17.6.13

In cerca del respiro

Non te ne accorgi, succede all'improvviso e ti senti accerchiato da un assedio dal quale non sai come uscire. Ti sembra di essere sopraffatto dalla tua quotidianità. Una quotidianità che magari ti piace pure,  perchè non è fatta di sola banale ripetitività ma riesce pure a gratificarti, a riempirti, a farti sentire di non sprecare il tempo. Eppure arriva un momento in cui ti sembra di non poter respirare, senti il cuore andare a mille come se volesse fuggire dal petto. Non capisci perchè, non trovi un motivo, senti solo di dover correre fuori in cerca di aria. Allora, magari, prendi e monti in macchina e vai, vai, vai, non sai dove ma sai che puoi trovare l'ossigeno di cui hai bisogno. Ed ecco che  improvvisamente  senti che il respiro riprende, il cuore rallenta nel petto, l'assedio ed ogni pericolo scompaiono. E mentre continui ad andare, leggero come ti sembra di non essere mai stato, quasi senza accorgertene, le lacrime si sciolgono e scendono fino alle labbra a far spuntare un sorriso.

12.6.13

Le ricette della politica per la scuola

Con convinzione e fervore un esponente della della Lega Nord oggi finalmente ha indicato la via per far compiere un salto di qualità al sistema scolastico di questo paese: “...perchè gli insegnanti devono essere della zona, così da poter meglio spiegare la storia del luogo, spiegare la lingua, le abitudine, le tradizioni enogastronomiche!”. In effetti pesa la mancanza nel corpo docenti del professore di polenta taragna.

11.6.13

La piazza oggi, cioè ieri, anzi domani

Gesti, frasi, riti, abitudini. La piazza della città è una realtà in cui il tempo pare immutabile, fermo o al massimo in ciclica ripetizione. Se ti fermi, guardi, ascolti, lo vedi. I ragazzi e le ragazze sembrano sempre gli stessi, divisi in gruppetti omogenei dalle differenze ben visibili ma sempre le stesse. Un gruppo fatto di “fighetti” figli di papà con la maglia giusta, l'occhiale giusto, la scarpa giusta. Un altro fatto da quelli un po' più “sfigati” ai quali di stare in piazza sembra non importare nulla, anzi quasi non vorrebbero proprio starci ma ci stanno perchè quello è comunque il posto giusto. Ci sono poi i “single” che sono in piazza da soli ma non si capisce bene, non si è mai capito, se per aspettare qualcuno che li porti dentro un gruppo o nella speranza di trovare qualcuno con cui creare un nuovo gruppo. Un gruppo che poi nuovo non è, perchè sicuramente si tratta della replica di una cosa che c'è già stata, ma dato che questo particolare non è noto ai componenti del gruppo in realtà nuovo, almeno per loro, lo è. Non mancano naturalmente gli alternativi, quelli che passano fintamente per caso per poter criticare la fauna piazzaiola, ma in realtà anche per tenersi aggiornati sulle tendenze, ovviamente per poterle criticare. Sì certo qualcosa cambia nel tempo, ciascun gruppo ha i “distintivi” tipici del periodo: ieri il walkman oggi l'iphone, ieri le marlboro, oggi sempre le marlboro. Anche i discorsi dei ragazzi sembrano, all'orecchio di chi ragazzo non lo è più, molto simili se non uguali a quelli di un tempo, e se ti fermi ad ascoltarli magari immedesimandoti e trasfigurandoti per quanto possibile, ti accorgi che anche i discorsi dei grandi sono sempre gli stessi, uguali a quelli che sentivi quando il ragazzo eri tu. Ti trovi così in uno strano gioco di ruolo ripetitivo, un gioco dove i segnaposti, le fiche, gli oggetti sono sempre gli stessi e dove giocatori, perchè ogni volta nuovi, non si accorgono, anzi non sanno, di giocare sempre lo stesso gioco. Gesti, frasi, riti, abitudini. La piazza è una realtà in cui il tempo pare immutabile, fermo o al massimo in ciclica ripetizione...

4.6.13

I cannibali sono quelli dell'isola vicina

Nasce in un istituto tecnico, uno di quelli dove un po' per tradizione e un po' per stereotipo certi temi sembrano più difficili da trattare. Ha un titolo che appare quanto di più “scorretto” e non condivisibile. Le premesse ci sono tutte perchè sia una cosa interessante. Interessante lo è veramente questo video nato da un lavoro di discussione sull'omofobia fatto tra gli studenti e i professori dell'istituto Pacinotti, un tema certamente di cui molto si chiacchiera e forse su cui poco si riflette tanto nel mondo dei “grandi” quanto in quello dei giovani. Questa volta invece la sensazione che si ha guardando il video, ed ascoltando l'illustrazione del percorso che lo ha generato, è proprio quella di una riflessione fatta dai ragazzi in modo approfondita. Traspare con forza questa riflessione dalla scelta delle frasi per rappresentare quello che è un sentire comune anche se spesso negato, un tentativo di togliere il velo a quei pensieri diffusi dai quali nasce poi la solitudine in cui vengono spinte le persone che amano in modo “diverso” da quello che l'abitudine, la narcotizzante abitudine, ci fa ritenere essere “normale”. La stessa scelta del titolo “senza i pregiudizi sarebbe un caos” testimonia con la forza di uno schiaffo una difficoltà, un bisogno, una ricerca di certezze magari sbagliate, e la frase è innegabilmente sbagliata, che consenta di inquadrare, incasellare tutto e tutti in una normalità rassicurante che allontani il dubbio, che eviti la fatica di doversi confrontare ogni giorno con chi opera scelte diverse, scelte che potrebbero rompere quel guscio protettivo in cui spesso comodamente ci rinchiudiamo. Nasce proprio dalla paura dell'altro l'omofobia, dal bisogno di catalogare come pericoloso, ed in quanto tale da combattere, ciò che non rientra nei nostri canoni ed esiste un solo modo per vincere questa paura, quello della conoscenza. Conoscere è la via che hanno scelto questi studenti per provare a capire, per accettare almeno il rischio di vedere insinuarsi un dubbio che potrebbe scardinare comode certezze, ed allora anche la frase “io sono omofobo, e non cambio idea”, l'averla pronunciata invece di custodirla ipocritamente solo dentro di se, può essere forse un passo per incrinare comode ipocrisie come quella, citata del preside del Pacinotti, di ritenere sempre che i cannibali sono quelli dell'isola vicina.


Senza i pregiudizi sarebbe un caos. from Osservatorio Lgbt on Vimeo.




Interviste Professori from Osservatorio Lgbt on Vimeo.