8.4.10

Donne sotto tutela


Dunque, proviamo a fare un po' il punto sui proclami che in questi giorni sono stati fatti sulla pillola abortiva RU486. I due neogovernatori leghisti di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, appena eletti con voce stentorea  hanno dichiarato che la RU486 sarebbe rimasta nei magazzini e che nella loro regione (loro??) mai sarebbe stata usata, perchè loro hanno a cuore la salute della donna, perchè la pillola è pericolosa e non si può banalizzare l'aborto come se si trattasse di prendere un'aspirina.
Queste affermazione hanno subito portato due risultati, il primo, certamente voluto e auspicato, è stato quello di ottenere il plauso e il favore delle gerarchie vaticane, il secondo, forse meno voluto, è stato di dimostrare l'assoluta ignoranza in merito alla RU486, alla legge 194 e alla problematica dell'aborto in generale. Infatti come era assolutamente prevedibile nulla di quanto affermato da Cota e da Zaia il crociato, come lui ama definirsi, si è concretizzato  per il semplice fatto che i presidenti di regione non hanno alcuna autorità per impedire l'uso di un farmaco approvato da EMEA e AIFA (agenzia del farmaco europea e italiana),  che è assolutmente in linea con quanto previsto dalla legge che in Italia disciplina l'interruzione volontaria di gravidanza. Sulla fatto poi che la pillola sia pericolosa o che banalizzi l'aborto l'ignoranza dei due governatori è assoluta, basta infatti andare a vedere i dati relativi al ventennale uso del farmaco (si, perchè in Italia stiamo discutendo di sperimantazione, verifiche e studi su di un farmaco che in Europa si usa da più di ventanni....), per vedere che i rischi, pur esistendo come per qualsiasi farmaco, sono percentulamente bassissimi e molto minori di quelli dovuti all'uso dell'aspirina, che il rischio di morire per RU486 è 10 volte inferiore a quello di morire di parto (ovviamente nessuno sostiene che per la salute della donna è bene vietare il parto), che non esiste alcuna banalizzazione  visto che sono molte le donne che preferiscono comunque l'uso del sistema chirurgico rispetto a quello farmacologico. Anche un'altra cosa, voluta dai colleghi di governo dei due leghisti, è stata smentita: l'obbligatorietà del ricovero per tre giorni. Smentita peraltro ancora una volta assolutamente prevedibile ed annunciata, perchè chiunque, come tutti sanno, può uscire quando vuole da un ospedale semplicemente firmando la richiesta di dimissioni.
Fra qualche mese tutto questo "dibattito" fatto di urla e di affermazioni che poggiano sul nulla, ma che garantiscono visibilità e tornaconto personale, sarà dimenticato e l'uso della RU486 sarà semplicemente  un metodo  per abortire, le donne però continueranno a dover combattere per la loro salute e la libertà di scelta contro un'esercito di medici obiettori, tempi esasperatamente  lunghi per abortire e viaggi verso  regioni altre dalla propria, senza ovviamamente che i preoccupati governatori abbiano nulla da dire sui rischi per la salute delle donne.
Di questa vicenda resterà, solo per i non distratti purtroppo, l'evidenza di un paese in cui per opportunismo certa classe politica non si fa scrupolo di calpestare doveri  e diritti, assiema alla consapevolezza di vivere in un paese dove su tutto ciò che riguarda la sessualità vige ancora la convinzione che la donna deve essere posta sotto tutela perchè non in grado di scegliere da sola ciò che è meglio per se stessa.

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