9.8.12

Farenheit 451

Uno di quei film abbastanza facile da trovare su un qualche canale in estate, stagione in cui si tende a riproporre sempre pellicole datate. Nonostante gli anni farenheit 451 mantiene un fascino inquietante, una vivezza che  porta a guardare quelle scene con attenzione. La storia è nota, è quella di una società futura in cui i libri vengono bruciati perchè ritenuti pericolosi, destabilizzanti per l'ordine costituito. Se nessuno legge si è tutti uguali e nessuno si sente superiore o insoddisfatto,  viene  spiegato al pompiere titubante davanti ad una enorme libreria che sta per essere bruciata. Una società in cui la conoscenza, il pensiero, la memoria sono visti come pericoli perchè impediscono l'omologazione, rendono gli individui capaci di sviluppare analisi e critica. Certo quando il libro venne scritto nel 1951 (il film è del 1966), Ray Bradbury immaginava una realtà fantascientifica, a noi oggi forse fa sorridere questa fantascienza  in cui mancano spade laser, mega razzi o personaggi color ottanio  dalle orecchie a punta.  Guardandomi attorno però mi viene un po' il dubbio che ci siamo adesso in quella fantascienza, ho l'impressione che in modo molto più tecnologico e sottile di quello raccontato da Bradbury si stia facendo un'opera di rimozione della memoria, della storia di cui siamo fatti, si cerca di far dimenticare tutto in fretta per meglio poter convincere che la tal cosa non è mai successa, che la situazione data non sia frutto di azioni passate, ciò che è stato è stato, andato, non val la pena di conservarlo, riguardarlo, analizzarlo, raccontarlo. Si cercano di eliminare le visioni diverse per convincere che il modello valido è uno solo, che tutti si deve tendere a quello. In fondo non è certo difficile trovare sostenitore del "con la cultura non si magia", e se non serve per mangiare vuol dire che non serve a vivere, e se non serve a vivere la si può buttare...
Non so, ma non vorrei che come accade nella meravigliosa scena finale del film di Francois Truffaut,  fosse il caso di mettersi recitare a memoria i libri per essere sicuri di salvare loro e la nostra storia nell'attesa di tempi migliori.

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