7.12.11

Il paese dei sapienti

Si sa, gli italiani sono un popolo di santi, poeti, navigatori e ct della nazionale. Da qualche giorno però si è scoperta un'altra carattersitica delle italiche genti: sono un popolo di presidenti del consiglio e ministri dell'economia. Da qualche giorno c'è un'esplosione di affermazioni del tipo: "saprei ben io come farla una manovra economica equa e solidale". Si sentono un po' ovunque, escono dalle bocche degli avventori del bar sport, di noti e meno noti giornalisti, ma anche da quelle di chi fino a quindici giorni fa aveva concretamente la possibiltà di farla una manovra economica. In tutto questo fiato in libertà mancano sempre alcune considerazioni, sembra infatti che nessuno ricordi l'assoluta criticità della situazione che vede la neccessità di trovare soldi subito, un subito ora non fra quattro mesi, pena la caduta in uno scenario Argentino per il nostro paese e forse non solo. Ma quello che manca totalmente nella formulazione di migliaia di manovre e riforme alternative da parte dei novelli statisti, è la considerazione che se siamo arrivati sull'orlo del baratro, se azioni drastiche si sono dovute compiere rapidamente è a causa di tutto ciò che non è stato fatto in questi decenni dalla partitocrazia. Quella partitocrazia che non ha voluto intervenire sull'assetto del paese, quando lo si poteva fare in modo graduale, per interessi di bottega, quella partitocrazia lasciata proliferare per disattenzione e mancanza di informazione ma anche, e forse soprattutto, per misero interesse personale dalla maggioranza dei cittadini di questo paese.

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