22.5.16

E adesso, dopo le parole?

Dopo giorni ad argomentare sulla sua grandezza, a spiegarci la lungimiranza, dopo aver glorificato ed incensato Marco Pannella. Dopo che la politica, quella “ufficiale”, non quella da marciapiede, si è dichiarata orfana di un grande di questo paese, dopo aver auspicato che il suo pensiero, quello che non hanno ascoltato ma spesso irriso, possa continuare ed espandersi. Dopo che un'improvvisa schiera di estimatori dei Radicali si è palesata, uscendo da luoghi così oscuri da non essere stata visibile da nessuno per anni. Dopo che, scesi dal Palazzo per fare qualche passo sulla strada di Marco, vi accingete a rientrare nelle vostre stanze, ecco dopo tutto questo, adesso, voi signori del potere, cosa pensate di fare? Continuerete nella vostra politica da nani, o avrete il coraggio di dare corpo a quella politica che non può più avere il corpo da gigante di Marco? E' ora il momento di farsi carico, di discutere seriamente, concretamente, temi e proposte come quelli sul fine vita, sull'eutanasia, sulla legalizzazione delle cannabis, sul diritto alla conoscenza. Ora, subito, è il momento di discutere di Stato di diritto, di amnistia ed indulto, della situazione delle carceri. Rileggetevi, anzi leggete perchè non lo avete fatto, il messaggio dell'ex Presidente Napolitano inviato alle Camere e mai da voi discusso. Adesso dovete dimostrare di non essere solo parole ma anche azione, di saper essere classe dirigente che guarda lontano e non si ferma all'oggi, che parla alle menti e non alla pance, che accetta di essere impopolare per non essere antipopolare. Voi, politici che avete fatto di tutto per tenere Pannella e i Radicali ai margini, silenziati, esclusi da tutto, dimostrate di aver capito, o di voler capire, il lascito di idee e progetti di Marco. Altrimenti i vostri compunti omaggi, veramente puzzeranno di ipocrisia lontano un miglio.

3.5.16

Famiglia d'anima

Non mi è mai appartenuto il concetto di famiglia inteso come quell'insieme di legami dettati dalla consanguineità. Non ho mai sentito quella cosa che molti con orgoglio chiamano il “richiamo del sangue”. Per me la famiglia è, è sempre stata, quell'insieme di persone che completano, fanno crescere il mio essere, persone che io ho scelto, che per motivi, a volte uguali a volte diversi, sento essermi indispensabili. Sono persone alle quali ho deciso di donare un pezzo del mio cuore e alle quali nulla chiedo in cambio. I membri della mia famiglia, la mia famiglia d'anima, spesso neanche si conoscono tra loro, forse non sanno neanche di farne parte, nella mia famiglia, quella che mi serve per vivere, per fare un passo dopo l'altro, non ci sono cognomi uguali e se ci sono è un fatto irrilevante, a me bastano i nomi. Allora nel mio sangue scorrono nomi come, Monica, Pier, Elena, Bobo (ma vi pare un nome Bobo?), Andrea, Annalisa, Antonella, Marco, Emma, Mitia... e molti altri. Perchè ho la fortuna di essere ricco di persone che mi hanno donato tanto, senza le quali non sarei quello che sono e non potrei fare quello che ancora devo fare. No, non confondo l'amicizia con la famiglia, queste persone sono assai più degli amici, sono pezzi di me, mi compongono e quando ne perdo una è un pezzo di me che si perde. Questa è la mia famiglia, l'insieme di ciò che è simile a me in cui cercare certezze, ma anche diverso da me, in cui trovare quei dubbi che mi costringono a non fermarmi.