20.5.13

Enzo Tortora 25 anni fa


Indignazione e sdegno come se piovesse, censura, riprovazione. Un esercito di commentatori, armati di penna e tastiera, desiderosi di dimostrare quanto imparagonabile fosse la tortura giudiziaria subita da Enzo Tortora e dalla sua famiglia con la vicenda di Berlusconi. In questa moltitudine anche chi, per essere coerenti con il proprio pensiero che ha elevato a categoria sacra ed intoccabile quello dei giudici, di fronte a un vero nuovo Tortora, un uomo ricco e famoso che si scaglia contro la magistratura, non potrebbe che stare dalla parte dei giudici, e puntare, proprio come allora, il dito contro Tortora. Forse è per questo che il 18 maggio nessuno, dell'esercito di cui sopra, ha pensato di dover dedicare un vero ricordo ad Enzo Tortora a 25 anni dalla morte. Non un editoriale o un servizio televisivo, neanche una citazione tra le notizie della settimana che ogni sabato vengono riassunte da quel bravo ed amato giornalista in quella bella e amata trasmissione della democratica rai 3. Forse troppo difficile o imbarazzante, per i seri e compunti commentatori, ricordare la storia di un uomo che vistosi travolto da una montagna di fango e di calunnie costruite ad arte e gonfiate dalla voglia di avere un bel mostro da sbattere in prima pagina, decise di combattere una battaglia civile nel nome della legalità e dello stato di diritto. Un uomo che trovò la forza per andare ad una guerra che sembrava, e molti auspicavano, persa in partenza con la sola compagnia di quel piccolo e scalcinato esercito del Partito Radicale. Forse troppo difficile o imbarazzante ricordare come quella vicenda che distrusse un uomo innocente, premiò con brillanti carriere dei giudici certamente colpevoli di una immane ingiustizia.
Tortora lo urlò ai giudici: “io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”, oggi forse quell’urlo andrebbe rivolto ai tanti che prontissimi ad usarlo per una personale guerra, hanno deciso di non raccontarlo nel venticinquesimo dalla morte.

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