno chi era Giorgiana e come è stata uccisa, sono troppo attratti da cosa accade sotto le lenzuola per trovare il tempo per informarsi ed informare sulla storia e sul futuro di questo sempre più sconfortante paese.

Per ricordare Giorgiana prendo in prestito la nota pubblicata oggi su facebook da una mia amica, Alberta Rocca.
Oggi si ricorda l'assassinio di Giorgiana Masi, una ragazza uccisa a diciannove anni durante una manifestazione di piazza. Era il 1977 e i Radicali indissero un sit-in in Piazza Navona per festeggiare il terzo anniversario della vittoria del referendum sul divorzio. Durante la giornata ci furono diversi incidenti, con lancio di bombe incendiarie e colpi d'arma da fuoco. Vennero fotografate persone in borghese armate e protette dai cordoni delle forze dell'ordine. Alcuni di questi fecero fuoco verso i manifestanti. Giorgiana Masi fu raggiunta da un proiettile alla schiena e morì durante il trasporto in ospedale.
Francesco Cossiga era allora Ministro degli Interni e dopo aver elogiato il 13 maggio in Parlamento "il grande senso di prudenza e moderazione" delle forze dell'ordine, modificherà più volte la propria versione dei fatti. Costretto dall'evidenza ad ammettere la presenza delle squadre speciali - tra gli uomini in borghese armati furono riconosciuti il commissario Gianni Carnevale e l'agente della squadra mobile Giovanni Santone - continuerà però a negare che la polizia abbia sparato, pur se smentito da vari testimoni e dalle inequivocabili immagini di foto e filmati. L'inchiesta per l'omicidio si concluse nel 1981 con una sentenza di archiviazione del giudice istruttore Claudio D'Angelo "per essere rimasti ignoti i responsabili del reato".
Il 24 ottobre 2008, il senatore a vita Francesco Cossiga rilascia all 'Quotidiano Nazionale' un'intervista in cui commenta recenti scontri tra polizia e movimenti studenteschi in questo modo:
"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì."
Si tratta di una confessione in piena regola su come Cossiga governava, da ministro dell'Interno, l'ordine pubblico. Sembrerebbe logico e doveroso che a simili dichiarazioni facesse seguito la riapertura dell'inchiesta da parte della magistratura.
In attesa di giustizia, io sono tra coloro che non vogliono dimenticare quel tragico 12 maggio del 1977. Ricordatelo anche voi.

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