3.3.13

Strano paese

Che strano paese è questo, un paese in cui si vota in massa chi fino a poche settimane prima era sbeffeggiato in ogni bar e luogo d'incontro, un paese che si infastidisce per gli insulti rivolti da politici stranieri ai propri capi partito, ma che al tempo stesso plaude a capipopolo che fanno dell'insulto agli avversari politici la nota distintiva della propria campagna elettorale. Un paese che fino ieri a malapena sapeva quali fossero i palazzi delle istituzioni e che improvvisamente al richiamo di un nuovo pifferaio si precipita a mettersi in fila per visitarne le sale. Un paese perennemente con il dito puntuto sulle colpe altrui e costantemente indulgente verso le proprie. Un paese in cui pare legittimo mettersi al disopra della costituzione e dove viene accettato quasi come un merito non sapere nulla del funzionamento delle istituzioni. Un paese in cui ci si rallegra quasi più per la sconfitta dell'avversario, considerato nemico più che avversario, che per la vittoria della propria compagine politica. Un paese in cui si immagina di poter regolare le proprie beghe interne senza curarsi del mondo che ci sta attorno, pensando che questo resti a guardare in attesa che la si smetta di azzuffarsi. Un paese in cui la memoria è a tal punto inesistente da poter ancora accettare come nulla fosse proclami, parole d'ordine e ragionamenti che hanno contribuito alle peggiori tragedie umane del secolo scorso. Un paese così verso quale futuro cammina?

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