19.12.12

#iostoconmarco

Il tema non è Marco, la sua salute, non è il rischio di vederlo morire. Il tema è osservare senza muovere un dito la morte dello stato di diritto, della legalità, la putrefazione di uno Stato che ogni giorno si comporta da criminale calpestando le sue leggi. Marco,  quel bestione abruzzese, come lui stesso si definisce, sta facendo lo sciopero della fame e della sete non per portare i detenuti fuori da quelle fogne disumane che sono le nostre carceri, ma sta lottando per ridare dignità e onore a questo paese, per imporre, sì imporre, ad una classe dirigente ipocrita e corriva il rispetto delle leggi scritte così che le carceri smettano di essere delle fogne.  Sta lottando, non protestando, per far terminare le condanne che costantemente le corti internazionali ci infliggono per l'eccessiva lunghezza dei processi,  per i trattamenti degradanti che i detenuti sono costretti a subire. Quello a cui si deve prestare attenzione non è se Marco, lo chiamo così perchè sempre così l'ho chiamato, mangia un mandarino o si fa una flebo per non dire addio ai reni, quello di cui si deve discutere sui giornali, alla televisione, in autobus, al bar, in piazza, a casa, è della urgenza non più rinviabile di riconquistare il rispetto della legalità, perchè un paese senza legalità è un paese che non ha futuro, che non può garantire dignità e benessere ai suoi cittadini. Perchè quando in un paese ci si rassegna alla strage di legalità, ci si rassegna alla strage di vite umane.

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