25.11.09

Identità negata


"Molto elegante oggi Michelle", commenta il mezzobusto del telegiornale lanciando il servizio. Michelle chi, penso io...Ma Michelle Obama ovvio.
Ormai è diventata una prassi nei servizi giornalistici eliminare il cognome alla moglie di Obama e parlarne come se si trattassa della dirimpettaia con la quale si chiacchiera da anni. Provo sempre una leggera irritazione verso questa abitudine a trattare le donne in un modo "amichevole", mi da l'idea di una certa supponenza, un volerle guardare dall'alto in basso. Lo stesso fastidio che provo quando rivolgendosi ad una donna in ambito lavorativo si tende regolamente a non usare l'eventuale qualifica professionale che ad un uomo non verrebbe mai sottratta: Buongiorno Ingengere, Buongiorno Signora, anche se la signora è parimenti ingegnere.
E' un po' come quando davanti ad uno sportello di un qualsiasi ufficio informazioni io mi sento dire: buongiorno, in cosa posso esserLe utile? Mentre lo straniero prima di me è stato accolto con un: cosa Ti serve.
Potranno apparire piccolezze o pruderie da politically correct, a me invece appaiono come piccoli, ma profondamente radicati, atti di sopraffazione della dignità delle donne e non solo.

20.11.09

Dalai Lama chi?


Non c'è proprio partita tra un dittatore e un premio nobel per la pace: molto più interessante il primo. Credo sia questo quello che si può dire facendo un confronto tra lo spazio riservato in questi giorni da tg e giornali alla  presenza in Italia del Dalai Lama, e quello dedicato agli incontri di Muammar Gheddafi con il suo amico Silvio.
Le sottili penne dei redattori nostrani non perdono una battuta del dittatore libico,  non si perde una frase delle sue stravaganti, diciamo così, affermazioni di carattere storico e politcio, sempre disponibile uno spazio in cronaca per informare della sua simpatica abitudine di farsi portare gruppi di avvenenti ragazze alle quali rivolgere l'invito, dietro compenso, a convertirsi alla religione islamica. Non si perde occasione per rendere edotti gli italiani sui meravigliosi rapporti tra il nostro governo e la sua dittatura, di come questi siano fondamentali per il benessere dei nostri concittadini. Un po' meno magari sappiamo delle valanghe di soldi che lo stato italiano gli ha regalato, ma questo è un dettaglio....
Sulla visita del Nobel per la pace il Dalia Lama in Italia, e del suo perchè,  invece non sappiamo nulla. Certo uno che gira in tunica e sandali, non ha una serie di amazzoni a fargli da guardia del corpo, non pretende di installare tende nei giardini delle ville, non si presenta con lo sguardo da ubriaco alle conferenza stampa non può sperare di suscitare interesse nei nostri signori del'informazione. Che poi occuparsene avrebbe pure significato doversi sobbarcare la fatica  di informarsi sul perchè si era fatto un giro in Trentino Alto Adige.
Già, perchè oltre a partecipare a Roma al V congresso mondiale dei parlamentari per il Tibet, lo scopo della visita in Italia era anche di approfondire lo statuto delle provincie autonome di Trento e Bolzano, studiare le norme che regolano i rapporti con lo stato nazionale, per poi proporre l'adozione di questo modello alla Cina quale mezzo per risolvere la decennale controversia del riconoscimento dei diritti di autonomia dei tibetani.
A pensarci bene però è vero, perchè mai perdere tempo per raccontare che il Dalia Lama dopo aver girato tutto il mondo cerca in Italia la soluzione per porre termine al genocidio del suo popolo.