12.9.13

Nessun rimpianto o quasi

Mi è tornata spesso in mente la frase della prof di lettere che all'itis diceva: "un giorno rimpiangerete la scuola". Oggi vedendo ragazzi uscire dalle scuole ci ho ripensato e, ancora una volta, mi sono detto che non rimpiango affatto i giorni della scuola. Certo, ricordo il tempo passato e le cose fatte, e quelle non fatte, in quel periodo, ricordo l'adorabile prof di lettere del biennio che mi fece amare i promessi sposi narrandoli come fosse a teatro anzichè in una grigia aula senza finestre, ricordo con simpatia il prof di tecnologia (più per il tipo che per la materia) e l'assistente di laboratorio, ricordo con molta meno simpatia il prof di elettrotecnica che invece della sua materia insegnava a giocare a scacchi, ricordo lo sguardo fulminante della prof di matematica vedendomi davanti al cancello partire per una manifestazione, ricordo i canestri "presi in prestito" dal campo esterno del Bruno (rivalità mai sopita con quelli del liceo...), ricordo l'occupazione del pastificio Santi (chissà se qualcun altro a Mestre la ricorda). Insomma molti ricordi importanti interni ed esterni al mondo della scuola, sicuramente una qualche forma di riconoscimento per la formazione ricevuta, ma rimpianti delle lunghe ore passate in classe, della rigidità e il senso di distacco spesso percepito tra studenti e alunni, della limitazioni di espressione, no, proprio no. Non so a questo punto esattamente cosa secondo la prof avremmo rimpianto, in un solo caso mi sentirei di poterle dare ragione: se si riferiva al fatto di essere giovani e con tutto il futuro davanti.

1 commento:

  1. Ah, solo adesso la vedo: certo che mi ricordo l'occupazione del Pastificio Santi, abitavo poco lontano, all'angolo Cà Rossa.- Rielta, io credo che sia 1969-70 max. Non ho partecipato,ero già all'Università, al Liviano e occupavo là. ma credo che fosse un'occupazione giusta, dopo credo che lo abbiano demolito e hanno costruito qualche squallido casermone o casermino.E allora era meglio essere ingenui e casinari e occupare che essere riflessivi e realisti e lasciare che andasse avanti il sacco di Mestre. Maurizio Angelini

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