10.1.13

Stracciamoci le vesti


Diciamolo tranquillamente, senza timore di smentita: ci fosse il campionato mondiale dello stracciarsi le vesti arriveremmo primi. Sì, perché non è seconda a nessuno la nostra abilità nell’indignarci per eventi tragici che abbiamo contribuito a far accadere. Si potrebbe fare un lungo elenco di azioni e scelte fatte nel nostro paese, da cittadini e governanti, per le quali appena dimostratesi deleterie si è dato il via ad affermazioni così piene di sdegno e indignazione da far apparire quelle azioni prive di ogni paternità. Ultima performance in ordine di tempo è quella messa in scena dopo la sentenza con cui la corte europea ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti nelle carceri, ordinando un risarcimento di 100000 euro ai tre detenuti ricorrenti ed imponendo azioni per eliminare le cause della condanna entro un anno. Sono bastate poche ore dalla sentenza perché non si contassero più le serie e forbite dichiarazioni per stigmatizzare come la situazione delle carceri non sia più tollerabile, come questa sia una vergogna per il paese, una macchia da eliminare al più presto. Non sono naturalmente mancate affermazioni di doveroso rispetto al monito che giunge oggi dall’Europa, quasi fosse la prima volta che veniamo condannati per questo motivo. Le frasi più contrite giungono ovviamente da chi per anni non solo ha fatto finta di non vedere il problema, ma ha addirittura deriso chi con costanza e argomenti cercava di portare alla luce quanto il livello di degrado stesse salendo oltre ogni limite accettabile. Quante battute, sorrisi ironici, frasi sarcastiche ed offensive sono state rivolte da quanti oggi si stracciano le vesti ad esempio a Marco Pannella, sì proprio quel fastidioso, insopportabile, logorroico Pannella, quel vecchio che ha l’orrendo vizio di farsi dare spesso ragione dal tempo, mentre metteva a rischio la sua vita per dare speranza di vita al Diritto e alla legge che lo stato per primo violava. Quante volte i lesti compositori di frasi inneggianti a “prepotenti urgenze” e “provvedimenti non rinviabili” hanno fatto finta di nulla dinanzi alle condanne settimanali che giungevano dalle corti internazionali. Come mai gli attenti esaminatori dell’economia non hanno prestato la minima attenzione ai dati che segnalavano come la malagiustizia costasse al paese, ai suoi cittadini, ogni anno un punto percentuale di pil, cioè 15 miliardi di euro. Quante volte gli odierni contriti davanti ai 100000 euro che dovranno uscire dalle casse dello stato, e saranno solo i primi di molti visto che altre centinaia di cause sono pronte, hanno fatto spallucce davanti alle centinaia di suicidi dentro le carceri.
Tranquilli comunque, a breve tutto questo sdegno ed indignazione finirà, perché c’è una cosa in cui siamo ancora più bravi dello stracciarci le vesti: rimettercele uguali subito dopo.

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