31.5.10

Dietro la maschera

Assassino! Nazzista! No all'eugenetica! Ogni vita è degna di essere vissuta!
Erano queste le parole scagliate con violenza addosso a chi voleva solamente porre fine ad inutili trattamenti sanitari a chi non si sarebbe mai ripresa,  a chi voleva eseguire un'esame per evitare di mettere al mondo un figlio destinato a sofferenza certe ed indicibili o, ancora, a chi voleva poter scegliere per se una morte dignitosa a fronte di una vita che non lo era più. Brandite come armi da un'esercito di politici senza scrupuli, queste parole sono servite per poter indossare la maschera di paladini della vita e di strenui difensori dei valori di santa romana chiesa. Per emanare leggi retrograde e antiscentifiche, porre divieti e condannare ad inutili sofferenze, al solo scopo di ottenere i favori di potenti prelati. Ma questo agire è, appunto, solo una maschera dietro la quale celare la propria grossolana rozzezza.
Perchè solo rozza, a voler essere gentili, può essere definita la classe politica che  in Veneto ha approvato una delibera, la 851 del 31 marzo 2009, che prevede come controindicazioni assolute al trapianto d’organo un quoziente intellettivo inferiore a 50 e come controindicazioni relative, cioè bisognose di un’attenta valutazione, un QI minore di 70.
Cade la maschera, con questa delibera che puzza di discriminazione dei più deboli, di sfregio volgare alla vita, si  dissolve la cortina fumogena fatta di proclami sulla dignità di ogni vita e si svela la concezione  esclusivamente utilitaristica sui cui poggia il pensiero dell'attuale classe di governo. Ora ci si affretterà a spiegare, motivare, cambiare, aggiornare, ma il fatto stesso che una tale normativa sia stata formulata, sia stata approvata, che non sia stata denunciata con forza da chi quel testo ha avuto sotto gli occhi, rende evidente la pochezza di chi avrebbe per mandato il dovere di agire per il bene comune.
A quanti hanno avallato, con l'azione o con il silenzio, questo provvedimento va riconosciuto però di aver svolto, certamente a loro insaputa, un servigio alla comunità, hanno reso noto a tutti il valore del loro QI:  un valore che certamente li escluderebbe dalla possibiltà di un trapianto.

29.5.10

Sofferenze future e presenti

Monsignor Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione della Fede, annuncia che per i sacerdoti colpevoli di abusi su minori "la dannazione sarà più terribile". Per i minori abusati lo è la vita, ora.

28.5.10

Incomunicabilità

"Non m'interessa, grazie". Cosa c'è di incomprensibile in questa frase?
Perchè qualcosa deve esserci, visto che dopo averla pronunciata in risposta milletrecentodiciasette volte continuo a ricevere sempre la stessa domanda. Non so, sarà il segno di interpunzione, si insomma l'apostrofo, che troncando una vocale la fa precipitare generando un frastuono che copre la mia voce. Lo ammetto non sono un fine dicitore, non ho la voce impostata come Vittorio Gassman o Giorgio Albertazzi e forse per questo non sono sufficentemente comprensibile. Ho provato anche a schiarirmi la voce e a fare un bel respiro prima di pronunciarla. Niente, la frase non arriva, non viene recepita, il concetto non passa. Eppure a me sembra semplice, efficace, esaustiva, ma evidentemente non è così e non riesco a capirne il motivo.
Perchè un motivo deve esserci, sta cavolo di frase deve avere qualcosa di oscuro che la rende  incomprensibile agli operatori telefonici di fastweb.

Iconografia

Dopo il minstro che si definisce un crociato (leggi Luca Zaia), ora i ministri paragonati ai gerarchi fascisti. Certo che l'iconografia del governo è ricca di umanità, democrazia, libertà e lungimiranza.

27.5.10

Pensare positivo

Ha ragione lui, il capo, bisogna essere ottimisti, fiduciosi.
Devo trovare un pensiero positivo.
Sì, ci sono: emigrare!

Stupefatto dalla normalità

C'è da rimanere stupiti nello scoprirsi meravigliati di fronte ad un comportamento che non ha nulla di straordinario, anzi  forse c'è da preoccuparsi.
Con l'arrivo, e speriamo la permanenza, del bel tempo ho ripreso servizio in qualità di  "murazzaro" (qui è fregato chi di Venezia conosce solo piazza S.Marco...), tornando ad usufruire del servizio di ferry boat che parte dall'isola del tronchetto. Normalmente di domenica uno dei tre varchi di accesso dove si acquista il biglietto è dedicato a biciclette e ciclomotori, non serve quindi un genio dell'organizzazione per immaginare che sia utile predisporre un cartello per informare chi arriva in bici o in motorino dove dirigersi per evitare di rimanere in coda dietro le auto e, particolare non secondario, contribuire ad accellerare le procedure d'imbarco. Ed infatti il cartello c'è. Peccato, però, che sia stato appiccicato sul vetro della guardiola dove si trova il bigliettaio, rendendolo così  visibile solo quando si giunge in prossimità della biglietteria dopo aver fatto tutta la coda assieme alle auto. Il solito pressapochismo, la solita sciatteria che si incontra in mille situazioni.  Talmente soliti che siamo ormai abituati a conviverci cercando magari modi "furbeschi" con i quali evitare di rimanere bloccati nel pantano dell'inneficenza.
Ma questa volta è diverso, accade appunto una cosa che lascia meravigliati: l'addetta ai biglietti resasi conto dell'inutilità di quel cartello invece di fregarsene, come nella migliore tradizione, esce dalla guardiola a "caccia" di lavoro e a voce invita ciclisti e motociclisti a dirigersi verso la sua biglietteria. Per una volta il buon senso in azione (forse non è un caso sia una donna). 
Ecco, non dovrebbe meravigliare nessuno che si cerci di sopperire a delle carenze con un piccola iniziativa personale, che si usi un briciolo di buon senso anche nella quotidianità di un lavoro non particolarmente entusiasmante, ma soprattutto dovrebbe essere cosi normale da non far venire a nessuno la voglia di raccontare una cosa come questa.

25.5.10

24.000.000.000

Ma allora la crisi c'è anche in Italia, anche noi siamo a rischio Grecia, anche per noi sacrifici duri. Quindi non è vero che siamo al riparo, non è vero che i nostri conti sono migliori di quelli degli altri paesi, non è vero che la crisi è psicologica, non è vero che basta essere ottimisti. 
Sarà mica che da due anni ci raccontano balle?

24.5.10

Il bavaglio degli imbavagliati

Per quanto se ne sa il disegno di legge sulle intercettazioni appare come un atto destinato a peggiorare ulteriormente il già disastroso stato dell'informazione. Sì, il già disastroso stato, perchè non è che senza la cosidetta legge bavaglio la qualità dell'informazione nel nostro paese sia alta, anzi diciamolo pure è veramente bassa. Oggi però molti giornalisti e non gridano al pericolo bavaglio, al rischio  di non poter fare un'informazione completa, sembra quasi non si siano minimamente accorti di quanto i media siano già da tempo imbavagliati, che l'informazione è tutt'altro che completa, che di fatto alla gran parte dei cittadini non da oggi, e neanche da questi ultimi due anni, è preclusa la reale possibità di conoscere. L'atttuale alzata di scudi di giornalisti ed editori personalmente mi sa di ipocrisa se continua a non venire accompagnata da un'altrettanto forte denuncia del sistema dei media, il quale, grazie alla distruzione giorno dopo giorno di quello strumento indispensabile per lo sviluppo del senso critico che si chiama conoscienza, ha di fatto consentito di far sprofondare il paese e le coscienze dei suoi cittadini in uno stato di profondo torpore. I molti professionisti dell'informazione che denunciano un paese allo sbando a causa di un governo attento solo ai propri interessi e di una opposizione incapace di fare proposte perchè tutta impegnata in giochi di potere interni, non mi pare si siano distinti negli anni nell'impegno per dare possibilità di espressione alle altre voci che pure esistono nel paese, per consentire di far crescere un dibattito attorno a proposte diverse, per dare ai cittadini un panorama ampio di opinioni attraverso il quale costruirsi la propria. 
Coloro i quali oggi salgono sulle barricate con la motivazione di combattere contro il rischio di vedere ridotti i propri diritti, quanto hanno realmente fatto per difendere il diritto dei citttadini ad essere informati? Potrei sbagliarmi ma non mi pare di averne visti molti impegnati in prima persona per cercare di far circolare idee e pensieri diversi da quelli che il potere faceva giungere alle loro orecchie, mi pare invece di aver assistito molto più spesso ad accondiscendenti opere di amplificazione del potente di turno, a comodi e poco rischiosi copia e incolla di pruriginose sbobinature o di veline del palazzo. 
Mi auguro non si stia combattendo contro un cancro al solo scopo di poter continuare a non occuparsi delle metastasi che stanno rendendo agonizzante il diritto all'informazione nel nostro paese.

23.5.10

Maltrattamenti

Indignato il ministro per i beni culturali Bondi: "Sono esposto da più di una settimana a un incivile trattamento".
"E cosa dovrei dire io, sono due anni che mi massacri", gli ha seccamente replicato la cultura.

22.5.10

Eyjafjallajökull

Ricordate l'impronunciabile vulcano islandese che eruttuava a più non posso e che ha causato il caos aereo in mezzo mondo? Probabilmente no visto che è completamente sparito dai mezzi d'informazione.
Eppure il vulcano non si è addormentato, anzi ci sta dando dentro alla grande, sta continuando a sputazzare lapilli, lava e cenere generando nubi dieci volte più dense di quelle del mese scorso. Solo qualche settimana fa sembrava di essere a DEFCON 1 con continui bolletini, interviste ad esperti, piloti eroici che si alzavano in volo per vedere se e dopo quanto si sarebbero trovati con i motori grippati. Poi improvvisamente l'allarme è scomparso, azzerato: DEFCON 5. In questo momento anche in Italia la nube è molto più presente eppure nessuno se ne occupa, nessuno si preoccupa della sicurezza dei voli o dei possibili problemi alle persone: la notizia ormai è roba vecchia, non è uno scoop, non si può tornare sulla questione abbiamo già fatto tutte le battute sul nome impronunciabile, non possiamo mica ripeterle, ci cala l'audience.
E' proprio vero tutto fa notizia, ma nulla di più.

21.5.10

Produttività

Prossima uscita dell'ennesimo libro di Bruno Vespa: produce libri quasi alla stessa velocità con cui la scottex produce rotoli di carta igenica.

20.5.10

In ricordo di Adelaide Aglietta

Cosa dire di una donna che in politica ha tenuto fede alle sue convizioni, ha operato per gli interessi generali e non particolari, ha pagato in prima persona per le sue scelte, ha messo a rischio la sua vita per dare corpo alle idee? Si potrebbe semplicemente dire che questa donna è, è stata, la dimostrazione di quanto sbagliato sia il luogo comune più abustato quando si parla di politica: i politici sono tutti uguali. Ma è appunto una affermazione troppo semplice per definire Adelaide Aglietta, un qualcosa che può bastare solo ai molti della politica che oggi, a dieci anni dalla scomparsa, non ritengono di doversi fermare un attimo a riflettere sulla sua figura.
Adelaide Aglietta, prima donna in Italia nel 1976 a diventare segretaria di partito, del Partito Radicale guarda caso, parlamentare in Italia ed in Europa dove fu presidente dell'eurogruppo Verde, nel 1978 accettò di far parte della giuria popolare al primo processo alle brigate rosse a Torino, un processo che rischiava di non svolgersi perché nessuno trovava il coraggio di opporsi alle minacce  che le brigate rosse rivolgevano a chi veniva sorteggiato per la giuria. Avrebbe potuto nascondersi dietro la sua carica di segretaria di partito per rifiutare la nomina a giurata, scelse invece di affrontare la paura e la violenza con le quali le BR cercavano impedire il processo, scelse di dare corpo al principio dello stato di diritto. "Penso che il coraggio consista nel superare la paura. Mi sia consentito di rivolgere un appello contro la paura, contro la violenza, contro la rassegnazione a vivere la violenza assassina sia essa quella del potere o di chiunque altro. Rifiuto di ritenere in pericolo la mia vita o quella di chiunque altro per il solo fatto che si compia un dovere di coscienza.", con queste parole comunicò di accettare la designazione, per queste motivazioni, nonostante le sue figlie Alberta e Francesca fossero piccole, rifiutò la scorta dei carabinieri in un momento in cui a Torino, e nel resto del paese, le BR uccidevano praticamente ogni giorno.
Adelaide non era solo una leader impegnata nella direzione di un partito  e in campagne di grande rilevanza come quelle contro finanziamento pubblico dei partiti, per l'abolizione dellle leggi speciali e per la giustizia giusta con il caso Tortora, per i diritti umani e l'abolizione della pena di morte o per il sostegno della causa tibetana, era anche, anzi soprattutto, una militante, una che la politica la viveva nel quotidiano senza filtri o strutture incaricate di raccontarle la realtà. Tavoli per strada, riunioni in sedi tutt'altro che confortevoli fino a tarda notte, viaggi a Roma con una 500 scassata, uffici per lavorare dove chiunque poteva entrare indipendentemente dal fatto che fosse un barbone o un senatore. Ogni decisione, ogni parola detta era parte della sua vita e in quanto tale non poteva valere solo per gli altri ma doveva essere vissuta direttamente. Una donna che ha affrontato vittorie e sconfitte politiche, che ha fatto i conti con gioie e amarezze causate anche da amici ma che sempre ha lottato per l'affermazione di ciò in cui credeva. Fino alla fine, fino a quando ha dovuto arrendersi a qualcosa di enorme.
Oggi, a dieci anni dalla scomparsa di Adelaide Aglietta, chi la politica la fa o la racconta non ha il tempo o la capacità per ricordare, per raccontare la sua storia e ciò che con la sua vita ha saputo fare per la crescita morale e civile di questo paese, oggi  chi la politica la fa o la racconta è solo in grado di concentrarsi su urla e proclami utili soltanto per creare polveroni dietro i quali celare l'incapacità di vedere e progettare il futuro, oggi  chi la politica la fa o la racconta preferisce non far sapere che la politica per alcuni è stata, ed è, altra cosa, troppo alto il rischio che qualcuno possa seguire l'esempio. In un mondo dove sembra normale strisciare è pericoloso far nascere il dubbio che si possa volare.
Sono certamente un po' più poveri quanti non hanno avuto la fortuna di conoscere Adelaide Aglietta, io ho avuto questa fortuna: Grazie Adelaide.

19.5.10

Il falso problema delle scorie radioattive

Il direttore delle relazioni esterne Enel Gianluca Comin in un'intervista rilasciata a Il Gazzettino, con parole di grande buon senso e rilevanza scientifica fuga gli allarmistici dubbi sulle scorie nucleari delle centrali che Enel vuole costruire per il bene del paese.

Domanda: E le scorie radioattive?
Risposta: Questo tipo di centrali genera pochi scarti, 7 metri quadri di materiale l'anno...
Giusto, il problema dello stoccaggio delle scorie radioattive è un problema di quantità. Cosa volete che siano 7 metri quadri, una roba di queste dimensioni si può tenere comodamente in garage.

18.5.10

Brunetta dà i numeri della PEC

renatobrunetta.it: Sono 197.412 le caselle di posta elettronica certificata (Pec) attivate dai cittadini
postacertificata.gov.it: Numero caselle Posta Certificata attivate 63.973
E' proprio vero che le bugie hanno le gambe corte.


Grazie a giornalettismo.com per la segnalazione

Tradizioni

Fondi neri allo IOR. Sempre molto attenti al rispetto delle tradizioni in Vaticano.

16.5.10

Grandi manovre

Nel 2009 nella sola provincia di Venezia evasi oltre 62 milioni di euro. Ministro Tremonti, troppo banale cominciare da questo "settore" la manovra correttiva?

13.5.10

Cannes


Il governo italiano non è rappresentato a Cannes dal ministro dei beni e le attività culturali perchè  in concorso e stato inserito un film che "dileggia l'Italia". Il governo iraniano ha fatto arrestare il regista Jafar Panahi con l'accusa di preparare un film contro le autorità. Ministro Bondi, un po' più di impegno!

12.5.10

La notizia "bucata"

I giornali oggi riservano grande spazio alla notizia che Marco Pannella ha amato quattro uomini. Appare un po' curioso il fatto che Pannella ottenga ampio spazio per una questione come quella sulle preferenze sessuali che dovrebbe interessare ben poco, anzi per nulla riguardando un personaggio che nella sua vita ha sempre lottato per le libertà sessuali. Ciò che mi lascia perplesso, e fa aumentare i dubbi sul livello dell'informazione in Italia, è il fatto che a fronte del tanto spazio riservato oggi, corrisponda un'assoluta mancanza di attenzione per Pannella in merito alle sue iniziative politche. Perché un giornalista ritiene degna di grande attenzione una notizia che sa di pruderie, e insignificante ad esempio l'analisi sulla possibiltà di rivedere un governo di unità nazionale? Non dovrebbe essere naturale che di un'uomo politico ciò che importa far conoscere, e quindi rendere giudicabile, siano le sue proposte in materia di economia, politica estera, lavoro, ricerca, diritti civili ecc.?
A rendere ancora più negativo il giudizio sui media del nostro paese è il fatto che oggi, 12 maggio, i giornalisti che hanno trovato senza difficoltà lo spazio sui loro giornali per parlare di Pannella, e quindi dei Radicali, non siano stati in grado di trovare lo spazio per un rigo con cui ricordare ciò che veramente importa oggi a Pannella e ai Radicali: 12 maggio 2010 anniversario dell'assassinio di Giorgiana Masi. Ma forse era impossibile per loro scrivere di questo, forse neanche sanno chi era Giorgiana e come è stata uccisa, sono troppo attratti da cosa accade sotto le lenzuola per trovare il tempo per informarsi ed informare sulla storia e sul futuro di questo sempre più sconfortante paese.

Per ricordare Giorgiana prendo in prestito la nota pubblicata oggi su facebook da una mia amica, Alberta Rocca.
Oggi si ricorda l'assassinio di Giorgiana Masi, una ragazza uccisa a diciannove anni durante una manifestazione di piazza. Era il 1977 e i Radicali indissero un sit-in in Piazza Navona per festeggiare il terzo anniversario della vittoria del referendum sul divorzio. Durante la giornata ci furono diversi incidenti, con lancio di bombe incendiarie e colpi d'arma da fuoco. Vennero fotografate persone in borghese armate e protette dai cordoni delle forze dell'ordine. Alcuni di questi fecero fuoco verso i manifestanti. Giorgiana Masi fu raggiunta da un proiettile alla schiena e morì durante il trasporto in ospedale.
Francesco Cossiga era allora Ministro degli Interni e dopo aver elogiato il 13 maggio in Parlamento "il grande senso di prudenza e moderazione" delle forze dell'ordine, modificherà più volte la propria versione dei fatti. Costretto dall'evidenza ad ammettere la presenza delle squadre speciali - tra gli uomini in borghese armati furono riconosciuti il commissario Gianni Carnevale e l'agente della squadra mobile Giovanni Santone - continuerà però a negare che la polizia abbia sparato, pur se smentito da vari testimoni e dalle inequivocabili immagini di foto e filmati. L'inchiesta per l'omicidio si concluse nel 1981 con una sentenza di archiviazione del giudice istruttore Claudio D'Angelo "per essere rimasti ignoti i responsabili del reato".
Il 24 ottobre 2008, il senatore a vita Francesco Cossiga rilascia all 'Quotidiano Nazionale' un'intervista in cui commenta recenti scontri tra polizia e movimenti studenteschi in questo modo:
"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì."
Si tratta di una confessione in piena regola su come Cossiga governava, da ministro dell'Interno, l'ordine pubblico. Sembrerebbe logico e doveroso che a simili dichiarazioni facesse seguito la riapertura dell'inchiesta da parte della magistratura.
In attesa di giustizia, io sono tra coloro che non vogliono dimenticare quel tragico 12 maggio del 1977. Ricordatelo anche voi.

10.5.10

Ipazia


Veramente il genere umano impara dai propri errori? Davvero la storia non si ripete? Personalmente ho sempre avuto dei dubbi al riguardo, soprattutto relativamente alla prima domanda. Se poi vado a vedere Agorà questi dubbi non possono che aumentare.
Ipazia, uccisa perché non accettava di sottomettersi ai dogmi cristiani e riteneva indispensabile per la sua vita continuare a mettere in dubbio le convinzioni del tempo, comprese le sue. E cosa c’è di diverso in questa folle uccisione rispetto a quanto avviene, duemila anni dopo, in molte parti del mondo sempre con la scusa dell’infallibilità della fede, la propria? Dov’è la differenza tra l’ostracismo riservato ad Ipazia e alle sue riflessioni sul cosmo e quello che spesso oggi si trova ad affrontare chi prova ad analizzare il mondo senza preconcetti, superando luoghi comuni e abitudini consolidate, per cercare soluzioni che possano migliorare la comprensione e la convivevenza tra le genti?
Riusciranno mai gli uomini a capire che la libertà inzia con la possibiltà di mettere e mettersi in discussione e che l’ostacolare questa possibiltà è sempre il preludio di tempi cupi?
Ma forse sono troppo influenzato dalla visione di Agorà. O forse, putroppo, no.

8.5.10

Ad un passo dalla guerra


Truppe italiane tentano di invadere San Marino: I Gendarmi del Titano sventano il blitz con sonore sculacciate.

7.5.10

Un paese incivile

Scriveva Voltaire: "Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri poichè è da essi che si misura il grado di civiltà di una nazione".
  100 suicidi in 18 mesi nelle carceri italiane.

Commenti elettorali

Guardo un dibattito televisivo in cui si commentano i risultati elettorali. Esponenti politici di partiti contrapposti si confrontano, esprimono valutazioni diverse, presentano idee contrastanti, propongono soluzioni di governo, confutano le tesi altrui. Il tutto senza insulti, senza derisione, nessun politico urla per coprire la voce altrui, anzi si zittisce all'istante quando comincia a parlare un'altro. Incredibile, sembrano dei Lord. Accidenti, sto guardando la BBC.

6.5.10

Matematica carceraria

Se la matematica non è un'opinione 19 è minore di 67. Se poi 19 e 67 sono valori relativi a reati commessi, 19 è meglio di 67. Questi due numeri esprimono il valore percentuale di recidività dei condannati che usufruiscono, oppure no, di pene detentive alternative al carcere: tra chi gode di pene alternative torna a delinquere il 19%, il 67% tra chi sconta interamente la pena in carcere. Difficile quindi trovare la logica di tesi del tipo "più carcere ugale più sicurezza" sostenute da arcigni paladini della sicurezza che su questo tema hanno costruito fortune politiche e giornalistiche. Da costoro invece ci sarebbe da attendersi uno sforzo per aumentare in modo esponenziale il ricorso all'uso delle pene alternative dal momento che i dati dimostrano come la formula corretta è "più carcere uguale meno sicurezza".
In realtà questo non avviene perchè a conti fatti risulta molto più redditizio stimolare rabbia e paura  alle quali rispondere promettendo più carceri e l'incremento delle pene, raccontando di essere inflessibili contro il crimine anche se in concreto l'unico risultato che si ottiene è quello di rimpiere oltre ogni tollerabilità le carceri trasformandole così in luoghi indegni di un paese civile. Si basano su questa logica anche le affermazioni di chi in questi giorni si è dichiarato contrario alla proposta di ricorrere all'alternativa degli arresti domiciliari per quanti hanno una pena residua inferiore a 12 mesi, logica errata che genera risultati errati. Anzi disastrosi.
Naturalmente se la matematica non è un'opinione.

4.5.10

Scajola


"Non lascerò, altrimenti sembrerà che mi hanno beccato con il sorcio in bocca"...ecco, appunto.

3.5.10

Identità multiple


Quattro italiani, sei bengalesi, un moldavo, una kosovara, un indiano. No, non è l'inizio di una barzelletta e neanche di una favola, è una semplice realtà, un esempio di realtà possibile. Si tratta infatti dei componenti della squadra del Venezia Cricket club che ha conquistato il titolo italiano under 13 per il secondo anno consecutivo. Se la vittoria dell'anno scorso è stata ottenuta con titolari tutti bengalesi,  quella di quest'anno ottenuta con una formazione mista dimostra come sia possibile unire attorno ad un interesse comune anche "etnie" diverse.
In modo probabilmente inconsapevole i giovani campioni italiani di cricket hanno dato una formidabile dimostrazione pratica di quanto il premio Nobel Amartya Sen sostiene in un suo libro dal titolo "Identità e violenza". Partendo dalla sua esperienza Amartya Sen evidenzia come alla base di molte difficoltà d'integrazione ci sia il grave errore di voler ridurre ciascun indivuo ad un'unica identità,  rumeno, senegalese, cristiano, musulmano, creando così schemi rigidi che rendono difficile trovare punti di contatto perchè cercati su un'unico livello. In realtà ciacuno di noi è composto da una moltitudine di identità all'interno delle quali si possono trovare comuni interessi attraverso i quali costruire rapporti e convivenze.
La passione di questi ragazzi bengalesi  per uno sport che in Italia praticamente nessuno conosce, ha permesso di stimolare la curiosità di persone che hanno saputo andare oltre l'identità geografica per concentrarsi nella scoperta di un'interesse comune e rendere così possibile la creazione di un gruppo in grado di cooperare sul campo di gioco e certamente anche oltre. Ragazzi e genitori italiani, bengalesi, moldavi, kosovari, indiani, insieme hanno saputo costruire una vittoria dello sport e dell'intelligenza.