14.12.11

Guardiamoci in faccia

Prima la caccia ai rom che non riesce a lasciare un corpo a terra, poi quella ai senegalesi che invece riesce a lasciarne due in una pozza di sangue. Ora è il momento della caccia alle motivazioni con le quali autoassolverci dall'accusa di essere un paese in cui il razzismo scorrazza liberamente. Guardiamoci in faccia, non raccontiamoci storie, perché lo sappiamo benissimo che quanto accaduto a Torino e a Firenze potrebbe accadere in moltissime altre città italiane. Quello che per comodità cerchiamo di incasellare sotto la voce "follia" in realtà è solo il frutto di un clima, un atteggiamento che appartiene a molti, quei molti dai quali ciascuno di noi naturalmente si esclude, ed è facilissimo da ritrovare se solo ci guardiamo attorno. Perché quante volte abbiamo, se non fatto, ascoltato discorsi razzisti senza obbiettare nulla, limitandoci al massimo ad un'alzata di spalle, quante persone che conosciamo e frequentiamo ci hanno detto "basta non se ne può più di tutti questi immigrati di merda", quante volte abbiamo riso a battutte stupide sui neri, i rom, gli zingari, e non diciamoci che "sono solo battute", che "c'è una bella differenza tra un frase ed una sprangata", perché sono certe frasi ripetute che fanno nascere la ricerca di una spranga. Cominiciamo a trovare il coraggio di ammettere che le cose stanno così e forse cominceremo a fare qualche passo in avanti verso una convivenza migliore. Cominciamo a guardare in faccia una brutta realtà per riuscire a scongiurare il pericolo che qualcuno torni a dire: "ci sono milioni di disoccupati nel paese, ci sono milioni di ebrei di troppo".

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