31.10.09

Grandi orizzonti per occhi annebbiati


C'è di che rimanere sconcertati nel vedere come un'appuntamento in cui una personalità di spessore e preparazione affronta un tema da tutti ritenuto di fondametale  importanza per il nostro futuro passi tra l'indifferenza generale.  Se poi ci si sofferma a pensare che l'occasione per ragionare viene messa a disposizione di cittadini e politici di quel nordest  in cui tutti si sentono sempre in dovere di far conoscere il proprio pensiero e le proprie analisi, di fornire spiegazioni e soluzioni in merito ai problemi dell'immigrazione e della cittadinanza, lo sconcerto non può che aumentare.
Il Vicepresidente della Commissione europea e Responsabile per Giustizia, Libertà e Sicurezza Jacques Barrot era oggi a Mestre per parlare di europa, cittadinanza europea e immigrazione; ebbene, su un tale tema  non si è riusciti a riempire una sala che al massimo contiene 180 persone, e se non fosse stato per la presenza organizzata della classe di un liceo e delle immacabili autorità, il panorama sarebbe stato assolutamente desolante. Un oratore nel deserto.
Sono fatti come questo che mi fanno riflettere su quanto in realtà il problema dell'immigrazione e dei nuovi cittadini sia spesso affrontato, da politici e opininione pubblica, non tanto con l'intenzione di comprenderlo  ma piuttosto per creare  schieramenti attraverso i quali meglio difendere rendite di posizione e marcare il proprio territorio.
Diceva oggi Barrot che il suo sogno è quello di riuscire a far comprendere l'importanza di considerarsi cittadini europei, di vedere le genti muoversi all'interno dell'europa sentendosi sempre a casa propria e vedendo gli altri come concittadini. Per quanto riguarda l'Italia e gli italiani temo che questo resterà ancora per molto tempo un sogno, soprattuto fino a quando anzichè attuare politiche  orientate a far comprendere l'importanza per il nostro futuro di superare anacronistici nazionalismi, si persevererà con la scellerata  volontà  di convincere che l'unica cosa importante è salvaguardare il proprio piccolo e ristretto orizzonte domestico.

20.10.09

I piaceri della vita



Un incontro che ti riappacifica con il tuo paese e ti fa dire "beh, forse c'è ancora qualche speranza": due ore trascorse parlando amabilmente con una persona intelligente, interessante e bella.

14.10.09

Ma come si può non amare l'amore


Non riesco veramente a capire come sia possibile fare affermazioni di ripugnanza verso l'amore omosessuale, non comprendo perchè l'amare possa ingenerare reazioni di disgusto. Il mio non comprendere è reale, non è dovuto a una posizione ideologica o dettata dal voler apparire a tutti i costi progressista e innovativo, è che proprio non riesco a trovare una sola motivazione contenete una qualche forma di ragionevolezza.
Fin da giovane ho avuto frequentazioni con persone omosessuali, una delle mie più grandi amiche dell'adolescenza era lesbica, con lei giocavo a basket per strada sotto casa, andavo in discoteca, frequentavamo la stessa compagnia,con lei ho fatto il viaggio per festeggiare la mia maturità. Non mi è mai capitato di trovare occasioni di fastidio o di frattura per la sua omosessualità, al massimo mi incazzavo con lei quando mi stracciava a biliardo (e succedeva spesso, accidenti). Eravamo assoltumanente due amici, ci saremmo buttati nel fuoco l'uno per l'altra, non eravamo un omosessuale e un eterosessuale eravamo solo due fraterni amici che si scambiavano il piacere di condividere la vita.
Negli anni mi è poi capitato molte volte di conoscere persone piacevoli con le quali ho instaurato un rapporto di amicizia, scoprendo solo dopo, spesso in maniera casuale, che erano omosessuali, perchè l'omosessualità non è un qualcosa che diversifica o che si vede come il colore degli occhi. L'omossessualità è solo una categoria dell'amore, cosa ci può mai essere di sbagliato nel volere condividere un tratto più o meno lungo della propria vita con un'altra persona, nell'amare, essendone ricambiati, un altro essere umano.
L'omosessuale non è una persona diversa dalle altre non è migliore o peggiore, al pari di tutte le altre può essere intelligente o stupida, simpatica o insopportabile, interessante o banale, può fare qualsiasi lavoro dal commercialista al postino, dal libraio all'avvocato, dal poliziotto al panettiere, spesso l'abbiamo affianco, ne condividiamo la quotidianità e non sappiamo nulla della sua omosessualità perchè non possiamo accorgercene, perchè è assolutamente indistinguibile da tutte le altre. Allora  perchè ci devono essere delle distinzioni sull'amore, perchè non devono essere trattati tutti alla stesso modo, con lo stesso rispetto, gli stessi diritti e doveri.
Come è possibile sentire ancora affermazioni del tipo "mi fa schifo vedere duoi uomini che si baciano", potrei capire, pur senza condividere, "mi fa schifo vedere due persone che si baciano", in questo caso a dare fastidio sarebbe un certo gesto, un atto e questo lo trovo comprensibile. Che poi, detto per inciso, sarebbe da capire se la stessa affermazione l'uomo che l'ha fatta sarebbe disposto a trasferirla anche su due donne, perchè gran parte degli uomini non sopportono l'omossualità al maschile ma farebbero carte false per assistere ad un scambio di efusioni saffiche. Il problema invece sembra non essere il gesto d'amore ma il tipo di amore, ma si possono fare distinzioni sull'amore? Io credo di no, credo esista l'amore.

10.10.09

Dio non creò la terra, errata traduzione

Pochi giorni fa l'ANSA ha ripreso una notizia apparsa sul sito del britannico Daily Telegraph riguardante un'argomento che sotto l'aspetto teologico non è certo di marginale importanza. Non credo  esista una sola testata giornalistica, televisiva o cartacea, che non  riceve i “lanci”  messi in rete dall'agenzia  ANSA, ma credo che difficilmente questa notizia troverà spazio sui principali mezzi d'informazione. Almeno in Italia.

Ellen van Wolde, 54 anni, rispettata scrittrice e studiosa dell'Antico Testamento afferma che nella Bibbia da nessuna parte c'è scritto che Dio creò la terra. Dopo un'attento studio del testo originale scritto in ebraico è arrivata alla conclusione che la Genesi è stata per millenni tradotta malamente e pertanto la frase "in principio Dio creò il cielo e la terra" sarebbe errata. Attraverso l'analisi di altri testi scritti nell'antica Babilonia e la revisione della Bibbia calata nel suo contesto, la studiosa si è accorta che il verbo 'bara', presente nell'incipit della Genesi, non significa 'creare' ma 'separare' nello spazio. Ecco allora che la frase significherebbe in realtà "Dio separò il cielo e la terra". Dio pertanto non avrebbe creato la terra dal nulla, così come vuole la tradizione giudaico-cristiana e la teoria creazionista, ma sarebbe intervenuto separando la terra e il cielo in un corpo che già esisteva.
La van Wolde in base al suo studio, che sarà presentato alla Radboud University di Amsterdam, sostiene quindi che "l'interpretazione tradizionale di Dio come Creatore è assolutamente insostenibile".
Ora Ellen van Wolde, che ha studiato teologia ed esegesi all'Università cattolica di Nimega (Olanda) e al Pontificio Istituto Biblico di Roma  si è laureata con una tesi sul racconto del paradiso nella Genesi, è docente di esegesi dell'Antico Testamento e di Ebraico alla Facoltà di teologia cattolica dell'Università di Tilburg ed è membro del Comitato di Direzione della rivista internazionale di teologia Concilium, spera di riuscire a dar vita ad un robusto dibattito attorno ai suoi approfonditi studi. Personalmente non escludo che l'auspicato dibattito possa aprirsi in Olanda, dubito fortemente invece possa accadere in Italia dato che difficilmente avremo la possibiltà di conoscere l'esistenza delle tesi della Professoressa Ellen van Wolde.


8.10.09

La sinistra si annida ovunque




Intervenendo ieri alla presentazione della mostra 'Il potere e la grazia' a Palazzo Venezia, inaugurazione a cui ha partecipato anche il segretario di Stato della Santa Sede Tarcisio Bertone, Silvio Berlusconi ha affermato: "Certi signori della sinistra hanno poco a che fare con la religione". E' proprio vero, la sinistra ha suoi uomini in tutti i centri di potere. A cominciare dalla presidenza del consiglio.

Giusto per essere precisi



Non vorrei apparire pignolo o formalista, ma ai tanti che vanno parlando di "investitura popolare" o "nominati dal popolo" vorrei sommessamente suggerire che sarebbe meglio attenersi alla Costituzione italiana scritta anzichè a quella raccontata nei salotti.

ART.88
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.

ART.92
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.

6.10.09

Voglia di un futuro nel ghetto



Chi vive a nordest sempre con più frequenza si trova a fare i conti con una strana voglia: la voglia di vivere in un ghetto quanto più possibile piccolo. Non saprei come altro spiegare questa continua campagna di esaltazione del dialetto, che, attenzione, non c'entra nulla con il pregievole desiderio di salvaguardare un patrimonio culturale. Per i veneti, anche se non so esattamente in che percentuale, sembra essere titolo di merito il costante tentativo di ridurre la capacità comunicativa, la possibiltà di dialogo e confronto tra le genti. In una realtà che vede sempre più persone cercare il modo di comunicare e comprendersi per scambiare informazioni, in Veneto ci si illude che il bene stia nel rinchiudersi all'interno del proprio giardino linguistico. Giardino piccolissimo, un ghetto appunto, delimitato dal dialetto, il proprio. Talmente "proprio" che spesso è diverso da quello parlato tre giardini più in là.  Perché sfido chiunque a sostenere che si parla lo stesso dialetto nella bassa padana e nelle dolomiti cadorine, che nella laguna veneziana si usano gli stessi termini dei monti della lessinia. Eppure nonostante questo si continua raccontare, soprattutto da parte di certi politici, che siccome qui tutti parlano il dialetto (tutti? Siamo proprio sicuri?), e bisogna salvare la nostra identità, si deve scrivere, fare le trasmissioni televisisive e le etichette dei prodotti in dialetto.  Questa "brillante" teoria sembra trovare sempre più estimatori, infatti se fino a poco fa a sostenerla  erano soprattutto mezzi d'informazione  tenuti a farlo per ordini di scuderia, ora  anche giornali che, almeno teoricamente, non si richiamano a gruppi politici sembrano entusiasti di contribuire alla lotta portata avanti da brillanti personaggi proiettati verso il futuro. E' il caso del principale quotidiano del nordest il quale ieri è uscito mettendo sopra la prima pagina una prima pagina-bis tradotta in dialetto. Non commento il risultato della traduzione in veneziano, almeno credo fosse veneziano visto che più di qualcuno ha avuto dei dubbi e si sono udite grasse risate nelle calli di venezia.
Ma perché mai si cerca di confinare i veneti in un ghetto linguistico, perché invece di fornire la conoscenza necessaria per abbattere i muri si incita alla loro costruzione. Quale logica sostiene l'idea che per far conoscere un prodotto al maggior numero possibile di persone sia utile usare una lingua comprensibile da pochi. Perché dare un handicap ai giovani nei confronti dei coetanei che sanno ben maneggiare una lingua che consente maggiore possibiltà di relazione. Da molto tempo sono uscito dal mondo scolastico ma ricordo assai bene lo svantaggio che avevano in classe quei bambini che parlavano solo dialetto, svantaggio che sono convinto avrà condizionati alcuni di loro anche nella successiva vita di relazione, relegandoli probabilmente in un ambiente a misura di dialetto.
Mentre appare sempre più evidente che il futuro, e la sua gestione, sarà nelle mani di quanti sapranno comunicare a 360 gradi con americani, indiani e cinesi, sembra proprio che dalle nostre parti si faccia di tutto per garantire a chi nasce in Veneto un futuro ristretto in un ghetto linguistico. E forse non solo linguistico.

2.10.09

STOP! Accordiamoci sul senso.



STOP! STOP! Così diceva Giorgio Gaber alcuni anni fa in un suo spettacolo per bloccare chi usava le parole senza dargli un senso. Perchè le parole sono veramente importanti, soprattutto in una lingua come la nostra dove i vocaboli certo non mancano ed è facile dare ad uno stesso concetto apparenze molto diverse. Mascherare dietro parole "buone" azioni "cattive".
Io da alcuni giorni ho voglia di gridare STOP! STOP! Accordiamoci sul senso delle parole!
Scudo fiscale...STOP!!! ma come, per me lo scudo è uno strumento difensivo, un'oggetto che protegge dalle aggressione e dalle ferite. Invece lo si usa per definire una provvedimento che arreca ferite mortali alla correttezza, al rispetto delle regole di convivenza condonando reati quali il falso in bilancio, le dichiarazioni fraudolente, l'occultamento di documenti, il riciclaggio. Chiamiamolo sciabola fiscale se proprio non si può chiamarlo condono perchè qualcuno aveva solennemente dichiarato che non ci sarebbero più stati condoni. Accordiamoci...
Escort...STOP!!! Escort è un termine aglossassone gentile, indica l'accompagnare. Il gentiluomo che fa da cavaliere ad  una donna al ballo, che la accompagna a casa. O se proprio vogliamo trovare una immagine forte lo possiamo vedere nell'accezione della scorta armata o di un prigioniero. Le signore che entrano nei palazzi dei potenti per offrire prestazioni sessuali a pagamento appartengono alla categoria definita dal preciso termine prostitute, costose ma pur sempre prostitute. Del resto non credo che alla Ford quando decisero di commercializzare un'auto per le famiglie con quel nome pensassero ad una prostituta: "Caro, oggi uso io la prostituta che devo portare i bambini a scuola."
E allora STOP! STOP!  Accordiamoci sul senso, le parole sono importanti!!!