3.5.11

Dietro il cancello

Il grosso cancello si chiude alle spalle e un po' d'ansia ti assale, il rumore è proprio quello sentito nei film con anche la grossa chiave che fa due giri nella serratura, ma questo non è un film, non sei in poltrona a guardare qualche attore famoso, questo è un carcere vero con persone vere e anche se sai che il cancello che ti hanno chiuso alle spalle per te si riaprirà un po' d'ansia rimane.
Non è la prima volta, eppure è sempre la stessa sensazione quando ho la fortuna di entrare per una visita in un carcere. Sì, la fortuna, perchè è utile fare un giro in questo luogo che è parte integrante della città, anche se molti, troppi, fanno finta non esista e non vogliono conoscerlo. Un luogo dove persone affidate allo stato, i detenuti, e servitori dello stato, agenti di custodia e direttori, sono costretti in una situazione invivibile fatta di sovrannumero e carenze strutturali: 8 in celle per 4, letti a tre piani dove di notte ci si deve legare per non cadere di sotto, materassi per terra, spazi così ristretti da dover fare i turni per stare in piedi, servizi igenici indecenti, carenze enormi di organico, agenti costretti a valanghe di straordinari, fondi per il normale mantenimentio del carcere concessi con il contagoccie, direttori costretti ad elemosinare alle associazioni di volontariato la carta igenica o le lampadine per sostituirle nelle celle. Fa bene entrare in un carcere, si scopre una umanità che non si immagina, perchè le carceri non sono piene di feroci delinquenti autori di crimini efferati, sì ci sono anche quelli, ma per lo più ci sono poveracci, gente che conduceva una vita sul filo e che da quel filo è caduta, gente, molta, troppa, che forse non dovrebbe esserci in cella perchè in attesa di giudizio e che probabilmente uscirà perchè non colpevole. Non è poi così difficile finire dietro le sbarre e può capitare a chiunque di noi. Può succedere di trovarsi rinchiusi, magari per poco, magari facendo parte di quella percentuale che poi esce perchè innocente.
In carcere si vede come ad una persona basta poco per risollevarsi, basta la possibiltà di occupare il tempo con un piccolo lavoro, comprendere di avere un ruolo, trovare la possibilità di parlare, una mano per una nuova possibità. Li dentro scopri un modo fatto di "guardie" e "ladri" che spesso si aiutano, si rispettano e si trattano vicendevolmente da persone, perchè chi è li è, e rimane sempre, una persona.
Il mondo oltre il muro di cinta non è un mondo esterno al nostro ma è un pezzo del nostro mondo e sarebbe bene esserne consapevoli e sforzarsi di conoscerlo, si capirebbe così che il modo migliore per avere sicurezza è creare le condizioni perchè il carcere non sia un ghetto dal quale uscire con un marchio indelebile addosso, ma un luogo in cui indicare una nuova strada per ricomciare. Questo si può fare e un un paese che voglia dirsi civile lo deve fare.

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