30.8.12

Respiro

Tornare li dove la vita ti aveva lasciato senza respiro, dove per un momento ti sembrava si fosse fermata. Ma la vita, si sa, non si ferma, e allora tornare esattamente nello stesso punto forse può  essere il modo giusto per riprendersi quel respiro interrotto.

26.8.12

Regalo

Per molti anni mi ha fatto compagnia questo campanaccio, regalo ambito dal bambino di un tempo. Ora, che dov'era non c'è più nessuno che lo possa far suonare di tanto in tanto suscitando ricordi, è andato nel posto più giusto.
Un ciao a chi so io.

25.8.12

Terra

Li cerco con sempre maggiore frequenza, per una voglia, forse un bisogno, di  trovare racconti di storie che pur non dipingendo esattamente la mia storia ne richiamino però i frammenti più belli,  che riportino alla mente odori che ho conosciuto e più volte riassaporato, facce ed espressioni amate e familiari, luoghi visti e rivisti sempre con la gioia nel cuore. E allora il raccontare di Marcello Fois, Michela Murgia, Salvatore Niffoi stanno riempiendo la mia libreria. Non ho mai sentito di essere legato  alla terra in cui sono nato,  il senso di appartenenza al luogo in cui da sempre vivo, o ad un qualsiasi luogo, non è mai entrato nei miei ragionamenti, eppure per la terra di Sardegna sento una passione ogni anno più forte. Non so se è il mio sangue, nella sua metà sarda, che in qualche modo con il passare del tempo si sta prendendo una rivincita, cosa anche questa che richiamerebbe una certa "sardità", ma non credo. Credo piuttosto che sia qualcosa tipo quello che scrive  Michela Murgia  sulla possibilità di essere più fratelli tra compagni di giochi che tra figli della stessa madre. Ecco, se esiste una "mia" terra non è quella in cui sono nato, ma quella che mi ha fatto, e continua a farmi, crescere il cuore.

23.8.12

Fratelli per davvero

"Abbiamo giocato nella stessa strada. È così che si diventa davvero fratelli, che venire dalla stessa madre non ha mai reso parenti neanche i gatti." (M. Murgia - L'incontro).
Sottoscrivo.

20.8.12

Alla fine dei giochi


Si racconta che in origine le olimpiadi decretassero una tregua nelle guerre, si smetteva di combattere con le armi e si andava competere pacificamente. A giochi conclusi si tornava alla quotidianità della guerra e della morte. Per Samia Yusuf Omar le cose non sono cambiate a distanza di secoli dai primi giochi olimpici, per Samia dopo Pechino 2008 è ripresa la guerra, ha smesso i panni dell'atleta ed ha ricominciato a combattere per la sua vita. Samia Yusuf Omar a 21 anni ha perso la guerra morendo su un barcone diretto in Italia. Probabilmente nessuno fece attenzione alla sua prestazione olimpica, riusciremo a fare attenzione tra qualche giorno alla sua e altrui quotidiana guerra per sopravvivere?

17.8.12

La fatica della democrazia

"La democrazia è faticosa", diceva qualche giorno fa una donna intervista a Roma davanti al teatro Valle. Verissimo, costa fatica far vivere la democrazia, una fatica quotidiana, perchè quotidianamente la democrazia dev'essere accudita e difesa. Come tutte le fatiche però a lungo andare anche questa si cerca di evitarla, di demandarla ad altri con la scusa che in fondo se non me ne occupo io ci sarà certamente qualcun altro che lo farà. Ogni giorno aumentano quelli che delegano questa fatica e la democrazia inesorabilmente si trasforma da bene comune a cosa che non ci riguarda, sconosciuta, diventa oggetto nelle mani di pochi i quali possono, grazie al disinteresse generale, farne strame. Dilagano così populisti che gareggiano tra loro nell'affermare che le regole della democrazia sono solo degli impicci, delle anticaglie inutili di cui non tenere conto. Come con la goccia che scava il sasso, si smussa e si consuma quella pietra preziosa che è la democrazia fino a farle perdere brillantezza convincendo così che non vale veramente la pena di faticare per accudirla e proteggerla, e che chi si ostina a farlo in fondo non è altro che un perditempo nostalgico incapace di vedere la bellezza dei nuovi luccicanti vetri colorati.

13.8.12

Optional

Ilva deve chiudere, non deve chiudere, non si capisce (o forse sì), certo è che chi deve decidere sarà bene lo faccia in fretta. Deprimente però che al centro dell'attenzione ci sia un provvedimento nato a seguito di una richiesta di attuazione di norme di legge, quelle leggi che chi oggi fa la faccia stupita, preoccupata e indignata ha voluto, scritto e promulgato, ma mai preteso venissero applicate. L'obbligo al rispetto delle leggi rimane in questo paese un optional di cui non si sente la necessità.

9.8.12

Farenheit 451

Uno di quei film abbastanza facile da trovare su un qualche canale in estate, stagione in cui si tende a riproporre sempre pellicole datate. Nonostante gli anni farenheit 451 mantiene un fascino inquietante, una vivezza che  porta a guardare quelle scene con attenzione. La storia è nota, è quella di una società futura in cui i libri vengono bruciati perchè ritenuti pericolosi, destabilizzanti per l'ordine costituito. Se nessuno legge si è tutti uguali e nessuno si sente superiore o insoddisfatto,  viene  spiegato al pompiere titubante davanti ad una enorme libreria che sta per essere bruciata. Una società in cui la conoscenza, il pensiero, la memoria sono visti come pericoli perchè impediscono l'omologazione, rendono gli individui capaci di sviluppare analisi e critica. Certo quando il libro venne scritto nel 1951 (il film è del 1966), Ray Bradbury immaginava una realtà fantascientifica, a noi oggi forse fa sorridere questa fantascienza  in cui mancano spade laser, mega razzi o personaggi color ottanio  dalle orecchie a punta.  Guardandomi attorno però mi viene un po' il dubbio che ci siamo adesso in quella fantascienza, ho l'impressione che in modo molto più tecnologico e sottile di quello raccontato da Bradbury si stia facendo un'opera di rimozione della memoria, della storia di cui siamo fatti, si cerca di far dimenticare tutto in fretta per meglio poter convincere che la tal cosa non è mai successa, che la situazione data non sia frutto di azioni passate, ciò che è stato è stato, andato, non val la pena di conservarlo, riguardarlo, analizzarlo, raccontarlo. Si cercano di eliminare le visioni diverse per convincere che il modello valido è uno solo, che tutti si deve tendere a quello. In fondo non è certo difficile trovare sostenitore del "con la cultura non si magia", e se non serve per mangiare vuol dire che non serve a vivere, e se non serve a vivere la si può buttare...
Non so, ma non vorrei che come accade nella meravigliosa scena finale del film di Francois Truffaut,  fosse il caso di mettersi recitare a memoria i libri per essere sicuri di salvare loro e la nostra storia nell'attesa di tempi migliori.

8.8.12

Pensando a domani

Qualche pensiero sul caso di Alex Schwazer mi va di buttarlo giù, non per il riflesso collettivo che in questi casi non tarda mai ad arrivare di fare il giudice, il censore feroce, ma per me, per provare a non fermarmi all'oggi. Innegabilmente Alex ha fatto una  cazzata, una di quelle che per voglia di strafare a volte fanno i ragazzi a quell'età, quelle che molti di noi nel proprio piccolo hanno fatto finendo poi magari con non pochi brutti lividi. Sì, perchè forse su questa cosa varrebbe la pena di fermarsi a riflettere, sul fatto cioè che quelli che noi con tanta velocità trasformiamo in divinità, in eroi invincibili senza macchia dietro cui spesso nascondiamo le nostre incapacità e frustrazioni, sono semplicemente dei ragazzi, a volte poco più che bambini, buttati al centro del mondo con tutte quelle fragilità che naturalmente si hanno a quell'età e che solo gli anni, a volte neanche quelli, insegnano a conoscere e gestire. Una cazzata quindi fatta da un  ragazzo, ma non per questo scusabile, che però è stata affrontata senza cercare rifiugio in attenuanti o alibi, senza accampare scuse o scaricando su altri, ma invece attribuendosi interamente la colpa, assumendosi in pieno una responsabilità individuale. Un atteggiamento che pur non togliendo nulla alla dimensione dell'errore per cui viene estromesso dalle competizioni, sconfitto, il ragazzo di oggi, spero, e perchè no mi auguro, possa aiutare a farsi valere nella vita l'uomo di domani Alex Schwazer.

6.8.12

Senza sosta

Come non lo facevo da un bel po'. Tutto d'un fiato, senza fermarsi, senza provare fatica o stanchezza, come se non ci fosse altro modo per farlo, chiudendo fuori il mondo per ore, continuando con voglia ed accrescendo la voglia di continuare, senza una pausa se non per fare un profondo respiro per rituffarsi nella ricerca di saziare una voglia che sembra insaziabile. Fermarsi solo all'ultima pagina. Bello!

5.8.12

Contratto di matrimonio

Escludendo a priori le affermazioni dei non pochi personaggi beceri e volgari e focalizzando l'attenzione su quanti tentano di argomentare l'avversione per il matrimonio omosessuale con apparente pacatezza, quelli cioè che non dimenticano mai di dire in premessa di non avere alcun pregiudizio verso gay e lesbiche ("persone come tutte le altre", "ne conosco tantissimi", "sono miei amici", e via andare di banalità), resta comunque difficile seguire la logica percui una cosa che non toglie nulla a nessuno, non arreca danno o sofferenza è da contrastare.
Personalmente mi interessa poco, anzi nulla, l'istituto dele matrimonio, mi interessa invece molto vedere garantita, anzi accresciuta, dalle istituzioni dello stato la libertà di scelta e la parità di diritti e doveri. Proprio su questo aspetto, la parità di diritti e doveri, diventa evidentemente insostenibile per uno stato che voglia definirsi democratico il fatto che due persone sole se di sesso diverso possono recarsi presso gli uffici comunali e stipulare un contratto. Perché di questo si tratta, di un contratto tra due persone che nulla ha a che fare con questioni di carattere religioso. Questioni che sono sempre la vera base delle obiezioni al marimonio omosessuale. In comune davanti al Sindaco non si trattano temi di fede ma normative dello Stato. Laico per definizione, vorrei ricordare.